giovedì 22 gennaio 2009
E perchè in fondo ci ho l'animo tenero
Grigia, malandata, sgraziata. Cincischiante nei movimenti e in quel poco di voce che ogni tanto tirava fuori. Sgradita ai maschi giovani che frequentano il giardino, come può esserlo un odore spiacevole. Come può esserlo una femmina vecchia e traballante nei luoghi dove si celebrano giovinezza e ormoni. Indifferente a loro e ai loro brontolii sommessi. Semplicemente arrivava, per un po' di cibo, acqua, riposo. Poi spariva, salvo tornare sera dopo sera, alla stessa ora, per lo stesso identico rito. Senza chiedere nulla di più. Un giorno, un mese fa, non si è vista. Nè il giorno dopo, nè quello dopo ancora. E la sua assenza stava diventando normale, come normale era la sua presenza prima. Due sere fa è tornata. Semplicemente esausta. Troppo stanca anche per prendere quel poco di cibo che c'era per lei. Si è lasciata mettere in una cuccia di fortuna e coprire con un vecchio maglione, che la tenesse un po' al caldo. Stamane non si muove più. E a me, che fingo serena accettazione per le cose della vita, piace pensare che sia venuta a cercare un'ultima carezza, prima di andarsene.
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Il mio cane, un pastore tedesco, quando mori' volle entrare a tutti i costi nel salotto in cui non entrava da anni e risedersi su una vecchia poltrona su cui aveva dormito da cucciolo, 14 anni prima. E li' mori', due ore dopo.
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