No, non è stagione ancora, lo so. Però è stata la prima cosa che mi è venuta in mente quando il tam tam tra colleghi e conoscenti su FB ha cominciato a risuonare.
Si dice sia morto. Non si dice, è. E probabilmente
il quando, il come, il perchè eran le parole più ricorrenti. Nella mia mente, però, solo un pensiero: Gazpacho. Perchè io e lui ci eravamo conosciuti anni e anni e anni fa, quando era più figo dire Irc invece di chat. Due nick, all'inizio, salvo scoprire subito dopo di esser più o meno colleghi, intenti alle stesse sperimentazioni. Fuori dallo pseudo-anonimato è stato facile iniziare a collaborare anche un po'. E poi l'invito a cena, una sera d'estate.
Ti faccio il gazpacho, mai provato? No. E mi ricordo la pignoleria con la quale mi spiegava le proporzioni, il tempo di riposo, gli accompagnamenti, e la boule del ghiaccio da infilar nella ciotola, perchè raffreddasse senza annacquare. Parole parole parole e quei tratti di verve polemica che venivano fuori e che avrei scoperto negli anni essere destinati a diventare il suo tratto distintivo. Un rompiballe, lo definiscono oggi in tanti in rete. Un troll, in più d'uno han detto. Capace di polemiche feroci. E infinite. Estenuante. Da tempo non ci incrociavamo più e l'ultima volta che ci incontrammo, forse un paio di anni fa, ci salutammo appena. Oggi, a molti restano le sue parole e i suoi libri. A me, la ricetta dal gazpacho. Ti sia lieve la terra, Fabio.