mercoledì 31 luglio 2013

Lobotomy

Ecco, questa settimana ho deciso che partecipo al malumore del mercoledì, essendomi persa la moda del lunedì.
In realtà la faccenda non mi riguarda direttamente e in effetti poco o nulla mi tange.
Però... però però però qualche giramento vorticoso di cabasisi, per dirla alla Montalbano che rallegra gli afosi lunedì sera che questa fine luglio ci sta regalando, me l'ha provocato.
Si parla di donne. E di femminili questioni.
Qualche giorno fa una meritoria associazione di ciclisti che ha fatto sua la campagna per il limite dei 30 all'ora nei centri urbani ha deciso di rafforzare il messaggio con un fumetto. Bene. Bravi.
Così si inventano il supereroe Capitan Trenta, che tale quale a Superman salva il bambino che incauto corre in strada a recuperare la palla limitando la velocità dell'auto in arrivo ai fatidici 30 Km/h. Carino no?
Peccato che Capitan Trenta si esprima così e che così venga ringraziato dalla madre del pargolo:




Il fumetto in versione integrale (sono 5 tavole) si trova qui. Nel frattempo, se qualcuno riesce a spiegarmi cosa c'entri il riferimento alle Milf e la scena finale con il messaggio sociale mi rende felice. Per il momento la trovo un'idea sessista e in ogni caso svilente. Ecco. E no. Non mi fa ridere.

E poi ci sono loro. Quelli di una certa casa editrice che pubblica una miliardata di riviste dedicate di volta in volta all'estetica, ai cupcakes, al body building, al pc, alla fotografia, ai videogiochi, ai gatti, ai cani , ai cavalli.
Loro.
Se ne escono con questa bella rivistina di fotografia realizzata da donne e pensata per le donne. No, perché c'è un distinguo di genere nello spiegare le tecniche della fotografia a un uomo o a una donna. Magari se a me parli di esposizione io penso alla spiaggia e al fattore di protezione. Non so.
Però basta il comunicato di presentazione a illuminarmi la giornata.
Eh già. Perché tutto dipende da cosa si fotografa. Sciocca io che non ci avevo pensato.


In effetti mancava qualcuno che ci desse delle lobotomizzate: bambini, cani, gatti, dolci e fiori. Senza dimenticare dei vestiti in saldo, giusto per fare invidia alle amiche. Ed è fatta da donne questa cosa qui. Dirette, va detto però, da un uomo. Geniali.

Una terza cosa non mi viene in mente. Per fortuna.



E il Gadget arrivò [ovvero, La Grande Bellezza]



Direttamente dalla perfida Albione il coaster per Boy George.
Già trasformato in magnete.
Sapevatelo. 

venerdì 26 luglio 2013

Good Things

Già il fatto che faccia fatica a limitare a tre il numero delle cose belle della settimana secondo me è un buon segno.
Voglio dire, ci sono quelle settimane alla "potrebbe essere peggio" di "Aigoriana" memoria che mettono decisamente a più dura prova.



