giovedì 29 aprile 2010

Strabello

Più o meno detesto, con tutto il livore che alla mia vetusta età mi concedo come un dono, i neobarbarismi linguistici. Gli assolutamente si e gli assolutamente no, per non parlare del raga, che pensavo fosse in declino e invece mi tocca ricredermi.
Però lo strabello mi piace. E' strabello, ecco.

E so' soddisfazioni

Che lo scriverei anche con due z, se non fosse che la sindrome della matita rossoblù mi è rimasta fin da bambina. Potrei optare per un bel soddifa[z]zioni ma non dà lo stesso gusto. O si trasgredisce oppure no. Sulle mezze misure credo di aver poco dottamente già disquisito qualche giorno fa, a proposito di altro. Tipo i dolci dietetici, per capirci.
Comunque, ricevere più o meno durante l'intervallo di Invictus un sms - il telefono è in silenzioso, giurin giurella, è la prima cosa che controllo appena entro in sala - un sms, dicevo, dall'amico di Roma e romanista che comunica che l'Inter è in finale, dà tutto un altro gusto al resto del film. Che uno esce che ha vinto due volte, cioè.

Comunque Morgan Freeman è davvero bravo. E poi io mi commuovo.

venerdì 23 aprile 2010

Cupo Brontolio

Stanotte alle 4 il finto randagio che si è installato in fondo al letto voleva le coccole. Io no. Nemmeno le sue. Figlia 3 ha perso nell'ordine cellulare, felpa e pagellino. Checché lei dica, il problema è il pagellino. Figlia 1 ha chiesto consulenza per un'analisi di un testo di Tozzi. Federigo. Inutile dirle che anche Umberto mi fa un po' senso. E comunque dell'epifania del decadentismo me ne cale men di nulla. Stasera mi tocca, lo so. E poi piove. Fa freddo. Sono senza ombrello e il primo tram mi è scappato sotto il naso mentre attraversavo di corsa la strada. Il coniuge in Germania è capitato in una guest house coreana e mangia brodino e pesce a colazione. E a me si rivolta l'escargot, ancora piazzata sulla bocca dello stomaco, al solo pensiero.
Chi ha piazzato di straforo un venerdì 17 il 23 aprile?
Cazzocazzocazzocazzo.

giovedì 22 aprile 2010

Cafonal

Mettiamola così. Che a me i viaggi in pullman non piacciono. Cefalea fulminante fin dalla partenza. E poi quel mezzo dormire che non dà soddisfazione. Non riesco a leggere che mi vien la nausea. Mettermi al pc nemmeno a parlarne e comunque non saprei nemmeno dove appoggiarlo sui quei tavolini da casa di Biancaneve. E la sosta per la pipì a comando. Noianoianoianoia. E poi arrivano tornanti. Dio la Xamamina, avrei dovuto prenderla prima di partire lo sapevo. Si lo sapevo che in questa parte della Francia l'autostrada è in alto e il mare è laggiù, dopo un tot di tornanti che su un pullman da turismo di dodicimetrisupergiù non si fanno no. Ma alla Xamamina non avevo pensato. E comunque potremmo precipitare da un minuto all'altro e chi se ne accorgerebbe che avevo anche mal di stomaco. Però poi sul lungomare ci arriviamo e per non farci mancare niente ci facciamo anche tutto il percorso del Gran Premio, che mi dicono sarà tra un paio di settimane. Ci son già le seggioline rosse e blu. Capirai. E questo proliferar di palazzoni che se li guardi forse ricordano Quarto Oggiaro, ma qui costano almeno dieci volte tanto. E son brutti tanto quanto. Poi arrivano gli hotel, quelli con l'intero planetario al posto delle stelle. Quelli con le Hall, le suite, le Spa e i casino interni. Quelli dove un'ora di Internet ti costa dieci euro e una bottiglietta di minerale 7. Però ci hanno le piscine con la sabbia sul fondo e dei palmeti da far invidia al Sahara. Puro stile cafonal.
Io la detesto, Montecarlo.

Per fortuna le persone con cui sono son simpatiche. E poi a tavola si è parlato d'altro e non abbiamo nemmeno nominato Berlusconi. Però ci ho un'escargot che mi va su e giù sullo stomaco. E anche questo lo sapevo, ma non l'ho evitato.

