mercoledì 30 marzo 2011

Sintesi meno sintetica

One
Se il premier voleva fare un giro con l'immobiliarista per visitare la nuova proprietà, poteva anche farlo a spese sue e non a spese dello Stato, cioè anche mie. Evitando di piazzare sulle croste dei cittadini anche quel po' po' di seguito che si è tirato appresso, ecco.
Two
Promettere agli abitanti di Lampedusa di proporre al Consiglio dei Ministri di avanzare la loro candidatura per il Nobel della Pace è bieco populismo. Posto che il Cdm abbia tempo e voglia di occuparsi della faccenda, chi e come si prenderà poi la briga di presentare la candidatura a Stoccolma, di sostenerla, di prmuoverla? Le chiacchiere stanno a zero, come si dice.
Three
L'idea che facciano la Petruni direttore del Tg2 è il classico gioco di mano. Delle tre tavolette. Dei tre bicchierini. Un imbroglio, cioè. In puro Minzostyle.
Four
Gioco di mano, gioco di villano, mi diceva la mamma. Sarebbe bello poter definire gioco di villano il blitz di oggi sul processo breve. Ma sanno che possono fare questo e altro. Perché tanto lo sanno che qui, finite le proteste di rito, tutto torna nella melma. Mica siam bravi a far la rivoluzione, noi.
Fifth
Mancano 59 ore alla risoluzione del problema di Lampedusa. Anzi, 58 ore e mezza.

Sintesi estrema

 E proprio niente da ridere. (il credit è di Frankezze.it)

martedì 29 marzo 2011

Imitation of Life

Qualcuno lo chiama anche Reality Distortion Field. Non c'è altra spiegazione alle claque plaudenti fuori dal tribunale, alle figuranti che narrano il miracolo aquilano, alle finte fidanzate, alle finte assoluzioni. Non c'è altra spiegazione per riuscire a sostenere, con la faccia che la circostanza impone, tutte queste cose che, fuori dal distortion field, tornano a mostrare la loro vera essenza: meschinissime palle.

A dire il vero, un'altra spiegazione c'è. E si chiama valsente. Quanto vale un voto, un applauso, una bugia declamata con voce ferma davanti a una telecamera?

venerdì 25 marzo 2011

In particolare

Ovvero, quando il particolare fa la differenza.
Se qualcuno crede che non sia vero (io ad esempio non ci volevo credere), la prova provata sta qui.

giovedì 24 marzo 2011

Spigolature

Sottotitolo: senza nesso né logica.

Punto Uno: non ho comprato pillole di ioduro di potassio, né intendo farlo. A dire il vero ho mangiato pollo in tempi di aviaria e carne di manzo all'epoca della mucca pazza. In Inghilterra ci sono andata giusto in piena influenza A. Chiamatemi highlander.

Punto Due: Liz Taylor non ha avuto 4 figli da otto matrimoni. I figli li ha avuti da uno, due, tre o quattro matrimoni. Di più è impossibile. E questa è una nota per i titolisti Rai. Per dire.

Punto Tre: in metropolitana si respira aria di primavera. Se sudate, lavatevi un po' di più. In compenso quest'anno van di moda i fiori e i fiocchi tra i capelli. Oltre i ventisette anni fanno tanto Enrichetta. Se non sapete chi è, rimando alla voce Walter Matthau.

Ho finito, per ora.

lunedì 21 marzo 2011

Profanazione

Mi rendo conto che in questi giorni altri siano i temi sul tavolo. Però poi c'è anche la vita quotidiana, quella che ti tocca da vicino e che finisci per guardare da una prospettiva diversa da quella con cui rifletti sul Giappone o sulla Libia o sui guai di casa nostra.
Son tre giorni, incluso questo lunedì di finte ferie, che stiamo mettendo mano alla vita di un uomo. A tutto quello di cui lui si è circondato negli 83 anni che ha trascorso su questa terra. Le sue cose, i suoi libri, i suoi vestiti, le sue stecche da biliardo, i suoi fucili da caccia, i carnieri, i suoi appunti, le sue note sparse un po' ovunque. E poi scatole di foto, di lettere, di ricordi. Cose che si sapevan che eran lì, ma che in fondo nessuno aveva mai toccato perché ne era lui il custode. E uno si domanda se davvero c'è un momento giusto per farlo. Perché questo rituale, che fa parte dei rituali del commiato, è forse quello più violento. Violenza su te stesso. Violenza su di lui. Che ti sembra di profanargli la vita, decidendo cosa tenere e cosa donare, cosa conservare e cosa buttare, di tutto quello che lui non ha buttato mai.

venerdì 18 marzo 2011

Indovinello

Che cos'è?