Non che non ci siano state due-tre faccenduole estremamente fastidiose, in questi sette giorni, ma tutto sommato tendo a rimuoverle, così da non aver nemmen bisogno di raccontarle il mercoledì.
Però i pro superano i contro e questo è un fatto.
Per raccontarli, mi limiterei al rigoroso ordine cronologico.
Ottimo il fine settimana al mare, tranquillo, caldo, viziato. Shopping di abitini di lino al mercato di Lerici (dopo quello color corallo e quello giallo senape di settimana scorsa, ho aggiunto alla serie anche un blu elettrico e un amaranto scuro: rimpannucciata per il resto dell'estate), acqua fredda ma spettacolare, un meraviglioso fritto acquistato dal babbo e preparato dalla mamma. Grazie papà, tu si che sai come coccolarmi.
Un lunedì un po' in salita, lavorativamente parlando, ma pazienza.
Poi l'inizio della pianificazione di due trasferte per settembre: New York ai primi del mese (si! si! si!) e San Francisco come sempre dopo il 20. E questo già basta a galvanizzarmi e mi consente di sopportare qualche fastidiosa collaborazione con persone ostiche. Che mi domando, va bene, si dice che io abbia un carattere positivo e un atteggiamento costruttivo: ma se il premio è collaborare con i più inveterati scassamaroni dell'azienda, ecco, forse mi conviene cambiar qualcosa.
Mercoledì cena tête-à-tête con la mia amica Juani: parole (uh quante!) in libertà tra due persone che si sono conosciute 10 anni fa, quando le nostre figlie hanno iniziato la scuola, e da allora cercano e trovano mille occasioni per confrontarsi.
Poi c'è stato l'ultimo esame della sessione estiva, brillantemente superato. Alla laurea manca adesso un solo esame e la tesi. Per settembre ci siamo. E anche se il merito è suo, la soddisfazione è anche mia.
E poi ... e poi ... e poi...
La conferma che le vacanze si stanno davvero avvicinando, con le ultime mail del Landlord irlandese che ci cederà la sua magione (lui la chiama mansion e io mi adeguo) dopo Ferragosto, mi sembra una cosa positiva.
L'essere riuscita ad abbandonare tutto il mondo Apple, con una migrazione totale a Windows 8, dal pc al telefono al tablet senza colpo ferire e con massima soddisfazione è un altro punto che mi mette di buonumore.
E poi ci sono un paio di libri, letti questa settimana, che hanno coronato di piacevolezza le mie serate.
Il primo, di Doris Lessing, "Gatti molto speciali", lo consiglio a tutte le gattofile che passano da queste parti.
Il secondo, "Noi siamo infinito" di Stephen Chbosky, affronta temi adolescenziali senza perdersi nell'adolescenzialità. Un racconto sul disagio davvero delicato, che lascia, in più di una pagina, il groppo in gola. E per chi ama la musica che amo io, i riferimenti musicali sono tutt'altro che banali.
Adesso ho iniziato "Stoner", di John Williams. Qui entriamo nel mondo della scuola: Kindle dice che ho letto l'8% del libro. E questo primo 8% mi piace.


Tribute


Però la sua bio, oggi, non l'ho comprata. Anche se era il libro del giorno a 1,99 euro. Le icone, si sa, è meglio se restano tali. 

giovedì 25 luglio 2013

Royal..ties



Adesso che so che si chiama George, come quello di Mildred o come il Boy di musicale memoria, posso considerare archiviato l'affaire Royal Baby almeno fino all'arrivo del Royal Gadget.
Che a casa di mia madre dev'esserci ancora qualcosa di ciò che mi regalò la mia Landlady londinese per il venticinquesimo di Elizabeth. Memorabilmente pacchiano già allora.
Lo stile, i figli di Albione, lo destinano alle cose serie.
Come l'effigie di Jane Austen sulla bamconota da dieci sterline.
Quasi quasi me la faccio portare insieme al gadget del piccolo Boy Geroge.

mercoledì 24 luglio 2013

Royal...isme



Confesso. Sì, lo confesso qui, così gioco d'anticipo e nessuno ne abbia a male.
Ho chiesto alla figlia del mio collega, che sta trascorrendo una vacanza studio a Londra proprio in questi giorni, di portarmi a casa un gadget del Royal Baby. Il magnete per il mio frigorifero ormai straboccante sarebbe l'ideale.
Però anche i Royal Biscuits promettono di essere interessanti.
Sempre adorato gli inglesi per la loro capacità di essere trash. Questa non me la posso davvero perdere.

lunedì 22 luglio 2013

Aperi...Che?

Faccio finta di non ricordarmi se il tema del lunedì sia l'abbigliamento o più in generale la moda. Così mi fermo sul ciò che va di moda, anche se ha poco a che vedere con abiti o scarpe. 


A Milano va di moda l'apericena.
Non escludo sia una moda già sul viale del tramonto, per altro. Non l'ho praticata abbastanza per sapere se sia ancora in voga o meno. Fatt'è che ogni tanto qualcuno mi ci invita, per cui pare che sia un'usanza non del tutto estinta.
Una volta, tra amici, ci si invitava a casa per un aperitivo, già sapendo che sarebbe arrivata quell'ora in cui si sarebbe messa sul fuoco la pentola per una pasta, così da proseguire allegramente la serata oltre l'ora canonica dello Spritz o dello Sbagliato (che in fondo siamo a Milano, non dimentichiamocelo).
L'usanza era talmente consolidata, che gli amici arrivavano già portando con sé qualcosa che sarebbe andato bene per il "dopo", dal salame al dolce, tanto lo si sapeva come sarebbe andata a finire.

