martedì 28 aprile 2009

Boutade

L'Udc candida Emanuele Filiberto.
Cazzone per cazzone potevano anche candidare Trentalance.
Che almeno si professa credente

Non è solo la pioggia

In effetti stamattina, dopo aver lasciato la zona dei campi fradici e il canale pronto a esondare, non capivo più se quella che stavo attraversando era piazza del Duomo o piazza San Marco con l'acqua alta. E il cartellone luminoso di fianco a Palazzo Marino, nelle luce-non-luce di un giorno così, mi ricordava ancora di più Blade Runner, forse. Ma io non ero Rick Deckard. E son passata di fianco al Multicenter senza fermarmi nemmeno a comprarmi un libro, che il mio è rimasto sul tavolo in cucina. Ma ero sicura che se lo avessi fatto, avrei fatto l'ennesimo cattivo affare. In questi tempi non c'ho più fiuto. 

Che poi

Che poi ho iniziato due post, questo è il terzo,
con un che poi.
 E in effetti stanca.
Me per prima. 

Captatio Benevolentiae

Che poi è la cosa che più spesso mi trattiene dallo scrivere alcune cose. Qui o là, in questo caso è esattamente la stessa cosa. Però, ecco, poi qualcosa uno finisce sempre per scrivere.
Ad esempio che ci sono almeno un paio di persone alle quali spaccherei la faccia in questi giorni. E di una mi ricordo vagamente il volto, dell'altra invece proprio non lo so, ma vorrei saperlo. Perchè vorrei proprio chiederglielo se non si sentono delle merde. Così, faccia-a-faccia-face-to-face, occhi negli occhi, dritta al punto. 

giovedì 23 aprile 2009

Che poi

Che poi oggi sono nervosa e quando sono nervosa mi viene la postite. Di là, ovviamente. Di qua mi verrebbe da raccontare. Di quelle lettere che ti cambiano la vita, ad esempio. Quando le ricevi e quando le scrivi. Però ho mal di testa. E forse il problema è il magone, che mi viene davanti ai gesti gentili. E ancora mi vergogno. 

Brevi manu

Qualcuno vede la luce in fondo al tunnel.
E non si accorge che quel che sta guardando
 è il riflesso dell'entrata, che ancora brilla nello specchietto. 

domenica 19 aprile 2009

Parole

A volte te ne innamori, così. Incontrandole per caso, in una pagina di giornale trovata chissà dove.

Squieto

Che è meglio di inquieto. Anzi, è fin diverso se poi ci pensi un po'.
E solo dopo averlo gustato sul palato, mi sono ricordata di Salvo.
Squieto e nirbuso. 

venerdì 17 aprile 2009

Gazpacho

No, non è stagione ancora, lo so. Però è stata la prima cosa che mi è venuta in mente quando il tam tam tra colleghi e conoscenti su FB ha cominciato a risuonare. Si dice sia morto. Non si dice, è. E probabilmente il quando, il come, il perchè eran le parole più ricorrenti. Nella mia mente, però, solo un pensiero: Gazpacho. Perchè io e lui ci eravamo conosciuti anni e anni e anni fa, quando era più figo dire Irc invece di chat. Due nick, all'inizio, salvo scoprire subito dopo di esser più o meno colleghi, intenti alle stesse sperimentazioni. Fuori dallo pseudo-anonimato è stato facile iniziare a collaborare anche un po'. E poi l'invito a cena, una sera d'estate. Ti faccio il gazpacho, mai provato? No. E mi ricordo la pignoleria con la quale mi spiegava le proporzioni, il tempo di riposo, gli accompagnamenti, e la boule del ghiaccio da infilar nella ciotola, perchè raffreddasse senza annacquare. Parole parole parole e quei tratti di verve polemica che venivano fuori e che avrei scoperto negli anni essere destinati a diventare il suo tratto distintivo. Un rompiballe, lo definiscono oggi in tanti in rete. Un troll, in più d'uno han detto. Capace di polemiche feroci. E infinite. Estenuante. Da tempo non ci incrociavamo più e l'ultima volta che ci incontrammo, forse un paio di anni fa, ci salutammo appena. Oggi, a molti restano le sue parole e i suoi libri. A me, la ricetta dal gazpacho. Ti sia lieve la terra, Fabio. 

mercoledì 15 aprile 2009

Ossimori

Il magro è out. 
e non parlo di prova costume.

[comunque NordEst rulez]

giovedì 9 aprile 2009

Mammitudini

La Ele sta con l'Andre. La fonte è certa, nessun dubbio. Traduco. La quasi-dodicenne sta con un quasi-tredicenne. Ventiquattro anni in due, per meno di settanta chili di peso. In due. L'ossario del Mac Mahon in versione preadolescente. Lei non ha il cellulare, lui nemmeno. Messenger lo usano di rado. A scuola lei è al primo piano, lui al secondo. Qualche volta lui la saluta dalla finestra. In compenso si vedono tre volte alla settimana agli allenamenti. Quattro o cinque se ci sono le gare nel fine settimana. Discutono animatamente di piastre e cuscinetti, ma evitano qualsiasi contatto fisico: si sa mai gli altri se ne accorgano e comunque sono timidi. In compenso a Carnevale si sono dati appuntamento in piazza. Lui ha riempito di schiuma lei, lei ha fatto lo stesso con lui. Il massimo del romanticismo. Lui scrive sul diario di scuola Elena ti amo. Lei, sotto la foto della squadra, scrive L'Andre è più di un amico. Lui si è qualificato per i campionati Italiani in Siclia. Lei no. Lui non ci andrà. Proverà a qualificarsi per quelli di Siena. Si sa mai che per allora lei abbia imparato a carrellare più veloce in curva. 

martedì 7 aprile 2009

The Jackal

Ovvero le cose che mi mandano in bestia. Ho fatto in tempo a sentire, ieri sera, Bruno Vespa invitare il Monte dei Paschi di Siena a farsi carico del restauro della Chiesa di San Bernardino da Siena a L'Aquila, dopo averlo visto grufolare tra le macerie in cerca di un orsacchiotto di peluche, che rendesse l'idea, se mai l'ottuso spettatore non ci fosse arrivato da solo, se mai lo strazio non fosse sufficiente. Un orsacchiotto, o un cagnolino di pezza, come la bambola di Ustica, a solleticare l'immaginario collettivo. Pornografico. Va beh. Ho spento la tv. Stamane leggo che MPS ha telefonato ieri sera in-diretta-nazionale per annunciare la sua adesione alla richiesta di Vespa. Che d'ora in poi non condurrà piùPorta a Porta, bensì Markette.

p.s. e lo so bene che non è questo il momento delle polemiche e che comunque è un gesto concreto e che comunque è un impegno e che bla bla bla. Però la mia nonna mi aveva insegnato che certi gesti si fanno in silenzio e di nascosto. Con rispetto, appunto. 

venerdì 3 aprile 2009

Lettura del pensiero

La cosa più tremenda, mentre ti riferivo le obiezioni di tuo padre, è stato percepire i tuoi pensieri. Netti. Precisi. Uguali ai miei, migliaia di anni fa. La differenza è che oggi io, lui, lo capisco. Tu invece no. Capitava anche a me, allora. E dopo avervi fatto parlare, ho cercato di tradurre. Te e a lui. Lui a te. Non so se ci son riuscita. La lettura del pensiero è più facile della sua interpretazione.