The Day After

Il giorno dopo l'orgia tricolore, come ben si conviene alla fine dello show, dopo i titoli di coda tocca ai ringraziamenti. Al ragazzo dei panini e a quello delle bibite, alla mamma che ha fatto la torta, alla pizza di rinfranco. Thank You Everybody. Ma più di tutti grazie ai signori della Lega, che nella loro tracotante arroganza hanno forse fatto aprire un po' gli occhi a tanti stolti. A Salvini e alla sua scrivania in Galleria. Ai leghisti che han preferito il croissant alla buvette del Pirellone. A Bossi, Maroni e Calderoli che obtorto collo c'erano e a tutti quelli che platealmente non c'erano.
Grazie. Davvero grazie. I vostri gesti son valsi più di mille vostri comizi.

E il mio grazie più sentito va a chi a Roma c'era. E ha fischiato. Finalmente.

mercoledì 16 marzo 2011

Peynet



Bulimie

Ieri l'avrò sentita almeno tre volte per radio l'ultima boutade di Bon Jovi e ancora stamattina c'era un tizio che ne parlava. Il b[u]on Jon Bon, per farla breve, se l'è presa con Steve Jobs perché ha ammazzato con iTunes l'industria musicale. Un po' come i nostalgici del libro che fruscia ce l'han su con gli ebook, anche lui rimpiange il bel tempo andato in cui ci si perdeva fra le copertine dei negozi di dischi, in cui si godeva del preascolto e altre amenità del genere. Per me iTunes e i suoi fratelli hanno avuto il pregio di consentirmi di scaricare anche un brano alla volta, senza impormi l'acquisto/ascolto di album interi dei quali avrei magari scartato la metà dei brani. E questo è stato un gran bel cambiamento, ben al di fuori della logica dei singoli, gestita a discrezione delle case discografiche.
Ma c'è un altro altro aspetto che il b[u]on Bon Jon trascura e che invece a me inquieta. Ed è la bulimia. Per quale motivo dovrei avere quindicimila, ventimila brani musicali sul mio player? Non mi basterebbero due anni di ascolto ininterrotto per sentirli tutti. Una volta, e non è nostalgia canaglia questa, l'acquisto di un disco era cosa da salvadanaio, da mance risparmiate, da regalo di compleanno, da scelte oculate, spesso sofferte, da condivisione con gli amici, tu-questo-io-quello-poi-ti-faccio-la-cassetta. Da selezione. Certo, gli impallinati ci son sempre stati, ma forse eran più cultori. O così mi piace credere. La sensazione che ho ora è proprio quella della grandeur, che spinge fin da bambini a chiedere l'accroccio per poter scaricare sul gameboy o sulla play migliaia di giochi, naturellement craccati. Ma con quanti ragionevolmente si potrà giocare? Due? Tre? Dieci? Cento di sicuro no. Poi arrivano gli mp3 e ancora si corre a fagocitare l'inverosimile, in una sorta di supersize me musicale. Con gli ebook temo sarà lo stesso. Con la differenza, non irrilevante, che la lettura di un libro richiede qualcosina di più di tre canonici minuti.

