martedì 30 novembre 2010

Una donna in Barca

[ci vorrebbe la cediglia, ma senza fa più citazione colta, o pseudotale. Punto]
Io lo sapevo che dovevo venire a Barcellona. Ma ero convinta di doverci venire oggi. Mica ieri. E per fortuna che sono un donnino previdente e venerdì ho stampato il biglietto elettronico prima di uscire dall'ufficio buttandolo in borsa con la nonchalance di chi non solo ha tutto un fine settimana davanti a se', ma soprattutto e' appena riuscita ad accreditarsi a quel vernissage al quale fa il filo da mesi, giusto giusto lunedì sera. E invece. E invece non so come il biglietto l'ho guardato e non so come me ne sono finalmente resa conto. Partenza lunedì 29. Tepossino. Così alla fine son partita al volo, ho perso il vernissage e ho perso anche l'ultima puntata di Fazio e Saviano, che infatti questa volta son stati sotto i nove milioni di spettatori. Perché io valgo. Comunque le previsioni davano temperature splendide, qui a Barcellona. E infatti piove. E ieri sera c'era la partita. Il tassista non era molto contento quando gli ho detto che sono interista. Per fortuna lo ha saputo quando mancavano trecento metri all'albergo, altrimenti mi avrebbe piantato armi e bagagli in cima alla Diagonal. Comunque il Real ha preso cinque pappine, il Mou si e' preso la colpa e qui han sparato i fuochi artificiali. Tanto piove e non li ha visti nessuno. Tie'. Qui a cena tiene banco Wikileaks ed e' già qualcosa, almeno non mi chiedono di Berlusconi. Il moto di tristezza mi e' preso ieri, quando ho letto della morte di Monicelli. Poi ho pensato che ha scelto lui il momento per andarsene. O forse a me piace pensare che sia così. Mi piace credere che abbia voluto andarsene prima che la malattia o qualunque altro male, visibile o meno agli occhi degli uomini, ne ledesse la dignità.
Va beh. Torno domani. Ma prima passo da Desigual. Che lo so che c'e' anche a Milano, ma qui mi piace di più.

lunedì 29 novembre 2010

Extra.terrestre

C'è un segnale che una donna non dovrebbe mai trascurare di cogliere, quando decide di unire la sua esistenza, le sue sorti e il bagno con un uomo: quanto tempo questi riesce a reggere le lampadine appese al filo in ogni stanza. Se entrambi riescono a mascherare i mesi che passano dietro la patetica scusa che le luci sono importanti, bisogna dunque sceglierle con cura, è vero amore. E si può ragionevolmente sopravvivere a molto altro ancora. Al digitale terrestre, per esempio. Perché anche noi, nel corso di questo fine settimana, ci siam fatti prendere dalla smania milanese del momento, e abbiam provato a risintonizzarci. Anzi, a risintonizzare l'unico televisore dotato di decoder. Perché l'altro, un glorioso Trinitron che sta con noi da 21 anni ormai, è collegato a dvd, vcr e affini e non risente del fatto di aver perso qualsiasi sintonia. L'uomo di casa, senza scomporsi, ha dichiarato che non doveva essere cosa complessa. Basta far fare tutto il giro. Qualunque cosa questa frase significhi. Il risultato è che adesso prendiamo un centinaio di canali, ReteCapri inclusa, oltre a RaiUno, RaiDue e RaiTre, che però trasmette il Tg regionale del Lazio. A dire il vero mi bastava la Moratti senza doverci pure aggiungere Alemanno. La7 sembra sparita e questa è la cosa più grave. Ieri sera ho provato con MinzoTiggì delle 20, ma a parte il blateramento di Frattini, non avrei capito una beneamata di Wikileaks, se non fosse che la storia l'avevo già letta in rete. Fatt'è. Le figlie han detto poco male, abbiamo una marea di Dvd da guardare. L'uomo di casa ha fatto spallucce e ha detto: tanto tu parti per la Spagna e io Fazio vado a vederlo dai tuoi già che ci sono. Morale tutto resterà così, provvisorio, in attesa che si sintonizzi da solo. In fin dei conti la tv è una cosa importante. Dobbiamo trovare i canali che davvero si abbinino con l'arredamento di casa.