lunedì 19 aprile 2010

La difesa del Panda

Stamattina l'ho sentito raccontare per radio, mentre obnubilata dalla stanchezza e dal ritardo, cercavo di raggiungere la tangenziale. Poi, invece della pausa caffè che non faccio, perché quello della macchinetta mi rivolta al solo annusarlo, ho cercato conferme in rete. Ebbene sì, è vero. C'è il gruppo su Facebook (potevamo farcelo mancare?), ci sono almeno un paio di blog e siti dedicati, con un sacco di gente che se la racconta su. E oggi ne parla persin La Stampa, tanto che non mi farebbe strano vedere Corriere e Repubblica seguire a ruota.
L'assunto è semplice. E poi si tratta di fare una bella manifestazione corale che a noi italiani vien sempre così bene, soprattutto se non c'è da uscir di casa e si può fare stando davanti al piccì.
L'assunto, dicevo. Poiché noi mamme dovremmo aver imparato nei convulsi anni delle prime infanzie dei nostri pupi cosa significano multitasking, flessibilità e crisis management, perché non aggiungere questi nuovi skill specifici ai nostri curricula? Perché non farne oggetto di valutazione premiante in fase di selezione del personale?
In effetti, devo dire che aver gestito, in anni ormai lontani, le infezioni intestinali di tre-figlie-tre in simultanea è stato come coordinare un'unità di crisi in fase pandemica. Ma non so oggi come poter rivendere questa esperienza acquisita sul campo. Se la cava anche in situazioni di merda. Ci potrebbe stare, in effetti. Comunque, battute a parte, a me questa cosa di spedir tutte il nostro CV europeo, aggiornato con le esperienze acquisite in quanto madri fa un po' sorridere. Mi ricorda tanto quell'Amministratore Delegato con cui parlai non molto tempo fa, convinto che per certi ruoli aver famiglia è importante, per non dimenticarsi che dietro a ogni dipendente ci sono sempre mogli, madri e figli. Peccato che quando la Corporation gli intimò di tagliar costi e teste, teste e costi tagliò. E comunque conosco tante e tali madri assillanti, ansiose, ansiogene, eternamente oberate e affannate, che se dovessi valutarne la professionalità in quanto madri, davvero passerei oltre. Non ho mai nascosto, in nessun curriculum io abbia mai compilato, di aver tre figlie. E spero di esser stata valutata sempre a prescindere dal mio status di madre e non in virtù di esso. Altrimenti a me questa cosa ricorda tanto la difesa del Panda. O la famosa Linea 7 della Zanussi. O, peggio ancora, le quote rosa. Rabbrividisco. 

venerdì 16 aprile 2010

Eyjafjallajökull

Ovvero, una sfida.
Comunque, si pronuncia così.
Su, su. Ripetere. Ripetere.

E' la fricativa finale che mi frega, già lo sapevo.

mercoledì 14 aprile 2010

Espiazione

Ieri pomeriggio ho trovato parcheggio al primo colpo in via Tortona. Vale a dire esattamente nel cuore del FuoriSalone. E avevo anche un Gratta&Parcheggia in macchina, che ancora mi domando come si sia materializzato lì. Stamattina, invece, il parcheggio l'ho trovato giusto giusto dietro l'Arco della Pace. Lì vicino sostavano due sciccosissimi risciò bianchi e rossi pronti a recapitare designer o aspiranti tali da un evento all'altro. Questa sera espierò tanta fortuna. Il mio tram passa dritto per via Paolo Sarpi, dove è in programma un FuoriSalone molto "fuori". Settanta vetrine, annunciano i comunicati. Più gli eventi spontanei di chi porterà i mobili direttamente per strada. La vedo dura.E dire che nemmeno mi occupo di queste cose.

Volutamente criptico

A volte mi domando perché non gioco al Gratta & Vinci o a uno qualunque dei concorsi mangiasoldi che pare entusiasmino i miei connazionali. Anche le schedine andrebbero bene, eh. E' che non i numeri la cosa mi vien meno bene che con le persone. Questione di prevedibilità, credo. Per quanto lo statistico ci si metta di buzzo buono, alla fine i numeri fan sempre quel che vogliono loro. Con le persone la faccenda è un po' più semplice, una volta che le si è osservate un po'. Ecco perché ci avrei scommesso. E perché su un'altra cosa scommetterei ancora. Si si. E vincerei anche lì.

lunedì 12 aprile 2010

Bi.polare

C'è da dire che la mia incompetenza sul vino è eccessiva perché una gita al VinItaly possa avere un gran senso. E comunque odio troppo la bolgia per poterne essere minimamente allettata. Questo mio odio, evidentemente, è sufficiente a tenermi lontana da manifestazioni altrettanto allettanti che abbiano a tema cioccolato, formaggi o salumi. Mi concedo L'Artigiano in Fiera a Natale e credo che basti a espiare l'intero anno solare. Però l'idea che tra le attrazioni in mostra a Verona ci sia il vino di Hello Kitty mi ha fatto rabbrividire. Come gli spumanti analcolici per bambini o le birre zero gradi. A dire il vero provo la stessa ostilità anche per i dolci dietetici e i gelati no-cal. Il coitus interruptus del peccato di gola. Meglio Gerard Depardieu, voglio dire. Che sarà anche icona di se stesso, ma almeno non si nega nulla. E si vede.

