lunedì 31 gennaio 2011
Perché
Perché per me Londra ha sempre un fascino speciale. Anche qui, lungo i docks, con una luce e un sole che non sanno di gennaio. E che lasciano la merla e i suoi giorni abbandonati a Milano.
Spigolature Aeroportuali
All'uscita lo vedo. Il cartello bene in vista, il mio nome scritto in grande. M.T.D.M. Mi avvicino sorridendo e mi presento. Ricambia e con lo sguardo cerca dietro di me. "So you are Maria, are you?". Si, sono io, sorrido perplessa. "E dove sono le altre tre ladies?" Ho dovuto mostrargli il passaporto per rassicurarlo che no, non ce ne erano altre. Basto e avanzo io, col mio chilometrico nome.
domenica 30 gennaio 2011
Eventualità
E' il colmo, lo so. Essere a Milano cinque giorni su sette di ogni schifidissima settimana e ridursi alla penultima sera per visitare una mostra che si desidera vedere da quando è stata annunciata e che comunque è aperta dal 22 settembre. Alla fine ce l'ho fatta, e il senso di colpa per la mia pigrizia è stato cancellato dalla punizione delle due ore e dieci di coda in un freddo polare che anticipava la neve di questa mattina. Perché non avevamo nemmeno prenotato, tanto per dire il livello di organizzazione. E dire che lo sapevamo, visto che non c'è stato giorno in cui non ci fossero file bibliche, davanti a Palazzo Reale, giorni feriali inclusi. Che poi uno si pone anche la domanda sulla mostra, sull'evento e sulla mostra-evento e sui reali perché di tutta questa attrattiva. Un po' come era accaduto con la mostra su Tamara de Lempicka e di nuovo, lo scorso anno, con la mostra di Hopper, quella sì che davvero mi aveva deluso. Qui, un po' di mugugno alla fine del percorso l'ho sentito intorno a me. Un "Tutto qui?" sussurrato da chi forse sperava di controbilanciare le lunghe ore trascorse fuori con una visita più ricca di opere. In realtà, diversamente dalla mostra di Hopper, che si proponeva in chiave cronologica, concentrandosi sulla fase formativa e "dimenticando" la produzione più significativa del pittore americano, qui i curatori hanno costruito un percorso sul paesaggio e sullo sguardo, fuori, dentro e oltre il sé. Con un epilogo cinematografico di cui non mi ricordavo e che mi ha sorpreso.
Infreddolita e contenta, potrei dire. Ma la prossima volta mi organizzo meglio. Giurin giurella.
Infreddolita e contenta, potrei dire. Ma la prossima volta mi organizzo meglio. Giurin giurella.
sabato 29 gennaio 2011
Folklore
Son passata al gazebo e ho firmato. Ho dato nome, cognome, indirizzo e ho apposto la mia firma in calce alla petizione. Poi non so se sarà la millesima,la milionesima, la numero trecentoduemilaottocentosettantatre. Però la mia firma c'è. Il problema è che ho firmato senza crederci molto, un po' come si firma la petizione per la salvaguardia della foca monaca o del paguro australiano. Convinta di fare una cosa moralmente giusta ma inutile all'atto pratico. Soprattutto perché quelle firme le raccoglie il Pidì. Quello di Bersani. Quello di Veltroni, di Renzi, di Fassino. Quello del tutto e del contrario di tutto. Quello del non solo ma anche.
Soprattutto perché, come Claudio Fava, vorrei che accanto al gazebo del Pidì ci fosse anche un altro gazebo. Per raccogliere altri dieci milioni di firme, contro gli italiani. Quegli italiani a cui comunque sta bene così, che lui in casa sua può far quel che vuole e che meglio Puttanieri che froci. Contro i padri che svendono le figlie e le figlie che fan carriera in perizoma. Contro tutto questo, che mi mette tanta tristezza addosso.
Soprattutto perché, come Claudio Fava, vorrei che accanto al gazebo del Pidì ci fosse anche un altro gazebo. Per raccogliere altri dieci milioni di firme, contro gli italiani. Quegli italiani a cui comunque sta bene così, che lui in casa sua può far quel che vuole e che meglio Puttanieri che froci. Contro i padri che svendono le figlie e le figlie che fan carriera in perizoma. Contro tutto questo, che mi mette tanta tristezza addosso.
venerdì 28 gennaio 2011
Mattinale
Maurizio Paniz, il Berlusconi delle Dolomiti secondo quanto si legge sull'autorevole Wikipedia (se sono autorevoli Libero e Giornale, lo è a maggior ragione Wikipedia), esce dal limbo e da leguleio qual è presenta le fondamenta del primo bastione difensivo. Quando telefonò alla questura di Milano il premier lo fece in veste di presidente del consiglio perché davvero credeva che Ruby fosse la nipote di Mubarak e voleva risparmiare all'amico egiziano un dispiacere e alle diplomazie un grattacapo. Anche io credo alla fatina dei dentini e aspetto di diventare ricca non appena mi avvicinerò all'età della protesi.
giovedì 27 gennaio 2011
martedì 25 gennaio 2011
Banali Riflessioni di Mezzogiorno
[o poco più tardi]
Escludendo i fatti di Mosca, per trovare qualcosa che assomigliasse a una notizia sul Corriere di oggi bisognava arrivare fino a pagina 16. Credo sia anche per questo che tutti sitamo cliccando come forsennati sul titolo che annuncia il furto della salma di Mike Bongiorno. Comunque sul posto ci sono già i Ris di Parma. E anche questa è una notiza. Su per giù.