Poi sono arrivate le P.R. milanesi. Ed è iniziato il disastro. Perché l'orribile nome lo hanno inventato loro, le muse del club della tartina. Quelle del Ciao Cara Come Stai? Ti vedo In Forma! Quelle del Posticino Carrrrrrino (arrotando un po' la R). Quelle dell'invito alla Seratina visto che latiti ai Pranzetti.
(Si, le maiuscole le mettono loro, si sente come le pronunciano).
L'Apericena. Non aperitivo, non cena, ma un miscuglio di entrambi, piatti caldi, piatti freddi, il Frittino (si si anche il Frittino con la maiuscola) appena fatto, il formaggio con il miele e le marmellate. Annaffiato con quel che ti pare. Dal Mojito in su va tutto bene. L'acqua non è contemplata. Il vino c'è, ma tendono a nasconderlo.
E i barman milanesi non se lo son lasciati sfuggire.
Perché con l'Happy Hour eran costretti a calmierare i prezzi.
Con l'apericena possono calcare la mano.
E il milanese, quello imbruttito di molte storielle che girano su Internet, ci casca mani e piedi.
Portafoglio alla mano, ça va sans dire.

venerdì 19 luglio 2013

E So SoddisfaZZZioni

Alla fine, senza cadere nel semplicismo alla Delerm, la felicità è fatta di piccole cose.
Cioè, non è che uno deve andare a Houston tutte le settimane o vedersi un concerto di Lenny Kravitz ogni quindici giorni per stabilire che alla fine non è stata nemmeno troppo orribile, questa settimana.
A rendermela più che sopportabile sono stati due esami brillantemente passati dalle due universitarie di casa (che dopo tre settimane di isterismi alla non-ce-la-posso-fare è comunque una gran cosa), un piacevolissimo aperitivo con colleghi e concorrenti (di quelli in cui si spettegola a ruota libera e sai che c'è soddisfazione anche in questo) e un film "positivizzante" al cineforum, il penultimo prima della ripresa autunnale.



Il film è Il Figlio dell'altra, di Lorraine Lévy, e rivisita, in una chiave storico-politica particolare, la classica storia dello scambio in culla.
Sintesi estrema: cosa succederebbe se in una notte di combattimento, in un ospedale venissero scambiate due incubatrici, così che, cessato l'allarme, a una mamma israeliana venisse consegnato il bambino partorito da una donna palestinese, lasciando a quest'ultima un piccolo ebreo?
Lo scambio viene scoperto quando i due ragazzi stanno per compiere 18 anni e il giovane Joseph si presenta alla visita militare obbligatoria. Un gruppo sanguigno incompatibile è il fattore scatenante che porta alla sconvolgente scoperta: Joseph è Yacine e Yacine è Joseph.
Il tema è tutt'altro che leggero e l'assurdità della situazione arriva al paradosso, soprattutto tra persone da sempre abituate a considerarsi nemiche.
E mentre le madri giganteggiano (va bene, il film è di mano femminile), tutti i protagonisti maschili si dibattono nel mare di incertezza e di privazione di identità nel quale sono piombati d'un tratto.
Ora, lo so perfettamente che il film è buonista e il finale aperto non è che lo spiraglio su una purtroppo irrealistica speranza, però è un film che fa anche bene.
Intense e commoventi le due madri. Belli i due ragazzi. Combattuti i padri.


lunedì 15 luglio 2013

TGIF - Oh my God, it's Monday!

Credevo fosse venerdì e invece il lunedì fa già capolino sull'orologio del pc.
E' stata una lunga settimana e chiedo scusa a chi partecipa alla nuova serie dei post a tema per l'assenza e la scarsa partecipazione. Il fatto è che lavorare su un fuso orario differente, ma non troppo, inevitabilmente porta a essere operativi in tutte le normali ore lavorative d'OltreOceano, sovrapponendo poi la tarda sera e le primissime ore del mattino (ah le gioie del jet lag) con i colleghi attivi nelle loro convenzionali ore d'ufficio a Milano. Una non-stop, più o meno. Così mi son rimasti gli arretrati.


