Due giornate sugli spalti di un se pur bel palazzetto dello sport in un nebbiosissimo Piemonte son bastate a fiaccare ogni parvenza di resistenza umana. Mia, ovvio. Perché la minorenne che ha corso, gareggiato, ciacolato con amiche e amici, per quattro-giorni-dicasi-quattro era più o meno un fiorellino. Sarà l'età, mi dico, mentre penso sgomenta che son nata in un anno che finiva con
2 e che questo è un anno che finisce con
0 e che quindi la prossima decade è troppo vicina. Comunque sia, alla fine mi sono imbozzolata sul divano, telecomando in una mano, libro nell'altra, indecisa a quale abbandonarmi.
Non che la domenica di per sé offra chissà che, e io in genere le fiction agiografiche le ri.fuggo, perché stucchevoli, mal girate, mal recitate, e comunque noiose. Invece ieri c'era quella dedicata a Franco Basaglia e vuoi che tra la Merini e il trentennale della morte dello psichiatra ce n'è abbastanza perché anche alla Gelmini possa venire in mente un tema intelligente per la maturità, vuoi che l'argomento mi interessava, mi ci son fermata. Trattenendo anche la maturanda ansiosa di tornarsene a cazzeggiare con il moroso in chat.
Coercizione materna, ma passi. Tra dieci anni potrà sempre dire all'analista che è colpa mia.
Comunque le è piaciuta, come non è dispiaciuta a me. Mi sono anche commossa, qui e lì, perché chi come me ha un prefisso 4 come età sa che quei posti lì esistevano davvero. E non eran casi limite. Così come esistevano anche le scuole speciali, che a pensarci oggi fa ancora male.
Stasera ho deciso che mi imbozzolerò di nuovo. Ma sul comodino ho rimesso Le libere donne di Magliano, a far da ideale complemento a quel che vedrò in tv.