martedì 31 maggio 2011

Orange Dawn


L'alba di un nuovo giorno, si legge più o meno ovunque.
but I'm still in the same mess.

Tutta mia la cittàààààààààà


Forse la cosa più comica, oggi pomeriggio, è stato il refresh compulsivo sulle pagine di Repubblica e Corriere, mentre sul cellulare e in mail si susseguivano i messaggi di amici e colleghi. Dita incrociate, dita incrociate, dita incrociate. E la richiesta di conferme, a quelli dei comitati per Pisapia. Scaramanzia, scaramanzia, scaramanzia, mentre i messaggi in arrivo davano appuntamento in piazza, mentre sui monitor il numero delle sezioni scrutinate saliva verso la certezza, mentre il collega con RadioPop in cuffia continuava a sorridere. Fino all'evvaiiiii liberatorio, fino all'abbraccio, ai sorrisi, ai brindisi obbligatoriamente analcolici davanti alla macchinetta del caffè.  Milano, Napoli, Trieste, Cagliari, anche la piccola Rho ha fatto la sua parte. E stasera sorrido, pensando che il risveglio è davvero possibile. E chi polemizza con Bella Ciao, davvero non capisce cosa c'è dentro quella canzone. Che glie ne potrei cantare altre dieci, venti, perché questa è una vittoria che si mette in musica, col vento che soffia ancora e una wonderful life che si può ancora sognare.
E comunque, mentre guardo le foto degli amici in piazza, canto anch'io, con loro. Tutta mia la cittààà questa notte un uomo piangerààààà (ehehehehhehe).
Adesso c'è ancora uno sforzo da fare.

Il 12 e il 13 giugno, basterà andare ai seggi e scrivere
si, si si, si
facile, no?

venerdì 27 maggio 2011

Dilettantismi

Due giorni a Barcellona (come amo questa città!) mi riportano a cena con il solito entourage multinazionale e multietnico. E per quanto l'abbiam tirata lunga con la questione mediorientale, alla fine (lo sapevo, lo sapevo!) il momento cruciale in cui tutti gli occhi si son puntati su di me è arrivato. "So, your Berlusconi?". A parte che "your" sarà tua nonna, my (si fa per dire) Berlusconi vacilla un po'. Finalmente. Mi scappa un "imbarazzante", all'indirizzo del PdC, e quando la romantica signora inglese al mio fianco mi chiede perché, finisco per dirlo che da anni lo temo quel momento lì. Quello degli occhi su di me e della fatidica domanda. E racconto della difficoltà di dover spiegare, di stabilire le distanze, di dire che no, non è che a noi italiani va bene così. È lei in imbarazzo, adesso, e si scusa. Never mind, never mind, le rispondo, mentre si affanna a cercare l'uscita del vicolo. Ma anche noi, si affretta a dire, mettendo la sua mano sulla mia, abbiamo i nostri figuri imbarazzanti. E mi racconta Di Chris Huhne, professione ministro, che ha fatto togliere i punti dalla patente della moglie, nonostante in contravvenzione fosse caduto lui. Ora, in odore di divorzio, lei si vendica e rivela la faccenda al mondo intero. Gli inglesi si indignano, ribollono e alla fine approdano alla soluzione finale: dimissioni. Dilettanti.

martedì 24 maggio 2011

Orange Blossom


A Milano va di moda l'arancione. Ovunque. Dalle sciarpe alle borse, dalle maglie alle biciclette, bastano una spilla o un foularino, purché arancione siano. Così, la mia sobria (!!!) borsa arancione, quella che a Torino è valsa più di un garofano all'occhiello per farmi riconoscere tra la folla del Salone del Libro da un blog-amico, è diventata manifesto ideologico. Si, se votassi a Milano voterei Pisapia. Ed è questa una delle cose che più mi fa riflettere, in questi ultimi colpi di coda della campagna elettorale. Per anni abbiamo fatto fatica a capire chi davvero lo votasse, il Berlu. Oggi, per lo meno qui a Milano, sembra che le persone abbiano ritrovato il gusto di dire a testa alta da che parte stanno, senza vergognarsene. E lo dicono in tanti. Perché la politica, questa politica, è tornata a essere cosa loro. Cosa nostra, cioè.