Noto, comunque, che anche in un caso come questo c'è chi non si lascia sfuggire l'occasione di dare inutilmente fiato alla bocca.
Escludendo i fatti di Mosca, per trovare qualcosa che assomigliasse a una notizia sul Corriere di oggi bisognava arrivare fino a pagina 16. Credo sia anche per questo che tutti sitamo cliccando come forsennati sul titolo che annuncia il furto della salma di Mike Bongiorno. Comunque sul posto ci sono già i Ris di Parma. E anche questa è una notiza. Su per giù.
Noto, comunque, che anche in un caso come questo c'è chi non si lascia sfuggire l'occasione di dare inutilmente fiato alla bocca.
Stupido Mantra del Mattino
Basta basta basta basta basta basta basta basta basta basta basta basta basta basta basta basta basta basta basta basta basta basta basta basta basta basta basta basta basta basta basta basta basta basta basta basta basta basta basta basta basta basta basta basta basta basta basta basta basta basta basta basta basta basta basta basta basta basta basta basta basta basta basta basta basta basta basta basta basta basta basta basta basta basta basta basta basta basta basta basta basta basta basta basta basta basta basta basta basta basta basta basta basta basta basta basta basta basta basta basta basta basta basta basta basta basta basta basta basta basta basta basta basta basta basta basta basta basta basta basta basta basta basta basta basta basta basta basta basta basta basta basta basta basta basta basta basta basta basta basta basta basta basta basta basta basta basta basta basta basta basta basta basta basta basta basta basta basta basta basta basta basta basta.
Vorrei un Paese normale.
lunedì 24 gennaio 2011
Escamotage
Oggi La Stampa dedica un discreto spazio alla Pole Dance, che da virtuosismo da night club ambisce a diventare disciplina olimpica. Geniale. Hai visto mai che ci scappa qualche ispezioncina ad Arcore o a Villa Certosa e lui ci ha pure la scusa pronta. Ma che bordello, questa è una palestra!.
domenica 23 gennaio 2011
Amor filiale
Mamma: "Mi sento handicappata con questo piedone"
Figlia, porgendole le stampelle: "Rassegnati, lo sei.
E ringrazia il cielo di esserlo solo per 35 giorni".
venerdì 21 gennaio 2011
L'Unità [d'Italia]
Nell'anno più povero di ponti che io mi ricordi, arrivano i 150 anni dell'Unità d'Italia a darci un minimo di sollievo. Non solo perché per quest'anno, e solo per quest'anno, sarà festa nazionale, ma soprattutto perché il 17 marzo sarà un ...
Giovedì.
D-i-m-i-s-s-i-o-n-i D-i-m-i-s-s-i-o-n-i D-i-m-i-s-s-i-o-n-i
Ieri sera ho avuto il coraggio di guardare Anno Zero. Per intero voglio dire. Fino ai titoli di coda. Fino a vederla andare via con quell'aria da vergine offesa, e si perdoni l'ossimoro, alla vignetta di Vauro sul Vaticano. La Santanchè-Stantanché-Santanscè. Inguardabile. Pessima, come dice mia figlia. Annientata da un divertito Zucconi che non gli è parso vero di rinfacciarle l'ignorante che è, rivelandole che la Casa Bianca è a Washington e non a New York.
Comunque non è questo il punto. O meglio, devo ancora arrivarci. Mentre la canottata blaterava senza sosta, ieri sera, ho pensato se davvero i sodali del premier non avessero nessun'altra carta da giocare per provare a salvare se non la capra almeno il cavolo. Ed è chiaro che no. Non ne hanno una. Perché il silenzio di alcuni (dov'è Letta in questi giorni, dov'è?) è il chiaro segno dell'indefendibilità. E allora vai con la Santanchè-Stantanché-Santanscè. Che almeno lei grufola nel trogolo, cercando di mischiare il fango.
C'è solo un punto, che secondo me vien troppo trascurato. Qualunque sia l'iter che la questione prenderà, in qualunque esercizio di prestidigitazione gli avvocati riusciranno a esibirsi, qualunque escamotage troveranno o inventeranno ex novo, la questione fondamentale resta: il Premier ha una condotta consona al suo ruolo? No.
