martedì 29 ottobre 2013

Lettera 22

Io ci ho provato, sia ieri sia oggi. Ho dato la colpa a me, al cambio dell'ora (ché i fusi orari li reggo bene, non altrettanto le due cadenze annuali del solare/legale), al lavoro, ai pensieri. Poi mi sono arresa. La colpa è loro. Degli autori, del regista e financo degli attori. Perché la fiction su Adriano Olivetti alla fine è un feuilletton, malgrado Zingaretti e malgrado lui, Adriano, che di questi tempi non sarebbe male riflettere su alcune figure di industriali che hanno fatto la storia di questo Paese. Invece via, uno scivolar affrettato tra eventi e lotte di potere, come se non ci fosse più tempo. Più tempo per affinare, per meditare, per raccontare.
Davvero un peccato.

Che poi quando nella prima puntata è comparsa la moglie Paola, mi è venuto in mente Lessico Famigliare, quando la Ginzburg (Levi prima del matrimonio con Leone) racconta proprio della sorella Paola e del fidanzato di lei Adriano. E mi è venuto voglia di rileggerlo ancora quel libro. Perché racconta ciò che siamo stati, E fa rimpiangere ciò che non siamo più capaci di essere.


domenica 27 ottobre 2013

There's no perfect day [do die]



Intrepida[mente]

L'inizio del cineforum, ritardato per ennemila motivi che è lungo star qui a spiegare, segna comunque l'inizio ufficiale dell'autunno-inverno.
Stessa sala, stesse amiche, cambio giorno per motivi organizzativi nostri, con quest'ansia crescente da passaggio al digitale che mi rendo conto disturba non poco chi deve farlo funzionare, il cineforum.
L'esordio è autorale, con L'Intrepido di Gianni Amelio con Antonio Albanese, un titolo che di primo acchito mi ha fatto pensare ai fumetti [da me poco praticati, con un padre e un fratello rigorosamente ancorati a Tex].
Non ne sono uscita convintissima, anche se Albanese è perfetto nel ruolo, anche se Gabriele Rendina è una scoperta, anche se tutta quella Milano raccontata nel film la conosco, la vivo, la ritrovo. Inclusa quella faccenda del Bosco Verticale che mi lascia perplessa, che più perplessa non si può.
Comunque il film alterna momenti struggenti (il primo dialogo tra padre e figlio, quello in cui il figlio regala i calzini al padre) a momenti più stanchi. Una sorta di pencolamento precario, che poi è il tema stesso del film, posto che il precariato di cui si parla non è semplicemente o linearmente quello lavorativo, ma molto più interiormente un precariato di vita.
Forse un po' troppo buonista, soprattutto in certi passaggi chiave, che rischia di perdere di credibilità. Però il finale è un po' come quello delle favole. E alla fine uno esce dalla sala dicendosi che in fondo va bene così.


mercoledì 16 ottobre 2013

Un mercoledì da leoni [+ o -]

Non c'è paragone tra la corrente di amore che in questi giorni sta accompagnando dentro e fuori la Rete (quella con la R maiuscola) il saluto terreno a un uomo che sapeva davvero sorridere con il cuore e tutto quanto si sta invece muovendo dopo la morte di chi si è sempre sottratto alle sue responsabilità, negandole, e oggi nessuno vuole.
E nella mia ingenuità, mi piace pensare che entrambi riescano a capire cosa sta succedendo qui, e sorrida, l'uno, del bene che ha lasciato e che oggi abbraccia la sua famiglia, e l'altro senta il disprezzo di chi non può, né vuole, dimenticare. 