Warm Water [Discovery Of]


Ah beh.

venerdì 26 novembre 2010

Dei Pro e dei Contro

Qui sembra la fabbrica del Duomo. Di là il cantiere. Di qua i lavori in corso. Il che significa che durante il giorno si montan scrivanie, che verso sera arrivano quelli della Gondrand, con il carico di scatoloni portati via di là e che al mattino arrivano quelli che di là si trasferiscono di qua. E noi che ormai siamo qui da lunedì facciamo anche il figurone dei veterani. Cioè sappiamo dove sono i bagni, le stampanti, la macchinetta del caffè, sappiamo che si fuma solo in cortile e che al quinto piano c'è una bella terrazza. Quando non nevica, suppongo. Comunque musi lunghi ce ne sono, perché per qualcuno, che non sono io, i tempi di commuting si sono triplicati. E poi c'è la faccenda dell'open space, che qui è proprio open. E uno deve amarla proprio l'umanità per star bene in un vero open space.
Comunque, anche io come i miei colleghi, mi son fatta la listina dei pro e dei contro, che di questi tempi, tra Fazio e Saviano, le liste van tanto di moda.
Pro
Da casa all'ufficio ci metto dai 7 ai 12 minuti
Contro
Siamo in 100 su uno stesso piano e tutti parlano
Pro
Da casa all'ufficio ci metto dai 7 ai 12 minuti
Contro
L'area ristoro è esattamente dietro la mia scrivania
Pro
Da casa all'ufficio ci metto dai 7 ai 12 minuti
Contro
Ogni minuto qualcuno sembra aver bisogno di un caffè
Pro
Da casa all'ufficio ci metto dai 7 ai 12 minuti
Contro
Non c'è un armadio nemmeno a pagarlo
Pro
Da casa all'ufficio ci metto dai 7 ai 12 minuti
Contro
L'aria è così secca che ho le labbra tagliate e una sega circolare in gola



Così, dopo aver ben soppesato i pro e pure i contro, sono giunta alla mia personalissima conclusione.
C'è una sola cosa che conta:
Da casa all'ufficio ci metto dai 7 ai 12 minuti.

Going back to my Roots

Ovvero, le piccole gioie del mattino.
Perché svegliarsi e trovarsi Pippi Calzelunghe nel logo di Google strappa il sorriso nonostante il sonno, nonostante la stanchezza, nonostante la neve che cade. E va bene che nell'Amarcord ogni tanto ci si rotola con tanta voluttà, però è rassicurante come un bicchiere di latte caldo la sera, prima di andare a dormire.

Per Pippi facevo una passione, e non solo per quella della tv. Perché quando una mia compagna delle elementari aveva portato a scuola un libro arancione, scritto da un persona con un nome stranissimo, che ricopiai con fatica su un pizzino che trionfante consegnai a mia madre, ne fui subito certa. Lo dovevo avere anche io. Lo chiesi a Gesù Bambino, che all'epoca era lui che aveva l'incombenza dei regali, così come gli chiesi, il Natale successivo, Le Vacanze all'Isola dei Gabbiani, scritto dalla stessa persona con quel nome così difficile. E Le Vacanze all'Isola dei Gabbiani sono stati anche il mio telefilm (sceneggiato?, cos'era?) preferito di quegli anni lontani. Che fa un po' male pensare che non ve ne sia più traccia negli archivi della raitivù. Io ne ho un paio di episodi in svedese, sottotitolati in tedesco. Non proprio il massimo, ecco.
Però "L'Isoletta sul mare blu" me la ricordo ancora. E anche Bimbo babibobobimba bubabababumba bobibobibimbumba. Have a nice day!

mercoledì 24 novembre 2010

Sobrietà

In effetti sì. Mi sembra giusto un richiamo alla sobrietà. Soprattutto fatto dall'uomo del bunga bunga. Dall'uomo che fa le corna nelle foto ufficiali dei summit dei capi di stato. Dall'uomo delle barzellette imbarazzanti. Dall'uomo dei complimenti pesanti. Dall'uomo delle farfalline e delle tartarughine. Si, si. Giusto. In effetti la predica non va mai dissociata dal pulpito.

giovedì 18 novembre 2010

Tecnofancoserie

Socialcosi a parte, a me l'idea che finalmente Amazon apra anche in Italia mi elettrizza mica poco. Per tutta una serie di motivi. E poi non è che il trip degli ebook mi sia passato. Anzi. Poi lo so che alla fine qualche trucco ci sarà e che le cose non potranno andar così lisce come uno spera, ma fin che i nodi non verranno al pettine, perché non pensare che non ce ne siano?

Resta il punto che considerare l'ebook un servizio digitale, con l'Iva al 20 invece che al 4% assolta all'origine, non è che faccia poi così bene allo sviluppo del comparto. E rende meno semplice sviluppare politiche di pricing davvero chiare.