No, nel modo più assoluto. E' ricattabile, perseguibile, attaccabile.
Comunque non è questo il punto. O meglio, devo ancora arrivarci. Mentre la canottata blaterava senza sosta, ieri sera, ho pensato se davvero i sodali del premier non avessero nessun'altra carta da giocare per provare a salvare se non la capra almeno il cavolo. Ed è chiaro che no. Non ne hanno una. Perché il silenzio di alcuni (dov'è Letta in questi giorni, dov'è?) è il chiaro segno dell'indefendibilità. E allora vai con la Santanchè-Stantanché-Santanscè. Che almeno lei grufola nel trogolo, cercando di mischiare il fango.
C'è solo un punto, che secondo me vien troppo trascurato. Qualunque sia l'iter che la questione prenderà, in qualunque esercizio di prestidigitazione gli avvocati riusciranno a esibirsi, qualunque escamotage troveranno o inventeranno ex novo, la questione fondamentale resta: il Premier ha una condotta consona al suo ruolo? No.
No, nel modo più assoluto. E' ricattabile, perseguibile, attaccabile.
Per questo, l'unica cosa sensata da fare è chiederne, con forza, le dimissioni.
[...]Non c'è spazio per sostenerlo: lo stile e la filosofia di vita di un uomo che riveste la carica di presidente del Consiglio non possono non ripercuotersi sulla vita pubblica. Lo dimostra il fatto che Berlusconi, con le sue parole e i suoi comportamenti, ha inferto una ferita a tutte le donne italiane: alle donne che studiano e lavorano (spesso percependo stipendi inadeguati o, come nel caso delle casalinghe, senza percepirli affatto), a tutte noi che facciamo fatica un giorno dopo l'altro; alle donne che per raggiungere ruoli di rilievo non soltanto a certe feste non ci sono andate, ma hanno semmai dovuto rinunciare a vedere gli amici; a quante, invece di cercare scorciatoie, hanno percorso con dignità la strada dell'impegno e del sacrificio. E a coloro alle quali è stato chiesto, più o meno esplicitamente, di scegliere tra vita privata e vita pubblica, perché conciliare un figlio con il successo sarebbe stato troppo difficile: con il risultato che hanno rinunciato alla maternità o che ci sono arrivate ben oltre il momento in cui avrebbero voluto.
A ciascuna di loro - nel momento in cui le donne vengono scelte e "premiate" in base non al merito ma a qualcos'altro che con la professionalità, l'impegno, l'intelligenza ha poco o nulla a che fare - è stata riversata addosso l'inutilità del suo sacrificio.[...]
A ciascuna di loro - nel momento in cui le donne vengono scelte e "premiate" in base non al merito ma a qualcos'altro che con la professionalità, l'impegno, l'intelligenza ha poco o nulla a che fare - è stata riversata addosso l'inutilità del suo sacrificio.[...]
giovedì 20 gennaio 2011
Lapecoranera
Ovvero, delle sorprese che non ti aspetti.
Perché io, questa sera, al cineforum stavo per rinunciare, lasciando campo libero alla stanchezza e alla malmostoseria. Poi, vuoi l'abitudine, vuoi la voglia di veder le amiche, vuoi la ritualità dell'uscita del mercoledì sera, alla fine ci sono andata. E meno male.
Perché La Pecora Nera è un piccolo gioiello. E non importa se qualcuno dice che è lento, che non ha il ritmo filmico, che la voce narrante è tediosa, che il pio pio piopiopio è snervante. Sono esattamente queste le caratteristiche che lo rendono prezioso. Angosciante, questo sì. Con quella sottilissima linea di demarcazione tra ciò che è follia e ciò che non lo è, tra il dentro e il fuori, tra il vero e il non vero che ti mantiene in bilico sul ciglio del baratro per quasi tutto il film. Con un grandissimo Tirabassi e uno spettacolare Celestini, geniale nell'incastonare piccoli calembour esattamente là dove serve smorzare la tensione. Bello, senza riserve.
Perché io, questa sera, al cineforum stavo per rinunciare, lasciando campo libero alla stanchezza e alla malmostoseria. Poi, vuoi l'abitudine, vuoi la voglia di veder le amiche, vuoi la ritualità dell'uscita del mercoledì sera, alla fine ci sono andata. E meno male.
Perché La Pecora Nera è un piccolo gioiello. E non importa se qualcuno dice che è lento, che non ha il ritmo filmico, che la voce narrante è tediosa, che il pio pio piopiopio è snervante. Sono esattamente queste le caratteristiche che lo rendono prezioso. Angosciante, questo sì. Con quella sottilissima linea di demarcazione tra ciò che è follia e ciò che non lo è, tra il dentro e il fuori, tra il vero e il non vero che ti mantiene in bilico sul ciglio del baratro per quasi tutto il film. Con un grandissimo Tirabassi e uno spettacolare Celestini, geniale nell'incastonare piccoli calembour esattamente là dove serve smorzare la tensione. Bello, senza riserve.
mercoledì 19 gennaio 2011
Disciplina e onore
I cittadini cui sono affidate funzioni pubbliche
hanno il dovere di adempierle con disciplina ed onore,
prestando giuramento nei casi stabiliti dalla legge.