Ad esempio le tre cose belle della settimana. Per dire. Facile. Questa volta è facile facile.
La prima è l'aver lavorato in un luogo, in un clima, in un ambiente e ad un ritmo completamente diversi dal consueto. In una situazione stimolante e per me interessante.
Certo, siamo sinceri, Houston non è San Francisco, né New York, né Boston. Anzi, per quel poco che son riuscita a capire, è bruttarella anziché no, soprattutto downtown, calda e umida da morire, senza particolari attrattive se non la Nasa, che naturalmente non c'è stato il tempo di visitare.
Però è il contesto che fa e a me il contesto è piaciuto. Inclusi i texani, di una gentilezza e di una disponibilità rare e non di facciata.



La seconda cosa bella, in rigoroso ordine cronologico, è la Celebration Night dell'evento al quale ho partecipato. Una sera al Minute Maid Park, lo stadio del football di Houston, con junk food a-go-go (merita un'analisi a parte la quantità di salse e condimenti diversi che un americano medio riesce a mettere sul suo hamburger o sul suo hotdog) e un concerto nientepopodimenoché di Lenny Kravitz. Ecco, per me questo vale almeno un bonus di tre/quattro cose belle, per cui me lo rigioco nelle prossime settimane, nel caso in cui dovessi vederla troppo grigia.



E la terza cosa bella, anche se cade già nel fine settimana, il primo bagno al mare della stagione.
Appena sbarcata a Malpensa, mi sono trasferita a Linate, dove atterrava anche il marito vagabondo quanto me, e ci siamo fiondati al mare, vicino a Lerici, per goderci un fine settimana di relax con i miei e con le ragazze.
Direi che basta.. e avanza pure.

martedì 9 luglio 2013

Scusa, me lo presti tuo Marito?

(questo sarebbe il post del lunedì, che io avrei comunque scritto il martedì, per chi legge, per motivi di fuso orario, ma che scrivo comunque di martedì perché appena rientrata da una lunga giornata operosamente lavorativa)


Contro ogni tentazione. Io incarno la donna che l'uomo rifugge. Quella che il tacco mai. Quella delle Superga e delle ballerine, degli stivali raso terra, dei sandalini di cuoio. Va bene. Ho anche le Birki. Confesso.
Ma il tacco no. Non ce la faccio. E non è che non mi piaccia. Io mi incanto davanti alle vetrine di scarpe e, a parte il mio mito Alexander McQueen, che considero però più un artista che un stilista, mi incanto di fronte a certe Loboutin sfrontate o a delle Jimmy Choo esagerate.
Però non mi ci vedo. Anche con le scarpe sobrie, con il loro decoroso tacco 6, anche i piccoli plateau che danno slancio. Come le indosso non mi sento più io.
Così, io e il mio metroesessanta scarso di bassezza ce ne trotterelliamo in giro per la città sulle nostre rasoterra senza colpo ferire.
Finché.... finché non arriva il giorno del supermercato. Già, perché fin che si scelgono i prodotti del terzo scaffale non c'è problema. Ma quando si punta alla marca meno marca, al nome meno nome, bisogna essere consapevoli che bisognerà cercarlo nel ripiano più in basso. O in alternativa in quello in alto. Inarrivabile, soprattutto se le scalette non sono a portata di mano.
Ma non mi scoraggio. La soluzione è sempre a portata di mano. Basta puntare agli uomini delle altre donne. Quelli alti. Ci sono, giuro. E poi basta rivolgersi alla diretta interessata, la moglie, naturalmente.
"Scusi, mi può prestare suo marito per favore? Non arrivo a quel ripiano". Lei sorriderà radiosa, lui si sentirà un filino preso per i fondelli, ma poi, servizievole, si presterà.
Detto, fatto, in barba alle scarpe col tacco.

Ah, se volete ridere con la saga delle scarpe più orribili del pianeta, il mio consiglio di lettura è questo tumblr che si autodefinisce di denuncia sociale. E ha pure ragione. 