Socialcosamenti

Per motivi lavorativi, ma anche per curiosità, lo ammetto, mi sto gingillando in questi giorni con RockMelt, il nuovo socialbrowser, con Android e pure con Windows Phone. Quello nuovo. Estiquatsi.
Che poi la faccenda di RockMelt mi fa anche un po' sorridere. Solo a inviti, strillan sulla home page. Poi li sotto ci sta il link. Per farsi invitare. Please invite me. Come gli imbucati a una festa. Tant'è.
Sta di fatto che tutte queste belle novità han come presupposto la mia volontà di condividere qualcosa. O di essere oggetto di condivisione. In modo integratissimo se no non vale.
Così se cerco il numero di telefono del mio commercialista, prima di riuscire a chiamarlo come minimo vengo informata che ha trascorso una serata di rutto libero con i suoi compagni di calcetto e che sta allegramente twittando sui clienti rompicoglioni, dei quali faccio probabilmente parte anche io.
Feeko, come direbbe mia figlia.
Ora mi si può obiettare che forse è lui che sbaglia qualcosa. Può essere. Ma intanto così è.
Per non esser da meno, RockMelt non aveva ancora finito di suggerirmi i link utili per una fantasmagorica marmellata di cachi (provate a riceverne due casse in dono quando voi non riuscite a mangiarli da quando avevate tre anni) che già mi sventolava sotto il naso i nomi degli amici ai quali consigliarla. E fammela almeno provare!

Vergog.Nation

Perché uno ha di che arrabbiarsi. E quando crede che il fondo è stato ormai toccato,
scopre che si può scavare ancora più giù. Ancora e poi ancora.

mercoledì 17 novembre 2010

Citarsi Addosso

Lo so che non sta bene e non è educato il l'avevo detto io. Però io l'avevo detto, nel mese di luglio, che non è che fosse poi una sorpresa la notizia che la mafia sull'Expo ci avesse abbia messo gli occhi addosso e non solo quelli. Perché da queste parti se ne era parlato ben più di un anno fa e come di cosa assodata. Le novità stanno altrove. E se anche uno come Forsyth per scrivere il suo ultimo romanzo decide di venire a studiarsi un po' come vanno le cose dalle parti di Buccinasco - non Scampia, non qualche sobborgo del casertano o del reggino, B-u-c-c-i-n-a-s-c-o - forse la notizia ha ormai varcato i confini del rione. Forse di questo Maroni dovrebbe cominciare a farsene una ragione. E a ragionarci su. Ho detto.

Ailaik

Street art a Milano

martedì 16 novembre 2010

Al volo

No, ecco, una biografia non autorizzata di Briatore era proprio quella che mancava alla mia biblioteca.
[sarà anche una inchiesta giornalistica, ma la pubblicassero sull'Espresso, non la vendessero tra le strenne di Natale]

Debolezze [Delle mie]


Perchè loro a me piacciono, tutti e due.

lunedì 15 novembre 2010

Paternità mis.conosciute

Ovvero cazzata post.prandiale. Come l'ammazzacaffè.


p.s. quando si tratta di mis.conoscere paternità, si diventa pure poliglotti. Per dire.




Comprendonio [durezza di]

Qualcosa vorrà pur dire, se il Pd riesce a perdere anche quando corre praticamente contro se stesso.
E sarebbe anche il caso che qualcuno, dopo aver letto l'elenchino questa sera insieme a Gianfry, ci pensasse un po' su.
Che qui mica si parla di rottamatori, mica.

venerdì 12 novembre 2010

Gracias a la crisi (sperando di non parlare troppo in fretta)

Ci ho fatto caso in questi giorni. Finora nella mia casella di posta, quella vera, quella fisica, quella dove arrivano le cose di carta, è arrivato un-solo-dicasi-un-solo catalogo natalizio. Quello dell'Ikea. Gli altri iper-super-megamercati di zona per ora si astengono. Aperture domenicali incluse, voglio dire. Ho visto qualche sparuto panettone, che chissà perché mi ha dato l'idea del residuato dell'anno scorso, far capolino da uno scaffale. Ma per il resto ancora nulla. Niente Jingle Bells, niente festoni, palline, muschi e capanne. Il personale costa, la tredicesima è già ipotecata, si sta schisci schisci almeno fino a Santambrogio. Che se nevica i milanesi vanno pure in montagna, altro che a far shopping. Quindi, fellows, la notizia buona è questa: non è ancora Natale. Emmenomale.

giovedì 11 novembre 2010

La Scighera

è questa qui
in un'immagine di Renato Casari, datata 1960. Con tanto di ghisa, mica pizza e fichi.

Nebbia a Milano

Che forse l'avevo scritto già se non so se in questa o nell'altra casa. Ma la nebbia a Milano, quella fitta e spessa, non c'è più. Non quella che altrove si racconta per convincersi che l'inverno qui è inospitale. E probabilmente lo è davvero, ma non per colpa della nebbia. Che però stamane è tornata. Sotto forma di scighera, quella sottile e umida, che profuma di foglie secche bagnate, che sparge nell'aria l'aroma dei camini accesi la sera. Che ti fa uscire di casa pregustando già il rientro e il calore di qualcosa di caldo. E non parlo di minestra.

Post triste, ma serve a me

Ovvero parole che non avrei voluto scrivere, ma che dopo giorni ancora frullano dentro di me. E forse tirarle fuori serve a me per riordinare i pensieri. Punto.

