Dove una è quella di Robin Hood e l'altra quella di Isacco.
A Sherwood siamo andati forse più con la scusa dei ragazzi che per noi. Il do ut des con il quale avremmo compensato un'altra visita a un'altra città. Però, alla fine, mentirei se dicessi che non è stato piacevole anche per noi. La Grande Quercia è l'icona intorno alla quale si sviluppa un parco naturale nel quale è gradevole passeggiare, insieme a un discreto numero di "indigeni" anglofoni, tutti, rigorosamente, con cani di ogni razza e misura al seguito. Notevoli le querce secolari, anche se la regina incontrastata del Parco è lei, la Grande Quercia millenaria, straordinaria nella sua imponenza. Anche senza la romanticheria di Robin, Marion e la loro promessa d'amore, è semplicemente spettacolare. Naturalmente all'uscita il merchandising a suon di archi, frecce e Merry Men è inevitabile: l'esperienza di anni aiuta a non caderne vittime.
Sorprendente, a una ventina di minuti di macchina da lì, è invece Nottingham. Straordinariamente ricca di case e palazzi dalle architetture curiose ed elaborate, ha un centro vivacissimo. E comunque una puntata al più antico pub d'Inghilterra, scavato nella roccia e risalente al dodicesimo secolo, mica ce la potevamo perdere.
E poi c'è stata anche la Mela, dicevo all'inizio. Che è quella di Newton, per l'appunto. La mela, o per meglio dire il melo, sta a Cambridge e io lo so che mi lascio prendere da queste inezie, però vedere la pianta sotto le finestre di quello che fu il suo studio mi ha fatto uno strano effetto. Come quando ci si rende conto che in fondo le cose posson davvero essere andate così. Con lui che guarda fuori e comincia a porsi certe domande. O magari davvero una mela gli cadde in testa. Chissà...
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