Sfogo concluso, giuro.
Anche se domani mi tocca il passaggio più difficile, lavorativamente parlando, di questa settimana, per lo meno lo so che partirò col piglio giusto.
In primo luogo perché oggi ho firmato il contratto, assicurandomi (compatibilmente con i chiari di luna attuali) altri 365 giorni di continuità lavorativa. Non che fossi in ansia, ecco, però adesso sono più tranquilla. E comunque ha premiato proprio il don't panic che mi sono imposta. Ho accuratamente evitato di pensare, di ricordarmi, di appuntarmi la scadenza imminente, scegliendo di fidarmi di chi stava seguendo la cosa. E ha funzionato. Per fortuna.
E poi, ed è questo il secondo motivo di ottimismo, settimana prossima ricomincia il cineforum. Che io lo so che tra passaggio al digitale, e difficoltà nel lavorare con il Comune la questione non è stata semplice. Però mi mancava. E in fondo sì, qui l'ansia l'avevo che potesse non andare in porto o che potesse passare in mano a qualcun altro diverso da chi ha lavorato negli ultimi anni.
E invece ala fine si parte.
Il programma pare sia ancora top secret, ma qui si compra a scatola chiusa.
Da quel poco che son riuscita a intuire si parte con Albanese, per poi passare a Rush. Gloria e Bling Ring sono in cartellone, questo lo so. Quando, chissà.

Quindi domani ce la posso fare.
Ho detto.

lunedì 14 ottobre 2013

Ciao FunkyProf

Ci sono notizie che uno non vorrebbe mai ricevere. 


FunkyProf, è stato un privilegio conoscerti e lavorare con te.

giovedì 10 ottobre 2013

Le quote rosa che piacciono a me

Lo ammetto, sul Bosone i brividi erano scarsini. Giusto quel poco che basta a mascherare il fatto che, particella di Dio o meno, di fisica non ho mai capito nulla.
Ma per la Letteratura mi ero messa in attesa e puntavo, come l'anno scorso e come quello prima e come l'anno prima ancora, su Murakami, cavallo sempre dato per vincente e mai piazzato in una gara, se gara è poi corretto chiamarla, in cui vince solo uno e una volta all'anno.
Così quando mancavano 1 minuto e 35 secondi mi sono collegata al sito e ho atteso pazientemente l'apertura della porta e la proclamazione.
Beh, Alice Munro non mi spiace. Non so se l'ho mai percepita con una levatura da Nobel, però l'ho sempre letta con piacere.
E poi è donna. E canadese.
E comunque un'Accademia che riesce ad assegnare alle donne 4 premi in nove anni, dai, non è male.


A mezzanotte sai...

Beh, avrebbero potuto darlo anche un paio di ore fa...
Ma passi anche la mezzanotte...
Vajont





martedì 8 ottobre 2013

Non [r]esiste saggezza

Nel frattempo, dall'ultima volta che ho scritto cioè, sono passata anche da Berlino, e di cose ne avrei da dire su quanto è riuscita a cambiare la città in due anni dall'ultima volta che l'ho vista.
Però adesso dovrei trasformarmi in un essere almeno parzialmente stanziale, cosa di cui avrei anche bisogno.



Solo che lo stanziare in ufficio, me ne rendo conto, mi provoca delle botte di inacidimento preoccupanti. Infastidita, ecco. Mi infastidisco in fretta.
Per quelle col tacco 12 che caracollano pesantemente lungo il corridoio - figlia mia, se non lo sai portare, il tacco, evita. le alternative ci sono, giuro -, per quelli/e che vanno e vengono dal bagno telefonando - ma l'interlocutore all'altro capo non se ne accorge? - per quelli che stazionano alla macchinetta del caffè, poco strategicamente posta a meno di tre metri dalla mia postazione, per delle mezzore - davvero non avete niente da fare? - per quelli da panico da "che ne sarà di noi". Per quelli, soprattutto.
Ebbene sì, siamo in vendita.
Bella novità. Sono mesi che se ne parla.
Non capisco perché adesso che la cosa è ufficiale la questione sembri più grave di prima, che tutti comunque sapevano.
Certo, il nome dell'acquirente non è noto. Ancora.
In fondo potrebbe anche essere meglio.
Tra essere la periferia dell'impero o il centro di qualcuno che ha voglia di spendere soldi in questo settore, tutto sommato forse preferisco la seconda opzione.
In ogni caso, non mi metto a togliere il tappo dal fondo della barca, prima ancora di sapere se davvero sta affondando, o se semplicemente punta a un altro porto. Cosa che in fondo io credo. E spero.