Articolo 54 della Costituzione della Repubblica Italiana
(è vero, non c'è scritto decoro)
Nebbia a Milano
Che uno dice, capirai la novità. E invece no. La nebbia, quella fitta, gonfia, grassa e spessa, quella che ti si appiccica addosso e che ti vien da tagliarla perché spostarla non puoi, non è che capiti spesso. E forse era davvero un bel po' che non c'era. Il nebbione. Che abbassi il finestrino perché speri che val la pena congelarsi, perché fa anche freddo, accidenti che freddo che fa, pur di vedere un centimetro in più in là del faro della propria macchina. Son tre giorni di nebbione, ormai, e ieri sera, trovandomi con alcune amiche per un caffè, ci siam trovate in una piazza deserta, immerse in un irreale silenzio, nel quale il suono dei passi era sfocato come le nostre figure. Bellissimo.
Poco prima, per strada, per poco non stiravo l'imbecille fanatico della corsa, che pur di non perdere il suo quotidiano allenamento per la maratona, rischiava arti e vita sul ciglio di una strada di campagna non illuminata. Ma ci ho il giubbino catarifrangente, avrà detto alla moglie prima di uscir di casa. E questa, condiscendente, avrà sussurrato il suo vai vai, coglione, chiudendogli rassegnata la porta di casa alle spalle.
Poco prima, per strada, per poco non stiravo l'imbecille fanatico della corsa, che pur di non perdere il suo quotidiano allenamento per la maratona, rischiava arti e vita sul ciglio di una strada di campagna non illuminata. Ma ci ho il giubbino catarifrangente, avrà detto alla moglie prima di uscir di casa. E questa, condiscendente, avrà sussurrato il suo vai vai, coglione, chiudendogli rassegnata la porta di casa alle spalle.
Naturalmente l'immagine non c'entra nulla,
ma è la cosa più colorata che si profila al mio orizzonte in questa giornata.
martedì 18 gennaio 2011
Previdenza
Si confidava, affranta, un'amica di madre l'altro giorno. Preoccupata. Preoccupatissima per il figlio. Titolare di un sacchettificio è in crisi, perché con questa nuova legge non può più produrre. "E sai, non è solo lui. Ci sarà da lasciare a casa qualche operaio. E non è che uno le decide a cuor leggero queste cose". Giusto. Sacrosanto. Meno male che qualcuno la mano sul cuore se la mette e ci pensa anche un po' su. Già. Peccato, però, che non è che questa sia esattamente una nuova legge. Nè una legge nuova. Lo ha stabilito la Finanziaria del 2007. Tre anni fa, porca miseria. E oggi, a tre anni di distanza con un anno di rinvio, questo ci ha i problemi perché non può più produrre sacchetti di plastica. Convertire no eh? Pensare per tempo a produzioni alternative è troppo complicato vero? Poi si parla di nanismo delle piccole imprese italiane. Di nano, alcuni, ci hanno prima di tutto il cervello. Dopo, e solo dopo, si metton la mano sulla coscienza. E intanto lasciano a casa i dipendenti. Mentre l'innovazione resta solo una parola sul dizionario.
Titolisti
Alcuni sono dei geni. Quelli del Manifesto, per esempio.
Ma anche quelli de il Fatto Quotidiano scherzan poco.
Ma anche quelli de il Fatto Quotidiano scherzan poco.
lunedì 17 gennaio 2011
Santantonio
Considerata l'acqua che è venuta in queste settimane, più che il falò quello di quest'anno potrebbe chiamarsi la fümera di Santantonio. Ma non importa. Le fiamme c'erano, il fumo pure - tantissimo -, e poi griglia, vino, pane e tanti amici. Un ponte diretto tra Milano e Reggio Calabria metteva 'nduja e melanzane di fianco a costine e gorgonzola, mentre un panettone king size si scaldava vicino al fuoco. Adesso sappiamo di affumicato dalla testa ai piedi, cappotti, vestiti e capelli inclusi. Il fuoco, là al cantiere, arderà per tutta notte. E domattina, passando, vedremo il fumo che ancora sale dalle braci calde. A sera, in un angolo, qualcuno avrà cominciato a metter via i primi cionchi per l'anno nuovo. Perché Santantonio, qui, si fa così.
Quasi Gol
Il titolo alternativo era Hanno la faccia come il culo. Ma mi sono ricordata che dovrei evitare le cadute di stile. Come opzione, avevo anche in serbo un più sobrio Condoni all'italiana o un viscerale Senza vergogna. Però nemmeno la troppa sobrietà si addice al momento. Quindi.