martedì 15 marzo 2011

Έτσι, δεν γνωρίζω

Scio nihil scire. So di non sapere. La fisica, più che mai quella atomica, non ha mai fatto parte del mio bagaglio, nemmeno quando ero costretta a farmene carico a scuola. Per cui so, fortissimamente so, che tutto ciò che attiene al raziocinio e alla fredda logica dei dati mi coglie impreparata. Tuttavia, trovo sconcertante la sicumera con cui il nostro Governo in primis e i fautori del ritorno al nucleare subito dopo non provano nemmeno a esercitare la nobile arte del dubbio. Anzi. Non è che minimizzino, no. Negano. Citano fonti, scale, numeri, statistiche, per dimostrarti che sei tu l'ignorante e incompetente che ragioni di sola pancia. Sarà. Anzi, è. Però a me restano sempre quelle tre-quattro domande in sospeso, alle quali nessuno ha mai dato risposta. Dove si mettono le scorie, così, per cominciare. Quanto sono effettivamente sicuri gli impianti di nuova generazione. Se davvero non sia più saggio investire pesantemente verso le rinnovabili, invece che tornare su un nucleare che richiederà comunque tanti (troppi?) anni prima di rispondere efficacemente al nostro fabbisogno. Quale garanzia vi sia, in un Paese come il nostro, che le criminalità più o meno organizzate non arrivino a mettere le loro mani anche sulla realizzazione dei nuovi impianti. Detto questo, dal basso delle mie insicurezze, li invito caldamente a trascorrere i prossimi quindici giorni in un simpatico resort a Fukushima. Sono certa che non vi siano problemi di overbooking. Facciamo tre settimane, va. Poi ne riparliamo.

Post scriptum: Spero che nel frattempo qualcuno addivenga a più saggi pensieri. Nella malaugurata ipotesi che ciò non debba accadere e nell'altrettanto malaugurata ipotesi che anche il referendum dovesse andare deserto, sarà divertente vederli all'opera, i paladini del nuclear power, nell'esercitarsi nell'altrettanto nobile esercizio del not in my garden.

lunedì 14 marzo 2011

Nippo-Humour

Nel va e vieni di mail con i nostri amici giapponesi, in questi giorni di tragedia, non ho potuto non cogliere una vena di amaro umorismo in chi, pur lontano dall'epicentro, ha assistito a qualcosa di mai immaginato prima. Sorprendente, almeno per me.
[...]After an hour of evacuation to outside, some of us were allowed to go into the office to bring our assets. When I entered into the office, everything was in disorder! Big surprise and shock! Most of the walls fell off, many windows are broken, some portion of the ceiling were fallen down, most of the PCs fell off, covered by messy powder all around. Especially inverter design department was damaged. I do not think we can start normal work tomorrow. We'll see...But honestly, it is not worth risking our lives. I could not catch my wife, working just a few kilometers away from my office, because the communication (handy phone) was blocked, but fortunately we could meet 5 hours after the eartquake occurred. Sae was in Tokyo area (Tokyo Disney Sea) with her friends and faced liquefaction phenomenon. Tokyo Disney Sea was made by land filling. It took her 12 hours to arrive at her friends house, where she stayed until the next morning.[...]
Poi, il guizzo: [...]If there's a chance, she would like to visit Italy, and next your daughter(s) come here like we talked a bit in the past. I do not think there will be such a big earthquake, because it is said it was the one happened once in 2000 years.[...]
Humour per humour, abbiamo risposto così: [...] Giulia would like for sure to visit Japan, she’s not afraid of another big earthquake like this because she hopes to come within the next 2000 years.[...]

Nota a margine: ho letto recentemente Tutti i figli di Dio danzano, di Murakami Haruki e mi aveva colpito l'ombra lunga del terremoto di Kobe che pervade ogni racconto. Ho provato a riprendere in mano il libro, ieri sera. Ma non ci sono riuscita.

Attese


Singolare sintonia, sostare davanti alle Attese di Lucio Fontana in un giorno d'attesa. Un lungo giorno in attesa di una risposta, equivalente a un verdetto, definitivo. Ed è stato per ingannare quell'attesa che mi sono infilata nel Museo del Novecento. Non c'ero ancora stata. Mi mettono ansia le folle. Nei musei anche di più. Mi tolgono lo spazio e il tempo dell'osservazione, così come lo tolgo io. Così ho preferito aspettare. Di nuovo, l'attesa. Poca gente, quella mattina. E Il Quarto Stato lì, dopo la prima rampa. I futuristi. Boccioni. Marinetti. Salendo su, fino a Fontana. E fino a quella terrazza, con una vista che vale da sola il tempo trascorso al museo. C'era il sole, quel giorno. L'8 marzo scorso.

