[Che in questo caso son quelle ovali]
Io contro il rugby non ho nulla, sia chiaro. Anzi. Mi piacerebbe capirne anche un po' di più per non rimanere affascinata solo da quella finta leggerezza con la quale alcuni tronchi umani sollevano altri tronchi umani. Ci dev'essere molta tattica e strategia anche in quel corpo a corpo che a me ricorda tanto i bambini che si azzuffano. O almeno credo. E poi, da quando ho visto Aprile, il rugby è quella cosa lì che racconta Paolini. E nient'altro. Trovo un po' stucchevole però l'entusiasmo degli adepti dell'ultima ora. Quelli che fino a ieri eran troppo fighi per perdersi dietro al futbol, e che oggi dissertano di touche e club house come se finora non avessero indossato altro che maglie a righe orizzontali. Ti ammanniscono sermoncini a base di lealtà, rudezza senza violenza e terzi tempi, e vanno in estasi davanti a una Haka così come anni fa si commuovevano davanti a un buttero maremmano. Camminano attraverso lo sport come turisti a caccia di folklore. Con tanto di Polaroid al collo.
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