martedì 1 marzo 2011

Stati di alter[n]azione

Roba da predica mammesca, voglio dire. Ma a questi bisogna spiegarglieli proprio tutti, i fondamentali. Mettano pure Ferrara dopo il Minzotiggì e prima dei pacchi. L'importante è che non tolgano. [Lo ha detto anche Fazio l'altra sera, lo so]. E non è che un martedì a me e un martedì a te significa creare un equilibrio. Significa togliere. Semplicemente togliere. E occupando ex lege Annozero o Ballarò non si garantisce per osmosi lo stesso pubblico, la stessa share, lo stesso risultato. Si invade un territorio. Scientemente.

2 commenti:

  1. Se questa alternanza comportasse il raddoppio della programmazione non sarebbe a priori negativa, anzi ci eviterebbe la mole di repliche di materiali presenti negli archivi rai per colmare il vuoto che si crea da maggio a settembre inoltrato, quando i signori della tv godono della propria lunga vacanza. Temo che non sia così, non sono cieca. Però probabilmente non si sarebbe arrivati a questo stato di cose se i giornalisti-conduttori non avessero smesso di essere arbitri assumendo atteggiamenti faziosi e parziali. Mi si può dire che esiste la programmazione delle tv commerciali nelle quali può essere effettuato il bilanciamento. Ma per le tv commerciali io non pago un canone che coinvolge tutti i cittadini di diversa estrazione politica, dei quali dunque sarebbe giusto tenere conto. Ripeto, temo che la tua lettura sia veritiera ma è un tentativo di limitare la portata del fuoco nemico nell'ambito di qualcosa che si chiama guerra mediatica e cui non si doveva arrivare.

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  2. Ecco vedi, fuoco nemico dici tu. Ed è questa idea che a me già pare assurda. come se l'informazione dovesse essere una guerra, invece che un tavolo sul quale ognuno porta il proprio contributo.

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