martedì 25 febbraio 2014

Egoismo materno

Farsi la più importante fiera del settore a Barcellona in un giorno e mezzo significa mettere a dura prova piedi, schiena, testa, gambe e braccia.
Ma significa anche mettere un numero sufficiente di chilometri tra sé e le ansie della primogenita laureanda evitando perniciose discussioni a 36 ore dal D-day.
Che infatti è arrivato senza traumi.
Discussione andata.
Proclamazione nel pomeriggio.

P.s. Per Il Signore delle acque: una tesi sul deficit idrico nelle zone irrigue è roba per il tuo palato.

P.p.s. Per gli interessati: resoconto fotografico di Barcellona e ammennicoli da laureanda/laureata a seguire

sabato 22 febbraio 2014

Una Voce (poco fa) - R.I.P.


Ci sono voci che fanno parte di te. Di una certa parte della tua vita. Della tua storia. Di quegli anni in cui il rock era alternative, progressive, ma anche demenziale.
E dopo Freak Antoni fa male pensare che anche Francesco Di Giacomo del Banco del Mutuo Soccorso non c'è più.
Davvero male.

giovedì 20 febbraio 2014

Quella Provincia che han Dovuto Inventare

Ha cinque anni di vita, la provincia di Monza e della Brianza. Quell'MB sulle targhe che non so bene quanto abbiamo imparato a conoscere, salvo dimenticarcelo già da quest'anno, quando tutto dovrebbe finire nella grande area metropolitana.
Fatt'è che per chi come me è nato e cresciuto ben prima che persino la provincia di Lodi esistesse come tale, MB è sempre suonato come un posticcio, un tributo pagato ai signori con il fazzoletto verde nel taschino, che a loro volta dovevano scovare un modo per ringalluzzire i sciuri Brambilla con le loro fabbrichette (la e larghissima, mi raccomando) e le loro arie da lavoro, guadagno, pago e pretendo.
I bauscia, in altre parole.
Anzi, i bauscia brianzoli.
Quelli di Arcore, di Lissone, di Montevecchia (buoni i formaggi!), di Verderio.
Di Ornago.


Già, quella Ornago in cui è ambientato l'ultimo film di Gabriele Paolo Virzì, Il capitale umano, per il quale tanto si sono arrabbiati sempre i soliti signori con i fazzoletti verdi nel taschino, tanto da presentare denuncia non so bene in nome di chi o cosa.
Perché Fabrizio Bentivoglio, nei panni di Dino Ossola, è davvero un bauscia brianzolo della peggiore specie. Un paninaro mal uscito dai suoi anni e con l'ansia dello status sociale e dei danee che solo i parvenu riescono così bene a incarnare.
Apparentemente meno bauscia, ma uscito dalla stessa scuola del guadagno facile è l'altro Fabrizio, Gifuni, che nel film interpreta Il Bernaschi, affarista senza troppi scrupoli. Il classico tipo con villona in collina, la piscina, il tennis, i camerieri.
E poi ci sono le mogli, i figli, i soci, i vorrei ma non posso, i potrei ma non voglio.
Sì, è vero, Il capitale umano rappresenta uno spaccato raccapricciante della nostra società non necessariamente riscontrabile solo ed esclusivamente in Brianza.
Ma sicuramente molto ben rappresentabile con il normo-tipo del brianzolo, quello che anni di film e filmetti (da Ragazzi della Terza C ai cinepanettoni di vanziniana memoria) hanno dipinto con dovizia di dettagli.
A metterle tutte insieme, le figure maschili non ne fanno una buona.
Si salvano di più le donne. Forse perché amano, e non solo se stesse. Forse perché i loro valori non sono solo quelli economici. Forse perché quando capiscono,danno chiamare le cose con il loro nome. Come Valeria Bruni Tedeschi, moglie del Bernaschi, nell'ultima scena del film: "Avete scommesso sulla rovina di questo paese. E avete vinto”.
Bello, nonostante il tanto (tantotantotantotantotanto) fastidio per alcuni personaggi.

martedì 18 febbraio 2014

Crisi di Identità

In questo momento sto seguendo un certo numero di progetti che appartengono a rami diversi dell'azienda.
Di conseguenza, sullo schermo del mio pc ci sono aperte le finestre di tre differenti siti di amministrazione, sui quali ho eseguito l'accesso con altrettanti account, di tre canali YouTube, sui quali opero con account diversi, per non parlare delle caselle di posta: personali (una), lavorative (due), di redazione (due).
Ogni tanto, inquietante, arriva il messaggio: "Sembra che tu stia operando con un account diverso da quello con il quale hai effettuato il login. Conferma la tua identità".
Già. Chi sono io?




