giovedì 30 giugno 2011

Agone

Va bene, fa caldo. Tanto. Per lo meno qui a Milano. Però siamo a fine giugno e vorrei vedere se facesse freddo. Ieri poi il temporale e bla bla e bla bla e bla bla.
Ho finito di parlare del tempo. Giuro.
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Ieri era il mio compleanno e ed è vero che non ho proprio tutta questa voglia di pensare che i prossimi sono cifra tonda. Quella cifra tonda. Però l'effetto domino su facebook mi ha fatto sorridere. Non si tratta solo della marea di messaggi pubblici e privati, che sarei ipocrita a dire che non mi han fatto piacere. Il punto è stata l'accoglienza che mi è toccata arrivando a un pranzo di lavoro. Perché trovarmele lì, con il bicchiere in mano, persone che normalmente non hanno la più pallida idea della mia data di nascita, mi ha dato la misura dell'effetto portierato di faccialibro. Imbarazzante. Per fortuna che per dessert c'era la frutta, se no mi sarebbe toccata la candelina sulla torta.
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Una delle figlie è partita ieri per i campionati italiani. Nella sua prima gara, oggi, è arrivata trentaduesima su trentaquattro. Al telefono ho sfoderato il miglior repertorio, quello da manuale di psicopedagogia: che comunque sono gli italiani, che comunque si confronta con le migliori atlete della categoria, che l`importante è partecipare. Mi ha bloccato. Mamma ti lascio che vado in spiaggia a fare bagno. Quello che si chiama spirito agonistico.
Gareggerà anche nel pomeriggio. La gara è alle sei e mezza , ma gli atleti son convocati per le quattro. Questa sì che è una disdetta, mica il piazzamento. Tutta la squadra è in campeggio, tra tende, camper e bungalow. La preparazione atletica risentirà del cialtronamento notturno, in compenso si divertiranno da matti. Che poi è quel che conta davvero.

Passo e chiudo. 

lunedì 27 giugno 2011

Do it Yourself

Uno dovrebbe concedersi il tempo di leggerlo, lo spam.
Perché regala suggestive sorprese. 
Come questa:

Colta di sorpresa


Se avessi avuto la macchina fotografica a portata di mano, forse le foto sarebbero venute meglio. Magari avrei avuto il tempo di gestire la messa a fuoco, la luce (che non c'era), l'apertura, la chiusura, lo zoom. Ci avrei fatto un bello studio, di quelli da corso di fotografia. Invece son stata colta di sorpresa. Perché lei era lì, solitaria fra le foglie in giardino. Verde e luminosa. E ho fermato quell'istante con quel che avevo in tasca. Il telefono. Poco poetico, lo so. Ma ancor meno poetico mi è sempre sembrato quel chiuderle nel barattolo o nel bicchiere, le lucciole. Quel volersi tener per sé quel lumino verde che spicca nel nero. Che appartiene alle notti d'estate.

mercoledì 22 giugno 2011

Para.normal Activity

La mia prima volta a Ginevra è stata, come al solito, per lavoro. Non che mi abbia entusiasmato, devo dire. L'attenuante che le do è che non si può vedere tutto in una volta e che sicuramente mi son persa le cose migliori, anche se una passeggiata nella città vecchia non me la son lasciata mancare. Però la mostra en plen air sul lungo lago di vignette sui temi dei diritti umani, delle divergenze nord-sud del mondo, dell'ecologia, mi è piaciuta. Assai. Per il resto, non mi son spellata le mani, ecco. La stazione mi è parsa un po' tristanzuola
per una città che si dà tutte quelle arie e il traffico assomiglia a quello belga. Il che è tutto dire. In realtà, mi ha incuriosito molto di più passare in treno per Montreux, altro posto dove non sono mai stata. Sarà per quella storia dei Deep Purple e del fumo sull'acqua. Sarà per il Festival. Non so. Però sarei scesa volentieri, se non fosse che ero troppo stanca e comunque volevo tornare a casa.

In compenso, la cena sociale nel ristorante Edelweiss, con tanto di suonatori di corno, di cucchiai e di campane me la sarei anche risparmiata. Soprattutto perché in un locale a densità umana uguale a quella del mercato di Calcutta cenare in pieno giugno a base di fonduta cinese, fonduta al formaggio e fonduta di cioccolato vuol dire mettere a rischio arterie, stomaco e cellule sudorifere. Però ero contenta. Di fronte a me sedeva il collega greco. Questa volta sarebbe toccato a lui. Mors tua vita mea, sorry darling. E invece no. No. Al perfido albionico alla mia destra non gli è parso vero. Finiti i convenevoli è partito all'attacco: "Ssssoooooo.... Che ne pensi della copertina dell'Economist della settimana scorsa?". Il greco, di fronte a me, l'ho visto sorridere malignamente, mentre intingeva lo spiedino nel brodo. Tra sfigati ci si capisce al volo. Io avevo volato troppo presto. E lui, infame come Franti, sorrideva.

venerdì 17 giugno 2011

School's Out [almost]