p.s. Non canto vittoria. Non ancora, cioè. Perché me la ricordo anche io quella sera che noi interisti ringraziammo il Liverpool, per lo sgambetto tirato ai cugini rossoneri, pronti lì, con le loro bandiere dopo i primi tre gol. In fondo manca solo una settimana. Una lunghissima settimana.

lunedì 23 maggio 2011

Non si uccidono così anche i cavalli?


Sono stata a Ferrara. Come ogni anno. Due giorni di sorrisi, di strette di mano, di garruli come va, di chiacchiere, di parole parole parole parole. Di incontri. Di bla-bla-bla. La mia collega non smette di parlare. Mi racconta duemila aneddoti di persone delle quali non ho la più pallida idea. Conosce tutti, lei. Credo sia convinta che io sia autistica. Ma no, non so come si chiama la nuova segreteria dell'area commerciale. Non so che faccia abbia l'omino del caffè. Il collega che incrocio sulle scale e che saluto, non so esattamente per quale divisione lavori. Men che meno se è sposato, se ha figli, e quale di loro ha recentemente avuto la varicella. Non-lo-so. E francamente non mi importa nemmeno di saperlo. Tu tiri su muri, velatamente mi accusa. Muri, paletti, steccati, può darsi. Delimito confini. E' questione di tempo. Non ne ho abbastanza. E' questione di voglia. Non ne ho punta. E' questione di salvaguardia. Il caffè della macchinetta mi fa normalmente schifo. Moltiplicarlo per il numero delle persone che normalmente gravitano intorno alle nostre scrivanie mi provocherebbe una gastrite fulminante. Definitiva.

In foto: il secondo raccolto. Il resto se lo mangeranno i merli in settimana. Sempre che non ne abbiano avuto abbastanza. 

lunedì 16 maggio 2011

Furbizia


Notoriamente io non sono proprio un esempio di furbizia. Così, il fatto che io e la mia amica abbiamo scelto proprio sabato pomeriggio per andare a Milano a far pascolare le ragazze e a comprare alcuni libri di cui proprio proprio non potevamo fare a meno non fa che confermare l'assioma. E' che io mi ero scordata che c'erano i festeggioni del Milan, soprattutto m'ero scordata che sarebbero stati prima della partita, che ci sarebbe stata dopo a San Siro. Considerando che la meta nostra e loro era la stessa, il Duomo, questo ha significato un viaggio di andata e un viaggio di ritorno circondate da una folla subumana, dal linguaggio limitato, costituito essenzialmente da una parola, declinata al singolare o al plurale. Quella che inizia per m e finisce con erda, per intenderci, indirizzata a seconda dei casi a Leonardo, all'Inter, alla Juve, ai tifosi di entrambe, a Eto'o. Illuminante. Soprattutto illuminante è stato vedere tenere famiglie, mamma, papà e figlioletti in età prescolare o su per giù, con le loro sciarpe e le loro magliette rossonere, immerse in quella bolgia. Da qualche parte dev'esserci un contrappasso adeguato per tale pena. Pare comunque che nella nostra incoscienza siam state pure fortunate. Dopo, cioè dopo che eravamo sbarcate sane, salve e molto sudate a Molino Dorino, pare abbiano chiuso la metro. Sempre per merito dei subumani, ansiosi di mostrare il meglio di sé.

Comunque stasera dicono che l'affluenza alla urne a Milano sia più alta della precedente tornata. Non so come interpretarla, questa notizia. Anche perché scaramanzia impone di non farlo. Ho promesso a G. che se la Moratti perde usciamo a cena. Saranno i soldi meglio spesi degli ultimi anni.

p.s. Quelle lì sopra, le abbiam tirate giù oggi dall'albero. Ce ne sono ancora. E' il momento del clafoutis.