martedì 8 marzo 2011

Flowers

La stazione del metrò a Cadorna pullula di venditori di mimose. Un mazzetto tre euro. Già un po' smunti, da perdere i pallini già da stasera. Forse, se se ne prendon due fan cinque euro. Loro son magrebini, cingalesi, cinesi. Le cinesi son più organizzate, con un secchio pieno d'acqua e la stagnola per avvolgere i gambi. I magrebini fanno il banchetto. I cingalesi si avvicinano a chiunque, uomo, donna, bambina, e offrono con un sorriso.
Improvviso il fuggi fuggi, col bachetto rovesciato e i mazzetti raccolti alla bell'e meglio. La polizia guarda, passa e va. Per terra qualche mazzolino perduto nella corsa. Lesto il clochard - che barbone non sta bene - li raccoglie e sale verso le Nord. Due euro. Che tanto è tutto guadagno.

<i>Che poi uno ci pensa anche alla questione del racket e delle mimose. E si domanda se davvero ne valga la pena. </i>

lunedì 7 marzo 2011

Passion Ebook [Reprise]

C'è poi un altro aspetto della questione ebook che mi ha colpito e sul quale temo finirò per rimuginarci abbastanza. Ed è il lato social della questione. Social reading, social writing. Ora, sul social writing ho le mie fisse. Se togliamo Wu Ming, non ho finora visto nulla, tra le produzioni a più mani, che valga la pena di entrare negli annali della letteratura. Ma devo dire che penso lo stesso dei millanta narratori improvvisati che compaiono sul web. Il fatto di mettere insieme delle parole, delle frasi, una parvenza di trama, non trasforma modesti scribacchini in autori. Può darsi che le cose col tempo cambino, ma a me questa dimensione social della scrittura lascia molto perplessa. Anche le abbinate costruite a tavolino, come Camilleri e Lucarelli l'estate scorsa, davvero lasciano un po' il tempo che trovano e non so se sarà un social network a creare i Fruttero & Lucentini o i Sjowall & Wahloo di domani.
Diversa è la questione del social reading. La faccenda è semplice: soprattutto quando i nuovi ereader integreranno funzionalità di comunicazione, l'idea è quella di dar vita a vere e proprie piattaforme sociali di lettura nelle quali coinvolgere lettori e magari autori in sessioni di reading collettivi, forum, gruppi. Bello. Bello. Bello.
Ma.
Ma io quando leggo tendo a immergermi in una esperienza individuale. E' quando ho finito di leggere che mi scatta il desiderio di condivisione o di confronto. Così, per esempio, già adesso a me l'idea che sul Kindle uno possa vedere in un libro una sorta di top ten o top venti delle frasi maggiormente sottolineate dai lettori in tutto il mondo manda un po' giù di testa. Chemmefrega se 50 persone hanno tutte sottolineato lo stesso passaggio? Esiste un criterio di rilevanza anche nella lettura? In questo momento, l'unica cosa che mi conforta è il pensiero che la volontarietà in queste faccende è ancora determinante. Sono social, se voglio. Condivido, se voglio. Per ora non voglio. Ecco.

domenica 6 marzo 2011

Raccolta punti

Questo post, in attesa che io torni a sbizzarrirmi sulla questione degli ebook che mi affascina dimoltodimoltodimolto di più, ha due titoli. Il primo è quello che si legge in alto. Il secondo credo lo metterò in calce. Credo.

