mercoledì 23 novembre 2011

Appunti di viaggio


In questi ultimi dieci giorni ho fatto in tempo ad andare e tornare da Madrid, per poi andare e tornare dagli Stati Uniti. Sempre per lavoro, quindi poco da invidiare. Comunque in tutto sei decolli e sei atterraggi e un numero insopportabilmente lungo di ore trascorse in aeroporto in attesa della connection al volo successivo, e un numero ancor più insopportabilmente lungo di ore trascorse su poltrone che chiamarle tali è un eufemismo, in mezzo a tanta e varia umanità. Un carro bestiame volante, nel quale ti propinano film pessimi, musica orrida e cibo indecoroso. Che se poi uno va a indagare, scopre che nelle comunicazioni ufficiali della compagnia aerea, questa inizia per Bri e finisce per ways, si parla di un team di cuochi assoldati per studiare i menu migliori per i loro passeggeri. Avessero assoldato le loro mamme si mangerebbe di certo meglio. Comunque tutta l'amarezza del viaggio scompare quando, alla fine di tutte le formalità all'immigration, finalmente si riaccende il cellulare. E il primo messaggio ti informa che sì, Mr. B. ha mantenuto la parola e ha dato le dimissioni. So' soddisfazioni, diciamocelo. Quasi commoventi, poi, le congratulazioni degli americani nei giorni successivi, quasi che ci avessi messo del mio per spingerlo su al Colle. Da farci la ruota come i pavoni.
Nel viaggio di ritorno, nel pit stop londinese, mi sono anche comprata un paio di giornali, con Mr B. in copertina, col cerone ben sgranato, così che si vedesse bene che era tutto un trucco, e pure un parrucco. Un cimelio, ecco. Adesso sai che noia dalle parti dell'Economist? Tze.
Comunque in attesa che Monti faccia la sua parte e cali la mannaia con violenza sulle nostre esangui casse, probabilmente mi annoierò anche io.
Intanto mi è venuta voglia di Natale.
E dato che manca più di un mese, non è proprio un bel segnale.

venerdì 11 novembre 2011

11:12


Probabilmente ora che andrà online, questo post, saranno le 11:20. Per cui varrà ancora meno. Comunque, io, che i numeri li amo, con questa storiella delle 11 e 11 dell'11-11-11 ci avevo giocato tempo fa. Senza ambizioni millenariste, però. Semplicemente perché è carina. E poi perché potrà esserci un 12-12-12, ma non certo un 13-13-13. Così diventa simbolico l'aspetto dell'unicità. E dell'irripetibilità, per lo meno fin che campo.

p.s. Due giorni fa ero a Madrid per lavoro. Mai ricevute così tante "congratulations" in un giorno solo. Peccato che siamo ancora alle dichiarazioni di intenti.

mercoledì 9 novembre 2011

Associazione di idee

In effetti oggi non ci pensavo, quando scrivevo il mio blablabla su Berlino. Ma la caduta del Muro è stata oggi, 30 anni fa. Che a pensarci fa un certo effetto, soprattutto quando i ricordi sono così vivi. Perché io mi ci rivedo inchiodata davanti alla tivù, con la precisa percezione che il mondo stava cambiando. Ricordi. Ricordi a colori, a dimostrare quanto brevi siano stati questi trent'anni.
Se poi questo nove novembre cadesse anche qualche altra cosa, qui in Italia, sai come lo ricorderei volentieri...

martedì 8 novembre 2011

Volevo cambiare città

In agosto siamo stati a Berlino. In vacanza, voglio dire. Il che significa con tutto il tempo a disposizione per fare le cose con calma.
E me ne sono innamorata.
Voglio dire, io, quella che Londra e poi basta, quella che forse New York ma comunque dopo l'East End, quella che Parigi val bene una messa ma non c'è paragone, vacillo.
E le granitiche certezze si sgretolano.
Io a Berlino ci vivrei. Tanto che ho cominciato a lavorare ai fianchi una delle figlie, si sa mai che voglia fare l'università da quelle parti. Lei ci starebbe anche, a dire il vero, solo che il posto branda per la madre non lo prevede. Nemmeno per il padre, se devo essere sincera. Il che mi tranquillizza sul fatto che faccia preferenze, ma non risolve il punto.
Mi sa che la soluzione sta nell'unione di questo post con il precedente. Mi cerco un nuovo lavoro a Berlino.
Si chiama quadratura del cerchio. Ecco.

p.s. Ovviamente non è un post turistico questo. Però potrei sempre raccontare di un sacco di cose che ho visto. Dalla porta di Brandeburgo alla East Side Gallery, da Postdamer Platz fino al Tacheles, passando per il Pergamon Museum. Ma tanto non renderei l'idea. Nemmeno delle Kartoffelhaus dove abbiamo consumato un paio di cene. 

domenica 6 novembre 2011

Volevo cambiare lavoro



In questi quattro mesi di cose ne ho fatte. E tante anche. E sono stata in un sacco di posti, per lavoro e per i fatti miei. Ma la cosa che forse mi ha preso di più è stato il tentativo di cambiare lavoro. Sul serio cioè. Non quelle cose che uno dice "prima o poi ci provo". Io ci ho provato davvero. Cioè ho visto sul sito di una certa 'azienda la ricerca di un profilo che sembrava disegnato e cucito apposta per me. E mi sono buttata. Application. Curriculum in doppia lingua. Risposta a un primo set di domande online. E poi la telefonata. Questo tipo che mi chiama dall'Olanda e mi tiene mezz'ora al telefono chiededomi se davvero io vorrei lasciare quel che sto facendo per andare a lavorare per loro. Che gli ho risposto Yes, Ja, Oui, Si , Da, casomai non lo avesse capito. Perché io avrei voluto lavorare proprio per quell'azienda lì. Non per un'altra. Poi i test online. Tremendi. Che ho capito che tra i prerequisiti era una laurea in business administration, che io non ho. Ma tra i prerequisiti c'era anche la mia. Ma ancora non l'ho capito per quella posizione tutta quella competenza in Excel e analytics cosa serrva davvero. Comunque mi sono preparata e ho costretto un amico a farmi un corso intensivo in analisi di traffico e relative appendici in Excel, tabelle pivot incluse, che non è che ne sentissi esattamente la mancanza. E alla data fissata li ho fatti, i test online.  E nemmeno tanto male, se devo dire il vero.
Ma alla fine il responso è arrivato.
Negativo, ça va sans dire. Se no avrei titolato diversamente.
Carina la motivazione.
Too much seniority.
Che va beh, lo so cosa significa.
Però è solo un modo garbato per non dirmi "sei troppo vecchia".
E mi sono quasi depressa.

Update

Va bene, sono stata praticamente quattro mesi senza scrivere un rigo. Forse non ero in vena. Forse non c'era spazio anche per il blog. Forse, semplicemente, mi sono impelagata in tante di quelle cose che quando arrivava il momento di scrivere avevo la nausea da display. Succede.
Però adesso mi va. Di nuovo. E magari qualcuno ha ancora voglia di passare di qui.

Sorry, we are open