Quindi la novità è che uno degli avvocati del premier, Gaetano Pecorella, ha lanciato la sua modesta proposta dalle colonne de Il Mattino.
«Ma io abbasserei il limite per la maggiore età», in fondo il premier ha solo avuto «un rapporto a pagamento non con una quattordicenne ma con una a cui mancavano sei mesi per esser maggiorenne».
Capirai. Era quasi gol.
Quindi la novità è che uno degli avvocati del premier, Gaetano Pecorella, ha lanciato la sua modesta proposta dalle colonne de Il Mattino.
«Ma io abbasserei il limite per la maggiore età», in fondo il premier ha solo avuto «un rapporto a pagamento non con una quattordicenne ma con una a cui mancavano sei mesi per esser maggiorenne».
Capirai. Era quasi gol.
domenica 16 gennaio 2011
Orologeria
Dopo le bombe e la giustizia, dal cilindro il PdC sfodera la fidanzata a orologeria. Geniale.
E' che nei book di Mora e Fede credo che ce ne siano poche davvero presentabili per quel ruolo.
Certo che la FIOM Littizzetto's Style è quasi impagabile:
Fighe Impiegate Occasionalmente a Macherio
Certo che la FIOM Littizzetto's Style è quasi impagabile:
Fighe Impiegate Occasionalmente a Macherio
Della scienza esatta
Ci si sono messi in due. Astronomi e astrologi. I primi a dire che negli ultimi 3000 anni l'asse terrestre si è disallineato rispetto alle stelle e dunque rispetto anche all'antico oroscopo babilonese. Gli altri a sostenere che in ragion di ciò, i segni zodiacali non stan più dove stavano prima e anzi, visti i tempi di magra, si son stretti un po' e ce ne sta pure uno in più. Ophiuchus, si chiama. Ofiuco, come la costellazione. Serpentario, per dirla facile. Che se uno pensa a Harry Potter per capire che non è poi così male nascere sotto Serpeverde deve aspettare l'ultimo capitolo del settimo libro. Va beh. Comunque l'ofiuco è il segno di quelli nati tra fine novembre e il 17 dicembre. Io invece, secondo loro, adesso dovrei essere dei gemelli e la faccenda non mi garba neppure un po'. Comunque gli astronomi, a dimostrazione che si muovono su grantiche certezze, minimizzano. Si, che la carta astrologica fosse cambiata loro lo sapevano fin dal 500 a.C. Ma l'oroscopo l'han sempre calcolato nell'altro modo. Per comodità. E poi si sa mai che il 13 porti male. Comunque è sempre tutto vero eh.
venerdì 14 gennaio 2011
Imbarazzante
Va bene, anche io ho detto a mia figlia, per favore, scienze delle comunicazioni no!
[lei comunque giura di non averne mai avuto intenzione, vale come parziale assoluzione?]
A' Famigghia
[...]"Vittorio Sgarbi ha voluto sottolineare che l'iniziativa (il calendario) è sostenuta dal Patrocinio della Presidenza del Consiglio, che appunto “sostiene le fighe piuttosto che i gay” (riferendosi alla frase del Presidente Berlusconi "meglio guardare le belle ragazze che essere gay"), quindi rientra "nella politica di famiglia"; infatti definisce Toscani "un signore che pipa poco e quindi guarda le fighe giovani"[...].
Ora il problema non è il calendario di Toscani. Anche se chiamare in causa Mapplethorpe è davvero azzardato, solo perché non gli è venuto in mente Courbet, suppongo. Anche se, a pensarci bene, dubito che Mapplethorpe si sia fatto sponsorizzare i suoi lavori da un consorzio di pellame. Toscani, che rivendica con orgoglio il fatto di non essere un pubblicitario, se davvero erano anni che lo sognava un calendario così poteva farlo anche senza sponsor, o no? Comunque, dicevo, il problema non è questo, ma tutto il corollario, da Crepet a Sgarbi, passando per la signora Ripa di Meana, con la loro filosofia spicciola, che divide il mondo in fighe di legno e donne scopabili. Meglio se con il sostegno e il patrocinio del PdC. Nauseanti.