domenica 7 luglio 2013

La Frutta dell'Estate


Diciamocela tutta. Non è che ci voglia il nutrizionista per convincerci a mangiare frutta d'estate. Cioè, quando  il fruttivendolo non riesce ad andare oltre le mele e le pere, quando l'uva è già finita e gli agrumi ancora non si vedono, è un po' più dura. Ma in estate, non c'è alcun comportamento virtuoso. Poche storie.
La frutta estiva fa gola. Altro che imposizione.
Quest'anno il nostro ciliegio ha fallito la sua missione: stracarico di frutti, flagellato dalle piogge e dai venti di primavera, li ha persi miserandamente sul prato, a tutto beneficio di merlotti obesi, non certo schizzinosi davanti a tanto ben di Dio. Quindi niente frutti né marmellata home made.
Così, la nostra estate è iniziata all'insegna di nespole e ciliegie di negozio (io a-d-o-r-o le nespole), per poi approdare a pesche, albicocche, meloni, angurie, prugne e fichi (mica ci vorremo negare un fiorone di inizio luglio vero?).
Il consumo in casa è pressoché industriale, anche perché se come molte mamme con la verdura ho dovuto faticare un po', con la frutta non ho mai avuto problemi e le (allora) piccole belve ne hanno sempre mangiato quantità di tutto rispetto, istigate dal padre che contrattava mega piatti di frutta pre-tagliata e porzionata con il  permesso di alzarsi prima da tavola. Astuto. 

La cosa che mi manca, questo sì, è l'anguraio del paese. Fin da quando eravamo ragazzi, c'era questo baracchino quasi in mezzo ai campi, che d'estate metteva fuori quattro tavolini e due ombrelloni e serviva meravigliose fette di anguria ghiacciata, commerciando fino a notte fonda.
Da anni il baracchino non c'è più e al suo posto c'è un disco bar all'aperto, che funziona tutto l'anno con l'ausilio di stufette e lampioni. Pare sia molto in voga tra i ragazzi. Ma quandogi passo e dietro la staccionata di legno, provvisoria come erano provvisori gli ombrelloni di vent'anni fa, e sento il tunz-tunz-tunz della disco mi scoraggio un po'. Ma è davvero meglio il disco bar?

giovedì 4 luglio 2013

Sogni e Desideri

L'invito viene da Vi_Di e mi piace pensare di non lasciar cadere il filo delle ultime quattro settimane.

Sogni e Desideri, dunque.
Sogno poco, credo. In genere schianto appena toccato il letto e non ho memoria di quel che mi accade nel sonno, se non qualche vaga reminiscenza quando il risveglio mi strappa dal mio giusto riposo.
C'è stato un tempo che pensavo di poter pilotare i sogni. Mi serviva per esorcizzare le paure. Così mi immaginavo le cose peggiori e le più immani disgrazie, svegliandomi spesso in lacrime, credo nella speranza di non viverle nella realtà. Terapeutico, se pure poco riposante.
Ora, invece, dormo e se qualche sogno mi viene a trovare non ne serbo né coscienza né memoria.

Desidero, invece. Desidero spesso, tanto, di tutto. E alla fine credo che sia proprio la capacità di desiderare, coltivata anche attraverso la paziente attesa, quel che dà sapore alle piccole conquiste di ogni giorno. Tanto più preziose tanto più volute.


mercoledì 3 luglio 2013

Gregor, il Doodle e io

All'università, l'ultimo esame di letteratura tedesca lo avevo adorato. Nonostante la fatica. Nonostante la stanchezza. Nonostante il docente sadico ci avesse appioppato quaranta-dicasi-quaranta testi in lingua originale da leggere, molti dei quali scelti con cura per non avere, all'epoca, alcuna traduzione in italiano. Nonostante quella valigia di libri che contraddistingueva noi specialiste il giorno dell'esame e che ci trascinavamo su e giù per i chiostri.
Lo avevo adorato, dicevo. Perché tra gli autori c'era Lui. Che oggi avrebbe compiuto 130 anni.


Un mattino, al risveglio da sogni inquieti, Gregor Samsa si trovò trasformato in un enorme insetto. Sdraiato nel letto sulla schiena dura come una corazza, bastava che alzasse un po' la testa per vedersi il ventre convesso, bruniccio, spartito da solchi arcuati; in cima al ventre la coperta, sul punto di scivolare per terra, si reggeva a malapena. Davanti agli occhi gli si agitavano le gambe, molto più numerose di prima, ma di una sottigliezza desolante. [La Metamorfosi - Franz Kafka]

lunedì 1 luglio 2013

150 in tre


Il conto è presto fatto. 
51 + 50 + 49
Fanno 150. 
Centocinquanta anni in tre. E io sono la prima. Sorvolo sullo sguardo ironico delle mie figlie quando sono uscita per la nostra tradizionale cena di compleanno. Come se non ci vedessimo o sentissimo più volte nella settimana. Ma è un piccolo rituale solo nostro, al quale nessuna intende sottrarsi. Nonostante ormai la cena delle ragazze si sia trasformata nella cena delle carampane.