giovedì 13 giugno 2013
I Cibi di Una Volta - Gnocchi (ma anche la Trippa ha un suo perché)
In casa mia si son sempre detti I Gnocchi e la Crusca abbia pietà di noi. Del resto il dialetto non perdona e anche se non lo si parla in casa, qualcosa resta sempre.
Sempre fatti in casa: ho ceduto ogni tanto al fascino del banco del fresco al supermercato, salvo ritrovarmi mappazze insapori nei piatti.
La ritualità del gnocco però è legata alle mie estati bambina in montagna con i nonni, quando i gnocchi si facevano più spesso il venerdì, trucco sapientemente escogitato dalla nonna per conciliare la prelibatezza di metà settimana con il rispetto del magro in tempi in cui il pesce nelle Prealpi Bergamasche non era consueto.
E il rito iniziava al mattino quando venivo spedita in paese a comprare un paio di chili di patate per gnocchi, che il verduraio pesava velocemente sulla stadera. Le patate venivano bollite con la buccia, quindi guai a far tardi con gli amici, se no si saltava il giro, spellate roventi e poi passate al passapatate.
Nella purea rovente, la farina bianca era soprattutto un tocco di frescura, per poi procedere a un impasto veloce, ché non si doveva lavorare troppo. Mai messo l'uovo, ecco.
E poi io e mio fratello a fare la gara dei bisciolini, per poi passare i gnocchi sui rebbi della forchetta, componendo le dosi di ciascun commensale direttamente sul piatto infarinato.
Poi si puliva il tutto, si apparecchiava, e la nonna procedeva nel rito finale. Un piatto alla volta, li raccoglieva col mestolo bucato e li irrorava con burro fuso e salvia. Perché è così che li ho sempre mangiati.
In vacanza con i miei avevo poi scoperto quelli alla sorrentina, altra prelibatezza, ma ancora oggi i miei gnocchi sono bianchi.
Ho solo un problema: sono stufa di vedere lo sguardo stolido del fruttivendolo al mercato quando gli chiedo le patate per gnocchi. Non mi può rispondere, semplicemente, "patate".
Quanto alla trippa, io opto in genere per quella alla parmigiana, mentre mia mamma almeno un paio di volte in inverno fa la busecca. Più brodosa dell'altra, aggiunge a trippa e foiolo anche i fagioli.
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non tutte le qualità di patate sono adatte, però io non so farli neanche con le patate per gnocchi. Dama
RispondiEliminaSi ma se non sanno cosa sono le patate per gnocchi è ancora più dura
Eliminatrippa, che bella parola. quella di Beppe è sacra (come la vacca indiana, cit.) ma anche quella che faccio io dà soddisfazioni
RispondiEliminaAnche Gaber ha sempre il suo perché
EliminaPure io continuo a dire "i gnocchi", secondo me sta meglio, ecco.
RispondiEliminaA casa mia però al posto della forchetta si usava il retro della grattugia.
Bello il coinvolgimento famigliare nella preparazione degli gnocchi, anch'io usavo con i miei figli. Da bambina no, perchè ho imparato a farli dopo sposata, mia madre mai fatti, mai mangiati prima. Ora mi sono stancata e li compro già fatti, a volte ne ne trovano di buoni, non hanno però la consistenza di quelli fatti in casa. Ciao Arw.
RispondiEliminama tua nonna aveva una nipote che si chiamava heidi????....mi sa di sì.....ciaoooooo da orologionuovo
RispondiEliminaBurro e salvia con gli gnocchi di patate: non li ho mai assaggiati così, sempre al pomodoro o alla sorrentina. Saranno fatti!
EliminaQuesto commento è stato eliminato dall'autore.
RispondiEliminaEcco, qui in Italia non c'è la cultura delle varie qualità di patate che servono a piatti differenti. E' tutto PATATE. Invece in altri paesi ti ci perdi da quante differenze ci sono...Atapo
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