Ora il problema non è il calendario di Toscani. Anche se chiamare in causa Mapplethorpe è davvero azzardato, solo perché non gli è venuto in mente Courbet, suppongo. Anche se, a pensarci bene, dubito che Mapplethorpe si sia fatto sponsorizzare i suoi lavori da un consorzio di pellame. Toscani, che rivendica con orgoglio il fatto di non essere un pubblicitario, se davvero erano anni che lo sognava un calendario così poteva farlo anche senza sponsor, o no? Comunque, dicevo, il problema non è questo, ma tutto il corollario, da Crepet a Sgarbi, passando per la signora Ripa di Meana, con la loro filosofia spicciola, che divide il mondo in fighe di legno e donne scopabili. Meglio se con il sostegno e il patrocinio del PdC. Nauseanti.
giovedì 13 gennaio 2011
Memoria [della mia]
Perdo colpi. Non mi ricordo nomi, persone, titoli. Cioè so bene a cosa mi riferisco, ma poi il nome non mi viene. Così, prima di scrivere questo post, ho dovuto ricorrere allo zio Google per trovare che il film con Fabrizio Bentivoglio era "Una sconfinata giovinezza". Perché è così che mi sento, per lo meno come lui all'inizio del film. E spero di fermarmi lì e non proseguire sulla sua stessa strada, ecco. Così stamattina cantavo mentre portavo a scuola le ragazze You really got me, senza riuscire a dire che erano i Van Halen, mentre quando la radio ha passato Rag Doll, morire se riuscivo a tirar fuori Aerosmith. Ne rido, dicendo e dicendomi che è l'inizio della fine. E mi ci vedo svampita e rincoglionita come Gemma Jones, che me la ricordo giusto perchè You Will Meet A Dark all Stranger (no, non Incontrerai l'Uomo dei tuoi Sogni, no no e no) l'ho visto ieri sera. E mi è piaciuto. Soprattutto mi è piaciuta lei, che sopravvive svanita in un mondo mediocre, nel quale la parte dei meschini tocca agli uomini. Meschini forte eh. E adesso, se avessi una Francesca Neri di fianco, dovrei fare esercizio e cominciare a recitare Naomi Watts, Anthony Hopkins, Josh Brolin, Antonio Banderas. Ma tanto me lo dimentico in fretta. Comunque era l'ultimi di Woody Allen e sono certa che me lo ricorderò solo così tra quindici giorni. Facciamo un mese, va.
mercoledì 12 gennaio 2011
Lessico e Nuvole [nere]
Mettiamola così. Se lui chiama Italia il suo partito, io chiamo italioti i suoi accoliti. Giusto per non confondersi.
Risparmiatecela, please
Che la faccenda di Ruby sarebbe finita in un nulla di fatto era cosa che ci avrei scommesso, come Muzio Scevola, finanche la mano. Magari evitiamo di farle fare la psicologa da cinque eurocent. Della solitudine del premier mi interessa quasi meno che di quella dei numeri primi. Il che è tutto dire.
martedì 11 gennaio 2011
Numerosità
Mi ci ero messa d'impegno, qualche giorno fa. Anzi, era stato uno dei giochini scemi di Capodanno, cercare di capire quali palindromi o quali date numericamente significative ci saranno quest'anno. A parte l'1-1-11, l'11-1-11, l'1-11-11 e l'11-11-11 voglio dire. Perché poi, a voler essere intellettualmente onesti, il giochino così è troppo facile: 11-2-11, 11-3-11, 11-4-11, come rubare una caramella a un bambino. Su per giù. E allora, se la cosa deve essere seria, che seria sia. 2011, quindi. Il palindromo c'è, credo, l'11-02-2011. Ma non me ne vengono in mente altri. Se l'amico dei numeri ha qualche suggerimento, ben accetto come sempre.
Intanto quessto giorno, già trascorso per metà delle sue 24 ore, a me piace così:
Intanto quessto giorno, già trascorso per metà delle sue 24 ore, a me piace così:
E ringraziate che il dito sia semplicemente un indice.
lunedì 10 gennaio 2011
Disegni
[Ovvero spazio sfogatoio]
Loro, i grandi capi, quelli con la poltrona magari vacillante ma pur sempre in pelle umana, non han tempo da perdere, che ci hanno i grandi disegni strategici da fare. Devono pianificare, programmare, integrare, ridefinire e cimentarsi nella grande quadratura del cerchio. domenica 9 gennaio 2011
I can get [no] satisfaction
Il fatto che in questi quanti non lo so giorni di vacanza io sia riuscita a leggere solo un libro e un libro per l'adolescenza, per di più, la dice lunga su quanto mi sia rilassata e mi sia dedicata a un sacco di cose altre. Senza il minimo rimorso, per di più. Poi ieri, la foglorazione. Ho ripreso un libro che qualche tempo fa avevo portato avanti per prime cinquanta-sessanta pagine con una fatica immensa e con una voglia matta di mollarlo lì, in ossequio al terzo imprescrittibile diritto del lettore di Pennac. Ed è scattata la scintilla. Ci son rimasta incollata fino a questa notte per arrivare alla fine. Devo dire che era un po' che non mi capitava, dopo una serie di letture anche carine, per carità, ma alla fine un po' scialbine. E son soddisfazioni, finalmente.
sabato 8 gennaio 2011
Accaparratori
Ovvero, c'è chi crede ancora alle favole.