La bipolarità è data dalla seconda parte di questo post. 
Amara come è amara la storia che racconta. 
Perché scoprire via FaceBook che una persona con la quale si è lavorato per anni 
si è tolta la vita ieri la dice lunga sulle nostre solitudini. 
E leggere le parole di oggi sulla bacheca di chi non c'è più fa doppiamente male. 
Perché c'è tutta l'incredulità di chi non può capire cosa è successo
 e perché c'è di nuovo tutta la solitudine di chi cerca uno spazio, 
ancorché virtuale, per condividere dolore e sconforto. 

venerdì 9 aprile 2010

Never mind the bollocks

Opporre ragionevoli perplessità a irragionevoli richieste fa di me una persona non collaborativa. Così dice quello che secondo me sta cercando di fare le scarpe al G.C. Questo ovviamente mi pone in pole position nella sua personalissima classifica di gradimento e apre prospettive rosee sul mio futuro lavorativo nel caso in cui il calzolaio diventi davvero lui. Mi sono quasi pentita di non avergli mandato la prima release dell'email di risposta. Quella di due parole, che iniziava con "col" e finiva con un'altra parola che inizia per "c". Almeno mi sarei tolta una soddisfazione.

Comunque qui a Milano c'è aria di Salone del Mobile. Il che significa, in parole semplici, che la prossima prossima ci vorrà il doppio o il triplo del tempo per muoversi in qualunque direzione,  e che sarà tutto un proliferare di eventi stilosi, che nemmeno la settimana della moda, voglio dire. E soprattutto sarà molto figo farsi vedere ovunque vi sia l'etichetta Fuorisalone. A maggior ragione se si è architetti, aspiranti designer, e vorrei-ma-non-posso. Credo che occhiali e abbigliamento improponibili, accompagnati da qualche book e rivista da 25 euro alla copia siano un ottimo lasciapassare. Nel caso non si abbiano inviti eh. 

Conclusione a margine e a latere. Malcolm McLaren era un po' troppo furbo per essermi davvero simpatico. Ma senza di lui forse i Sex Pistols non sarebbero stati tali. 
E senza i Sex Pistols non so che ne sarebbe stato dei Clash. 
E a me la voce di Joe Strummer manca davvero. 

martedì 6 aprile 2010

Easter Time



Im.preparazione

E' inutile che mi ripeta che in fondo lo sapevo. Che lo sapevo da quell'ultimo saluto, così poche settimane fa che sembra quasi ieri, che non era solo un addio a lei, ma un addio a un'intera generazione che con lei si chiudeva. Quella generazione che le Guerre, quelle con la G maiuscola, le aveva viste tutte e due. E che i tuoi genitori li aveva visti bambini. Quel che in fondo sapevo, è che dopo quella generazione lì, arriva inevitabilmente il turno della generazione successiva. Quella di chi da adulto ha guardato te bambino. E che ancora sa dare il senso a quelle foto in bianco e nero. Istantanee. Momenti di vita fermati in uno scatto, che la loro memoria riesce ancora a trasformare in racconto. Quella volta che. E il punto è che quell'inevitabile turno è arrivato troppo presto. Talmente presto da coglierci tutti impreparati. Impreparati e consapevoli del fatto che per quei distacchi lì preparati non saremo mai.

venerdì 2 aprile 2010

Riti pasquali

Le ultime due sono uscite dal forno giusto poco fa e la casa profuma di pasticceria. Manca solo lo zucchero a velo e poi il tour della consegna, prima della partenza intelligente. Ah già, si parte. Direzione Liguria. Come qualche decina di migliaia di milanesi del resto. Previsioni pessime = ampia scorta di libri in borsa. Rifuggo l'iperattività. Ora più che mai. E poi ho un sacco di sonno arretrato. Ne smaltissi un po' sarei anche contenta.

Milano che fatica


Anche senza il Milan e il Benfica, voglio dire. Perché son giorni che piove e grandina all'improvviso, come se anche il tempo si fosse incazzato dopo le elezioni, con il faccione di Formigoni che minaccia di restar sempre con noi che spunta tra i manifesti elettorali o quel che di loro resta. E allora io arranco a fatica, tra un ingorgo e una coda al semaforo, cercando di ignorare l'agenda che si riempie di impegni e senza domandarmi se ce la farò. Perché non è questione di "se". Semplicemente devo. E basta far lagne. Però poi mi prendo il sacrosanto diritto di sbottare, con termini non esattamente oxfordiani, quando riesco a leggere un po' il giornale. Perché io non me lo ricordo che qualcuno avesse messo on top dell'agenda post elettorale la questione dell'aborto e della RU486. Magari mi è sfuggito qualcosa eh. E comunque chissà perché questi uomini, appena sentono l'odore del potere, è sulla pelle delle donne che cercan subito sfogo. Lasciando perdere il baciapilismo d'occasione, giusto per indossar l'abito nuovo a Pasqua. Comunque la primavera è arrivata e le bambine non si son svegliate. manco i bambini, se è per questo, visti i risultati. E il problema, con i mala tempora che currunt è capire quanto peiora saranno quelli che parantur. Rabbrividisco.

Comunque l'altra sera ho visto Il Concerto di Mihaileanu. E mi son fatta anche il mio piantino catartico. Che è vero, il film sarà anche un po' furbetto, con quel crescendo finale, ma a volte uno ha bisogno di anche di momenti così. Quelli in cui si sente bene proprio perché sente quel groppo in gola, di emozione e commozione, e non lo caccia giù. Uffa.