In queste ultime due settimane le mie giornate sono una lunghissima to do list, dalla quale cerco di depennare più voci di quante non ne aggiunga. Così ho chiuso le ultime attività del comitato genitori (quasi), sono andata e tornata da Londra in un giorno e mezzo, ho gioito per i referendum, ho celebrato l'ultimo giorno di scuola di figlia 2, mi son gustata gli spettacoli di fine corso delle scuole di danza e di teatro e sono riuscita a farmi sfuggire per un soffio gli ultimi due biglietti per il concerto di Roger Waters il 3 luglio a Milano. In cambio di tutta questa produttività ed efficienza, ho ancora pending gli esami di terza media di figlia 3, una serie di appelli all'università di figlia 1, che so bene che non li devo mica sostenere io, ma moralmente è come se lo facessi, quindi vale uguale, una toccata e fuga a Ginevra settimana prossima, un anniversario di matrimonio (il mio), un compleanno (di figlia 1). Tutto questo mentre figlia 2 si prepara a partire per il mare con i nonni, mentre figlia 3 si allena per i campionati italiani di fine mese, e mentre figlia 1 cambia idea ogni due per tre su dove rifugiarsi in agosto. Dal viaggio in Australia è scesa a più miti consigli: campo di volontariato del Wwf in Sicilia. Possiamo farcela. Posso farcela.A patto di dimenticare che oggi ho segnato sull'agenda i primi impegni di ottobre. Quando la scuola sarà tornata, di nuovo, in.

lunedì 13 giugno 2011

Il Re è Nudo

Si, si, si, si siiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii. Strafelice batto i miei si sulla tastiera, mentre nella schermata sotto i numeri del Viminale mostrano quel 57,1% sul quale avrei scommesso, non azzardandomi a sperare. Che meraviglia questa primavera, davvero. Nonostante la fatica, nonostante le tante cose che si sono inceppate, nonostante le tante cose successe, quest'aria di risveglio mi piace. E' come se davvero fossimo tanti, bambini, forse un po' ingenui e a volte un po' naif. Ma in tanti abbiamo puntato il dito. E l'abbiamo detto. Il Re è nudo. Nudissimo. E poco alla volta anche altri han cominciato a vederlo così. Nudo.

ps. grazie agli uomini dei numeri. contavo su voi due per rallegrarmi il lunedì

L'uomo dei numeri

Ovvero: questa è una richiesta di aiuto.

Mentre scrivo il bip bip dell'orologio segna le sette. I seggi riaprono adesso. Ieri me le son letta con avidità le analisi statistiche, quelle che dicono che siccome a mezzogiorno la percentuale dei votanti era già a due cifre, che siccome alle 19 già orbitava intorno al 30%, che siccome alle dieci di sera era un po' più alta del 40% allora oggi si può sperare di raggiungere il quorum. Le ho lette incrociando le dita e adesso vorrei che le 15 arrivassero in fretta, per sapere se quel fatidico 51%, anzi, 53 perché non si sa quanti siano davvero gli italiani all'estero che hano votato, è stato raggiunto. Ma mancano otto ore. E allora, se uno dei due uomini dei numeri che passano da queste lande spesso da me abbandonate riesce a darmi un segnale di ottimismo, che contrasti a sufficienza il mio scaramantico pessimismo, il mio lunedì sarà migliore. Nonostante la pioggia.

domenica 5 giugno 2011

Έτσι, δεν γνωρίζω / Scio nihil scire

ovvero, sempre a scanso di equivoci.L'ho sempre detto e lo ripeto. Io di fisica, di fisica nucleare ancor di più, non so nulla. Non capisco nulla per altro. Sarebbe più facile intavolare con me una discussione sul Barracuda del Mediterraneo che una su atomi, isotopi, isobari, variazioni radiometriche e qualcunque altra cosa. Mi limiterei ad annuire con aria stupita stupida, guardando la lavagna nera del mio cervello.
Detto questo, dunque, ammetto con assoluto candore che il mio no convinto al nucleare, ovvero il mio sì convinto al referendum, nasce dai miei dubbi e non dalle mie certezze. Certezze non ne ho. Domande, invece, tante. Partendo da quelle semplici semplici sul dove si mettono le scorie (no, professoressa Hack, lanciarle nello spazio non mi sembra, a pelle, una grande idea), a quelle un po' più complesse sul dove si intendono realizzare le centrali, passando per altri quesiti forse non così peregrini sulle sicurezze che abbiamo che malavita e malaffare non vogliano metterci le mani sopra (i rifiuti di Napoli e l'Expo di Milano mi sembrano due esempi abbastanza concreti e abbastanza vicini nel tempo). Che poi, a pensarci bene, quell'anima candida del rappresentante dei gggiovani del Pdl che ha parlato l'altra sera da Santoro l'ha evocata per primo, ce l'abbiamo già una paginona della nostra storia che spiega cosa succede quando negligenze e incuria ci si metton di mezzo: do you remember V-a-j-o.n-t? [Quindi, animuccia candida del Pdl, prima di citare il Vajont come esempio di pericolosità dell'idroelettrico, informati. Altrimenti ci rimedi solo la pessima figura di intellettualmente disonesto]
Perché rischiare con qualcosa di cui nessuno riesce a valutare ex ante la portata? E poi i costi, i tempi, i benefici reali. Tante domande e poche risposte convincenti o comunque comprensibili per me.
E in questa nebbia del dubbio, un'unica luce mi guida e di nuovo guida la mia mano verso il sì sulla scheda referendaria: la fiducia nella ricerca. Efficienza, risparmio, nuove fonti e nuovi modelli per il settore energetico. Il tutto, perché no?, anche accompagnato da una nuova etica del vivere. Perché non guidare in questa direzione i nostri prossimi dieci anni? Sempre meglio che spenderli lottando contro i not in my backyard, contro le cosche, contro gli interessi politici e contro quelli economici. Per lo meno, imho.