sabato 15 febbraio 2014

Forse non lo sai ma pure questo è amore

- Senti, io lo so che forse non è originale, però ci ho pensato su un po' e alla fine ho deciso che invece dei fiori per San Valentino a te avrebbe fatto più piacere una ricarica sul tuo credito di Amazon.
- Ohhh yessssss :) 




lunedì 10 febbraio 2014

Lectio Magistralis

Mettila come ti pare, ma ci sarà sempre un momento in cui ti scoprirai di essere il Sud di qualcun altro.
Piccola, magistrale e amarissima lezione impartita dagli svizzeri ai leghisti e ai lepenisti d'ogni dove.


mercoledì 5 febbraio 2014

No, non sono Florence Nightingale

Micio è tornato a casa. Un po' pelato sulla pancia dopo l'ecografia e un po' rasato sulla zampa per le flebo, in realtà è più coccolone e affettuoso che mai e ha pure ripreso peso.
In compenso dobbiamo proseguire con le terapie per qualche giorno: puntura di antibiotico al mattino, piccole flebo di soluzione idratante e antibiotico la sera.


Ora la bravissima veterinaria ha un bello spiegarmi che non c'è problema, che è facile, che basta sollevare la pelle poco più giù della collottola, che la flebo va giù in fretta. Io non ce la faccio. Pusillanime, non so fare le iniezioni. Mia madre e mio padre ridono di questa mia incapacità, ai loro occhi grave più o meno come se non sapessi attaccare un bottone. Mio marito sostene che se lui ha imparato a farsi le iniezioni, data la mia scarsa propensione a far da crocerossina, non vede motivi per cui debba continuare a ostinarmi nel mio rifiuto.
La prima iniezione glie la ha fatta lui, con il mio valido e indispensabile aiuto nel ripetere al gatto il mantra su-su-tranquillo-su-su. La prima flebo di nuovo lui con l'aiuto della veterinaria. Domani si replica, ma lui minaccia una trasferta, pur di inchiodarmi alle mie responsabilità.
E io ho cominciato a esercitarmi con gli aghi e le arance. Che almeno non miagolano.

lunedì 3 febbraio 2014

Archiviazioni


3 febbraio, San Biagio.
E anche l'ultimo frammento di Natale se ne va. 



Umanità, DIS e SUB incluse

Premesso che a me l'inizio di febbraio manda in crisi, perché inizio a farmi tutta una serie di filmoni mentali sul tempo che passa, sul primo dodicesimo dell'anno che se ne va, di un terzo di trimestre archiviato e via di frazioni discorrendo, devo dire che le italiche questioni mi danno la nausea.
Sì, la nausea.
Perché quando una dice che più in basso di così c'è solo da scavare (cit.), poi scopre che no, si può andare ancora più in giù, un bel po' più in giù. E non sono solo le immagini che il Tigì trasmette a sera, è proprio l'aria becera che tira e che permette battute da trivio, azioni indecenti, pensieri peggio ancora violenti.
Il tutto mascherato dalla finta inconsapevolezza, dell'io non volevo, io non sapevo, io non pensavo.
E non dica Beppe Grillo che non sapeva cosa si sarebbe scatenato invitando i suoi seguaci a dire cosa avrebbero fatto se si fossero trovati in macchina con il Presidente della Camera Boldrini. Perché era chiaro che la reazione sarebbe stata quella: livorosa e indecente. E poco importa cosa l'ha scatenata, quella rabbia [personalmente sono un po' delusa da una persona alla cui nomina avevo guardato con favore]: la violenza non si giustifica. Punto.

E che dire di chi brucia i libri?
Non ho seguito le Invasioni Barbariche venerdì sera, per cui non ho idea di come Augias si sia espresso. Ha parlato male del M5S, ho capito. Sarà mica la prima volta eh? E comunque, caro pentastellato, giuro che posso anche capire la tua rabbia. Posso anche capire che tu decida di non pagare mai più nemmeno un eurocent per un suo libro. Arrivo addirittura (io che non sono capace di buttare un libro anche quando mi fa schifo) a capire che tu in un moto di rabbia lo butti nel fuoco (il libro, non Augias). Ma che immortali il tuo gesto e lo pubblichi sulla tua pagina Facebook per ricevere il plauso dei tuoi compagni di movimento no, non mi piace. Non si fa. Perché ricorda altri roghi. Roghi di libri. E per favore non celarti dietro la risibile giustificazione che tu il libro lo hai comprato mentre i nazisti non li pagavano mica i libri che portavano via dalle librerie. Stai guardando il dito e non la luna. E ho detto tutto.

In questa saga del "facciamo a chi fa peggio" una nota di umanità l'ho trovata vicino a me.
Sabato ho portato il più anziano dei gatti finto-randagi che girano per casa dal veterinario, perché inappetente, sofferente, stanco.
Gli hanno diagnosticato una forma di sofferenza renale e altri acciacchini e lo hanno trattenuto per due giorni di dialisi.
Oggi, dopo la telefonata a ora di pranzo con le notizie sul decorso, la sorpresa di un video del nostro micione, che si sta già riprendendo.
Un gesto carino, di chi vive il proprio lavoro non solo come routine, ma con tanta attenzione per i pazienti pelosi e per chi si prende cura di loro.
E questo mi ha commosso. Ecco.