A pagina quattro di Repubblica di oggi c'è una breve cronaca dalla manifestazione delle donne del Pdl organizzata ieri, in una sorta di faticoso controcanto alle manifestazioni del tredici febbraio e di timoroso non si sa mai in vista di quelle dell'8 marzo. Scavando un po' tra le difese di ufficio del capo, le accuse altrettanto d'ufficio nei confronti delle donne di sinistra e le scontate prese di distanza rispetto a manifestazioni politicizzate (della serie sempre dai fondamentali bisogna ripartire, si studiassero un po' cosa significa politica, etimologicamente voglio dire), la chicca c'è ed è targata Sacconi. Maurizio Sacconi. Il ministro del welfare. Lui, ecco. Comunque quel gran genio di Sacconi ha tirato fuori dal cilindro la chicca dell'anno: con le carte fedeltà, la grande distribuzione potrebbe offrire invece che set di piatti o parure letto, dei bei voucher per l'Inps. Un genio. Me le vedo le casalinghe che corrono con le loro fidaty card, tutte fiere dei dieci euro accumulati in un semestre per una pensione che non vedranno mai. Meglio un bel set di coltelli, a questa stregua. Multiuso, soprattutto.
E mentre il ministro del welfare se ne veniva bel bello con questa nobile idea, finiva con Mara Carfagna il mantra delle ministre: "Le donne devono imparare a valorizzare i loro talenti". Quali?
Uh. Dimenticavo il secondo titolo.
Honi soit qui mal y pense.

sabato 5 marzo 2011

Passion Ebook

Ovvero quello che ho visto, sentito e, spero, imparato, in una giornata di lavoro.

A dire il vero le giornate sarebbero tre: vanno avanti fino a domani. Ma io più che il primo giorno non riuscivo a starci e ci mancava poco che mi baciassi i gomiti. Piutost che nient l'è mej piutost, diceva mia nonna. Saggezza meneghina. Comunque anche solo nella prima giornata di carne al fuoco ne è stata messa tanta, e cercare di condensarla in un post non è cosa semplice. Magari di post ne faccio anche più d'uno e così scappa la paura.

Il primo punto, della giornata di ieri, è che finalmente non ho sentito nessuno partire con la solita manfrina del libro di carta, del profumo dell'inchiostro, del fruscio della carta. Un passo oltre. Anche due va. Diciamo che la questione è assodata: c'è un mondo che sta andando in una certa direzione, come si affronta il cambiamento? come si fa sistema? qual è il punto di sostenibilità? quali i modelli di business possibili?
Brutale, nel contempo, il realismo. Di che cosa stiamo parlando? Di una cosa che vale lo zerovirgolazeroqualchecosa di un mercato, ben più grande, che è quello librario nel suo insieme. E che per quanto cresca, ce ne vorrà prima che arrivi a un cinque, un dieci o un venti per cento.
Ma per quanto tempo ci metterà, imporrà a molti di cambiare. Alle librerie? Certo. Anche se, attenzione, prima degli ebook è l'ecommerce che le mette in crisi. E questo già da ora.
Il libro di carta sparirà? Nemmeno per sogno. E non solo perché comunque resta un'idea di conservazione e possesso che è impossibile scalfire, ma anche e soprattutto perché ebook ed ereader son cose da lettori forti. Uno che legge tre libri all'anno non ha interesse né necessità di migrare al digitale.
Detto questo, si arriva alla vexata quaestio. Ma quanto deve costare un libro digitale? Meno. Su questo son d'accordo tutti. Anche lasciando perdere la questione dell'Iva, che sui libri cartacei è al 4% e sugli ebook è al 20, perché equiparati a servizi digitali, il risultato è che devono costare meno. E questo anche a prescindere dall'altrettanto stantia manfrina che si eludono i costi di stampa, magazzino, trasporto.
A me è piaciuta la spiegazione di Mauro Zerbini, patron di Ibs: "Devono costare meno perché il valore percepito è più basso. Uno si compra un libro per tenerselo in libreria e magari mai sfogliarlo. Ma uno non compra un libro elettronico per tenerselo sul reader. Uno lo compra per leggerlo. Per consumarlo. E già questa idea di consumo sminuisce il valore percepito del libro elettronico. E poi, diciamocela tutta. Una volta i nonni portavano i nipoti in cantina e passavano loro i libri della loro infanzia. Quanti dei libri che abbiamo nelle nostre case vengono da questi passamano generazionali. Vi ci vedete tra vent'anni a passare i vostri file ai vostri nipoti?".

giovedì 3 marzo 2011

Passion Time

Domattina mi alzo all'alba. Anzi prima. Alle sei sono già in viaggio. Vado a Rimini. Per un giorno. A occuparmi di ebook. Vado qui, per farla breve: http://www.ebooklabitalia.com/. E mi invidio da sola. Magari poi ne racconto anche un po'.