Accompagnare nell'ultimo viaggio una ragazza di diciotto anni, unica figlia di una tua amica, è qualcosa che va oltre lo strazio, il dolore condiviso, la com.passione. E' compiere un viaggio nelle tue stesse paure. Quelle alle quali non dai nome, nel timore che con un nome diventino ancor più vere e reali. Come vero e reale è quell'istante fra la vita e la morte. Fra un ciao detto uscendo di casa e una telefonata che arriva mentre fa notte. Quella telefonata di cui leggi sui giornali, ma che mai pensi possa arrivare fino a te. Fino così vicino a te. Così vicino, come il dito di un destino beffardo puntato dritto su di lei. Ma poteva essere un'altra lei. Ancora più vicina a te. E mentre ti sciogli in abbracci di lacrime, ti domandi come potresti mai farcela. Sapendo che non ce la faresti e sperando di non doverlo mai provare. E le domande son sempre quelle. Alla ricerca non di un senso in quel che è accaduto, che un senso davvero non c'è, ma di un senso a te stessa, alla tua vita. Alla vita. Che non sei mai troppo grande per chiederti perché. E mentre accompagni con lo sguardo quel mazzo di palloncini bianchi che volano in cielo, sai che tutti insieme state voltando pagina, per riprendere il cammino, senza di lei. [ciao stellina]

lunedì 8 novembre 2010

Addendum

"Le politiche pubbliche che si realizzano con benefici fiscali sono tarate sulla famiglia naturale fondata sul matrimonio e orientata alla procreazione".

Poi uno non si deve incazzare, eh.

Addendum dell'addendum:
io son d'accordo con lui. ecco.

Dei buoni propositi che non si mantengono

Io mi ero anche ripromessa di lasciar perdere le italiche miserie, perché mi metton tristezza e sconforto, oltre a lasciarmi addosso una discreta dose di incazzatura. Però quando uno legge che Giovanardi, mandato di gran carriera a sostituire l'impresentabile premier al forum delle famiglie, non ha avuto meglio da dire se non che le biotecnologie tolgono diritti ai figli, uno le promesse se le rimangia anche tutte. Tanto non è che si abbia a che fare con dei gran campioni di coerenza di questi tempi.

E, a proposito di coerenza, il primo che mi viene a dire, così come ho letto, che qualcuno vuole sovvertire la volontà dei cittadini espressa con il referendum del 2005 ricordo un paio di dettagli non da poco.
Il primo - I referendum del 2005 sulla fecondazione assistita, la diagnosi preimpianto e la ricerca sulle staminali embrionali non raggiunsero il quorum. Convertire l'astensionismo in un voto a favore o contro qualcosa è esercizio stilistico nel quale evito di addentrarmi da anni, convinta come sono del valore di ogni singolo voto e allergica come sono a ogni forma di astensione.
Il secondo - Qui se qualcuno ha sovvertito qualcosa è l'attuale governo (con la g minuscola), che se ne è fregato bellamente, lui sì, del referedum del 1987, imponendo al Paese il ritorno al nucleare a suo tempo abbandonato.

Va beh, volevo parlare di polenta, in realtà. Next time.

p.s. questo è il logo Google di oggi. Ci ha il suo perché, oggi soprattutto.

sabato 6 novembre 2010

E.u.geni

In effetti c'è qualcosa di geniale nel varare una norma che assegna il foglio di via alle prostitute che esercitano per strada, mentre si concede il permesso di soggiorno alla escort che esercita nei palazzi. Nel Palazzo, fate voi. A dimostrazione che Gertrude non aveva ragione. Una rosa non è una rosa non è una rosa. Tra una puttana e una escort la differenza c'è. E adesso è sancita a norma di legge.
E poi c'è anche quella faccenduola del WiFi. Il decreto Pisanu non viene prorogato. Alleluja. Ma non tout court, ci mancherebbe. Devono capire cosa metterci al suo posto. E visto che di e.u.geni stiam parlando, chissà come mai non è che mi senta così tranquilla. Soprattutto dopo che qualcuno ha già cominciato a ventilare spauracchi di terrorismo e pedofilia dietro il paravento delle reti aperte. In effetti ho visto orde di pedofili da Barnes & Noble e da Starbucks nei miei recenti viaggi all'estero. Tutti lì, in fila. Ordinata, però.

lunedì 1 novembre 2010

E.u.genio

Ovvero del mistero delle associazioni di idee e delle affinità forse elettive.
Posso capire che quel genio di Genius mi suggerisca di scaricare Il Fatto Quotidiano dal momento che son già abbonata a Repubblica. Ma perché, diamine perché, avendo preso il primo numero de La Vita Nòva dovrei aver una voglia matta di leggermi anche Il Giornale del Camionista?