Carini quelli del supermercato che, cito a spanne quel che ho letto sul cartello, in assenza di direttive precise lasciano al buon cuore e alla coscienza del cliente la scelta tra il sacchetto di plastica (gratis), il sacchetto in materbì, quello in carta e la sporta di juta o qualunque altro materiale purché resistente. Illusi. Han fatto i conti senza l'oste. Senza gli osti, dovrei dire. Senza, cioè, tener conto che di fronte alla parolina magica, gratis, il peggio dell'italico italiota vien fuori. E dalla paciosa casalinga, dal tranquillo pensionato, dal nerboruto operario emerge con forza lui: l'accaparratore. Due yogurt, un vassoio di prosciutto e sei uova? Cinque sacchetti, va, che non si sa mai. Un litro di latte, un chilo di mele, un pacchetto di biscotti e la pappa del gatto? Facciamo dieci. Per non parlare di quello che, giuro l'ho visto, si infilava un pacchetto intero di sacchetti gialli sotto il giubbotto, defilandosi poi, curvo e veloce, per l'uscita senza acquisti. Sai che bottino. Che io gli augurerei che tutti quei sacchetti stazionassero galleggianti nell'acqua del suo lavandino fino a quando non si distruggeranno. Cioè per sempre.
Carini quelli del supermercato che, cito a spanne quel che ho letto sul cartello, in assenza di direttive precise lasciano al buon cuore e alla coscienza del cliente la scelta tra il sacchetto di plastica (gratis), il sacchetto in materbì, quello in carta e la sporta di juta o qualunque altro materiale purché resistente. Illusi. Han fatto i conti senza l'oste. Senza gli osti, dovrei dire. Senza, cioè, tener conto che di fronte alla parolina magica, gratis, il peggio dell'italico italiota vien fuori. E dalla paciosa casalinga, dal tranquillo pensionato, dal nerboruto operario emerge con forza lui: l'accaparratore. Due yogurt, un vassoio di prosciutto e sei uova? Cinque sacchetti, va, che non si sa mai. Un litro di latte, un chilo di mele, un pacchetto di biscotti e la pappa del gatto? Facciamo dieci. Per non parlare di quello che, giuro l'ho visto, si infilava un pacchetto intero di sacchetti gialli sotto il giubbotto, defilandosi poi, curvo e veloce, per l'uscita senza acquisti. Sai che bottino. Che io gli augurerei che tutti quei sacchetti stazionassero galleggianti nell'acqua del suo lavandino fino a quando non si distruggeranno. Cioè per sempre.
venerdì 7 gennaio 2011
Già che ci siamo
Questa volta l'ho detto io. Già che ci siamo, già che stiamo spostando scatole e scatoloni su e giù per la casa, oggi disferò l'albero e tutte le decorazioni. Così, già che ci siamo, le mettiamo via fino al prossimo Natale. Però lo smantellamento mi mette tristezza. Come dire che in fondo, passato il fine settimana, tutto torna normale. Cioè frenetico, ansioso, frettoloso, a volte un po' isterico, pure. Aidontlaik, ecco.
mercoledì 5 gennaio 2011
Sassolini, in my shoes
Ovvero due-tre pensieri sparsi che mi hanno attraversato il cranio nelle ultime ore.
Namberuan - Ieri l'amministrazione comunale (checché si dica nell'articolo linkato) ha dato prova di efficienza e decisionismo sgomberando uno spazio sociale occupato da millanta anni e da tempo centro di iniziative politiche e sociali sul territorio. Soprattutto contro Expo, Piano Alfa e lottizzazione. In effetti era il problema più urgente da risolvere in zona. Ma tant'è. Comunque, se ho ben capito, stamattina vado a verificare, per uno spazio perso uno spazio preso. E se quello di prima era confinato in un quartiere dietro la ferrovia, questo è decisamente più vicino al centro cittadino. Prove tecniche di genialità.
Namberttri - Posto che trovo giusto che il signor Cesare Battisti trascorra nelle patrie galere gli anni delle condanne che gli sono stati comminati, mi domando se tutta la canea di questi giorni, incluso incontro con Torregiani ieri, non nasca dalla volontà di ingraziarsi il seguito di madame Santanchè più che da reali rigurgiti di senso civico. Comunque gli accordi commerciali non si toccano, l'ha detto il P.d.C. smentendo il suo ministro degli Esteri. Così impara a rigurgitare troppo forte, Frattini.
Namberfor - Di lui avevo perso le tracce, ma è vero che questo sax fa parte della colonna musicale della mia vita. Farewell.
Namberuan - Ieri l'amministrazione comunale (checché si dica nell'articolo linkato) ha dato prova di efficienza e decisionismo sgomberando uno spazio sociale occupato da millanta anni e da tempo centro di iniziative politiche e sociali sul territorio. Soprattutto contro Expo, Piano Alfa e lottizzazione. In effetti era il problema più urgente da risolvere in zona. Ma tant'è. Comunque, se ho ben capito, stamattina vado a verificare, per uno spazio perso uno spazio preso. E se quello di prima era confinato in un quartiere dietro la ferrovia, questo è decisamente più vicino al centro cittadino. Prove tecniche di genialità.