mercoledì 2 marzo 2011

Ossimori

A me l'idea che un Guttenberg, se pure con due T,
si sia reso colpevole di copiatura indebita sembra tanto un paradosso.
Poteva tentare un'estrema difesa. In memoria dell'avo Johann.

martedì 1 marzo 2011

Stati di alter[n]azione

Roba da predica mammesca, voglio dire. Ma a questi bisogna spiegarglieli proprio tutti, i fondamentali. Mettano pure Ferrara dopo il Minzotiggì e prima dei pacchi. L'importante è che non tolgano. [Lo ha detto anche Fazio l'altra sera, lo so]. E non è che un martedì a me e un martedì a te significa creare un equilibrio. Significa togliere. Semplicemente togliere. E occupando ex lege Annozero o Ballarò non si garantisce per osmosi lo stesso pubblico, la stessa share, lo stesso risultato. Si invade un territorio. Scientemente.

Grrrrrrr

Ma allora ditelo. Ditelo che è con me, proprio con me, che ce l'avete. Perché mi avete mandato un'auto dei carabinieri a consegnarmi brevi manu una citazione in udienza nel bel mezzo di una mia pigrissima domenica pomeriggio. Perché io, oggi, per essere lì alle 13, ho dovuto passar di mano un paio di appuntamenti di lavoro non semplicemente importanti, ma soprattutto interessanti. Perché io, in quell'anticamera davanti all'aula, oggi alle 13 c'ero, insieme a tutti gli altri convocati, tutti perplessi, tutti francamente un po' scocciati di questo reitero di cose già dette e fatte. E perché dopo quaranta minuti mi son sentita dire che nessuno aveva bisogno di me e che in effetti c'era stato un disguido nelle citazioni. Voi mi odiate, ditelo.
Ma vi odio anch'io. Profondissimamente. Sapevatelo.

Samaria

Oggi mi tocca andare in tribunale. Per la terza volta in pochi mesi. Nessun legittimo impedimento. Semplicemente, convocata, vado. Devo raccontare, di nuovo, quel che accadde una mattina di quattro anni fa, quando assistetti a un incidente stradale e mi fermai a prestare soccorso a un bambino. Niente di grave. nessun morto o ferito. Solo una bella botta e tanto spavento. Solo che io mi fermai, l'altra macchina, quella che lo aveva investito, no. Non subito per lo meno.Mi dicono che la guidatrice tornò indietro poco dopo, quando ormai ce ne eravamo andati e il bimbo stava con sua madre. E che andò immediatamente a costituirsi. Comunque. Comunque a quattro anni di distanza io dovrei ricordarmi ogni particolare. Dove fermò la macchina? Accostai, mi ricordo. Credo sulla destra. Ma lei all'epoca disse sulla sinistra. Allora sarà stato sulla sinistra. Che ora era esattamente? Verso le otto. Stavo portando le figlie a scuola. Nella sua dichiarazione di quel giorno c'è scritto otto e un quarto. Saranno state le otto e un quarto, allora. Quanti passi aveva fatto il bambino? Non mi ricordo. Nella sua dichiarazione c'è scritto due tre passi. Saranno stati due o tre.
Ma secondo te, io posso ricordarmi ogni dettaglio di una cosa che ho visto incidentalmente, un mattino di quattro, dico quattro anni fa? E adesso che per la terza volta mi fai tornare in tribunale a ripeterti quello che io non mi ricordo, cosa pensi di ottenere? Mi dicono che sono fortunata. L'incidente è avvenuto a pochi passi da casa mia. Fosse stato a Catanzaro, mi sarebbero toccate, finora, tre gite in Calabria. Comodo. Ecco. Io di giurisprudenza non capisco nulla. Però, devo dire, la faccenda mi sembra troppo banale per meritare tre udienze (tre alle quali sono stata convocata io. il capo dei vigili mi ha detto che loro sono andati almeno un paio di volte in più). Una sintesi, magari su un criterio di buon senso no?

Iconic

...and farewell to you, Mrs Jane Russell