Mentre Google celebra poeticamente l'equinozio di primavera, mettendomi pure un filo d'ansia (ma la primavera non iniziava il 21? o devo cancellare riminiscenze infantili in nome della rotazione orbitale?), molto poco poeticamente io ho perso il telefono.
Anzi, l'ho dimenticato.
Il che è peggio. Soprattutto perché l'ho lasciato in un posto non sufficientemente vicino da consentirmi un veloce recupero. Morale: un giorno e mezzo senza. appendice. Un giorno e mezzo senza telefono che va ad aggiungersi alle altre cinque ore senza del giorno procedente, quando il telefono è stato dimenticato nella macchina presa poi da una delle creature.
Ora, mentre Freud ha già pronte le sue teorie sul perché io per due volte in due giorni abbia lasciato in giro l'oggetto, io ho amaramente constatato quanto ne sia dipendente, lavorativamente e personalmente parlando.
Io riconosco di subire il fascino della tecnologia, anche di quella che sfocia nel gadget, fascino cui solo una buona dose di buon senso mi fa resistere. Però questa volta è stata dura, davvero. Anche se ho scoperto di essermi persa almeno un paio di telefonate foriere di problemi e rogne. Per cui forse non è andata così male.
Nel frattempo il giorno è cambiato e Google celebra Ayrton. Io mi ricordo. Son passati 20 anni, ma mi si stringe ancora il cuore.
Adesso, invece di sognare l'esame di maturità, quando devo fare un incubo serio, sogno di perdere il cellulare. Appunto.
RispondiEliminaMi consola sapere che non sono la sola|!
EliminaIo amo la teconologia, ma non sopporto quasi i telefonini, soprattutto quando li si vuol far lavorare come piccoli computer. Soprattutto non sopporto quello schermo così piccolo! :-)))
RispondiEliminaBuona primavera! :-)))
Eh, io ci faccio tutto, lo confesso: dalle mail alle conversazioni con i gruppi di lavoro :)))
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