Addendum: mi ero sbagliata.
Il nuovo spazio non è dove credevo; resta sempre lontano dal centro. In ogni caso resta il punto. Porsi come obiettivo gli spazi sociali, mentre sul territorio mancano lavoro, scuole, servizi è come minimo miope. Come minimo. Perché poi resta da domandarsi se davvero in zona abbiamo così bisogno di nuovi alberghi e centri commerciali, fossero anche i più grandi d'Europa. E se non ci siano altri interessi dietro.
Nambertu - Tutti contenti che Dan Peterson torna a Milano. Anche il tiggì osanna la longevità di quest'uomo che a 75 anni si rimette ad allenare. Quello stesso tiggì il cui direttore ha allontanato una giornalista, colpevole di stare da troppi anni al suo posto. La forza della coerenza eh. Comunque una volta, dopo dieci-quindici-venti anni in azienda ti davano medaglia, orologio, gratifica. Adesso ti chiedono: "ma sei ancora qui?".Namberttri - Posto che trovo giusto che il signor Cesare Battisti trascorra nelle patrie galere gli anni delle condanne che gli sono stati comminati, mi domando se tutta la canea di questi giorni, incluso incontro con Torregiani ieri, non nasca dalla volontà di ingraziarsi il seguito di madame Santanchè più che da reali rigurgiti di senso civico. Comunque gli accordi commerciali non si toccano, l'ha detto il P.d.C. smentendo il suo ministro degli Esteri. Così impara a rigurgitare troppo forte, Frattini.
Namberfor - Di lui avevo perso le tracce, ma è vero che questo sax fa parte della colonna musicale della mia vita. Farewell.
domenica 2 gennaio 2011
Gli imperdibili di inizio anno
Dopo i quadri sacri a mezzo punto e la regia nave Roma, è il momento di una nuova, imperdibile, opera a fascicoli: La Ferrovia Italiana in Miniatura. Estiqatsi.
Mi domando se con realistica e sorprendente in ogni dettaglio per gli ideatori significhi corredare l'opera dello sporco con cui decorare i vagoni del treno pendolari, la patina con la quale oscurarne in modo indelebile i finestrini, l'afrore con il quale cospargerne le carrozze, soprattutto in prossimità del w.c., anzi, della ritirata.
Mi domando se con realistica e sorprendente in ogni dettaglio per gli ideatori significhi corredare l'opera dello sporco con cui decorare i vagoni del treno pendolari, la patina con la quale oscurarne in modo indelebile i finestrini, l'afrore con il quale cospargerne le carrozze, soprattutto in prossimità del w.c., anzi, della ritirata.
Brand New Year
E comunque a me piacciono le fini e gli inizi d'anno così. Lenti e affettuosi. Quest'anno abbiamo azzardato e ci siamo separati. I ragazzi in una casa [la mia], i grandi in un'altra. E' vero che gli avevamo fatto un testa così di raccomandazioni, però loro son stati bravissimi. E credo si siano divertiti da matti. Va bene, gli avevo anche appeso il vischio sotto la porta e credo che qualcuno - mia figlia inclusa - di quel vischio augurale abbia fatto buon uso. Però quando siamo reintrati, tardi, molto tardi, la casa non sembrava un campo di battaglia e loro erano stanchi e sorridenti, pronti a rifarlo un altro anno ancora. Per noi la più classica delle serate, cibo, chiacchiere, vino. Abbiamo acceso a mezzanotte la tv per il countdown, giusto in tempo per vedere che l'ineffabile RaiUno è riuscita a tirar fuori di naftalina la Venier e una Bertè tutta imbacuccata dalla vita in su, perché dalla vita in giù ci aveva uno spacco con delle autoreggenti nere che faceva tutto tranne che sexy. Probabilmente aveva caldo giusto giusto lì. Meglio la tv spagnola, allora. Che con la nostra amica murciana abbiamo provato il rito dei dodici acini d'uva, uno per ogni mese, uno ogni rintocco di campana. Ci siamo strozzati, ma almeno abbiamo riso. E ieri a casa dei miei. Di nuovo tutti insieme, perché se è vero che il primo dell'anno fai quel che farai tutto l'anno, uno i suoi punti fermi è bene che se li fissi senza equivoci. E poi c'è anche il rito del rientro a casa, dopo cena. Raccontando a Giulia di quella notte, il primo dell'anno di diciotto anni fa, che tornando a casa dopo una giornata come quella di ieri, ho chiesto a suo papà di girare verso l'ospedale. Perché finalmente si era decisa a nascere. E lo so che glie lo raccontiamo tutte le volte, ma è un pezzetto della nostra storia anche quella notte lì.
[p.s. Auguri, Jules]
[p.s. Auguri, Jules]
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