venerdì 8 luglio 2011

Qualunquemente

Ovvero, considerazione da cappuccino e brioche.
Perché a me nessuno, e giuro nessuno, ha mai offerto aggratis l'utilizzo di un appartamento il cui affitto costa la modifca cifra di 8500 euro al mese? (Esattamente come nessuno, e giuro nessuno, mi ha mai comprato non solo un attico vista Colosseo, ma nemmeno un capanno per gli attrezzi a mia insaputa?).
Dice il proverbio, Il bel rendere fa il bel prestare.

giovedì 7 luglio 2011

SPQI - Sono Pazzi Questi Inglesi


Oggi Repubblica, complice una mezza giornata di sole, li fotografa così, nel pieno delle loro performance. Ma ieri, in Trafalgar Square, il sole non c'era. Però anche io mi sono cimentata nel reportage via cellulare. E li ho fotografati nel pieno del loro stoicismo. Giuro, i materassini grondavano dell'acqua che non riuscivano più ad assorbire e i panini che qualcuno addentava erano "fracichi", come credo si dica a Roma. Il tutto già da qualche giorno, in attesa della fatidica Premiere. Quella che conclude la saga anche al cinema. Un po' li ho invidiati, confesso. A parte i reumatismi, va da sé.

mercoledì 6 luglio 2011

[Indian] English Summer

Mettiamola così. A Londra fa freddo. Oggi, 5 luglio 2011, fa freddo. E piove di stravento. Per chi arriva dal 300 per cento di umidità di Milano non esattamente un toccasana. Soprattutto se accompagnato da ore di aria condizionata a manetta che mi vien da chiedergli se lo fanno per ritardare la formazione di rughe o se nelle meeting room nascondono qualche cadavere dietro il tendaggio.
Comunque questo posto è tremendamente kitsch. Passi per i lettoni che ci vuole la scaletta per arrivare al materasso, passi per le poltroncine finto Chippendale che occhieggiano qua e là, passi pure la testa di cavallo in bronzo che troneggia sulla cassettiera in stanza. Il pezzo grosso è la meeting room. "Gli incontri si terranno nella Gladstone Library" si legge pomposamente sul programma. E in effetti la stanza poteva essere la biblioteca di un qualche circolo moooolto nobile e moooolto snob: boiserie lungo le quattro pareti, tavoli tondi e poltroncine, e libri, libri, libri su tutti gli scaffali. Tanti libri, tantissimi libri.
Finti.
Finti! Sono semplicemente delle modanature decorate, che corrono lungo ogni scaffale. Roba che neanche all'Ikea credo si usi più.
Comunque il tramezzino al cetriolo a pranzo troneggiava sui vassoi, così come i biscotti al burro per il te del pomeriggio. Ho visto anche della birra scura circolare prima di cena, ma io, questa volta, ho svicolato con eleganza. La presenza di una amica a Londra in questi stessi giorni mi ha offerto una ben più piacevole alternativa alle classiche domande su Mr.B. e i suoi amici. E non me la sono lasciata sfuggire.

domenica 3 luglio 2011

Big Jim


Io non riesco, né in fondo voglio, a pensare come sarebbe Jim Morrison se fosse ancora vivo. E se anche lo fosse, se anche fossero vere le leggende della sua fuga, non posso che ringraziarlo. Perché la sua immagine è quella lì. Quella con la quale sono cresciuta. Perché è vero che quando morì, io di anni ne avevo nove, ma è vero anche che la sua musica e le sue immagini mi hanno accompagnato per anni e anni e anni. Ce le studiavamo le canzoni, le copiavamo dai libri e dalle copertine dei dischi, quelli in vinile, perché Internet non c'era e nemmeno gli iPod. Così studiavamo, Poor Otis dead and gone
/ Left me here to sing his song / Pretty little girl with the red dress on / Poor Otis dead and gone
e ci esercitavamo in quel piccolo scioglilingua del Yeah, back down, turn around slowly / Try it again, remembering when. Perché le cantavamo in macchina, nei parchetti con la chitarra, con quelle cassette che giravano e giravano all'infinito, finché il nastro non si sfiniva. E diventati grandi siamo andati anche noi al Père-Lachaise a cercare quella tomba, in quel rituale che ci portava seduti in cerchio, in mezzo ad altri ragazzi di ogni parte del mondo, a cantare di nuovo le canzoni del Jim, che ancora oggi so tutte a memoria. E ancora oggi, 40 anni dopo, l'attacco delle tastiere di Ray Manzarek mi fa sorridere, e se lo sento al mattino lo prendo come portafortuna per la giornata.