martedì 31 dicembre 2013

Classific[azioni] di fine anno

"Le strade erano piene di movimento e le botteghe erano ricoperte dei loro ornamenti più gai e più festosi. L'anno vecchio era giunto alle sue ultime ore di vita; dopo aver compiuto il suo dovere fino all'ultimo, curvava ora la testa stanca aspettando la morte e chiedendo soltanto che il mondo si ricordasse dei suoi giorni di lavoro e di sofferenza e che lo lasciasse morire in pace. Ma gli uomini ingrati non si ricordavano già più di lui ed erano ormai occupati soltanto ad accogliere, con tutti gli onori, il nuovo anno che stava per nascere". (Racconto di Capodanno, C. Dickens)


Mi era venuta l'idea di fare una classifica dei libri  letti, dei film visti, dei luoghi visitati, delle canzoni ascoltate, un po' come si usa in questi ultimi giorni dell'anno. Però mi sono persa subito all'inizio. Anche perché quando ho provato a confrontare una mia classifica ideale con una di quelle pubblicate sui quotidiani, di fatto mi sono ritrovata fuori scala.
Qualcosa, di questo 2013 mi piacerebbe però condividere con chi passa di qui.
E così ho pensato a un libro.
Non un libro da classifica, non un libro pubblicato quest'anno, non una pietra miliare. Semplicemente un piccolo, piacevolissimo romanzo, edito nel 2012, che mi ha regalato momenti di leggerezza e piacere.
Come un cioccolatino da scartare in questi giorni di festa.
Si intitola "I dieci figli che la Signora Ming non ha mai avuto", di Eric-Emmanuel Schmitt, lo stesso di "Monsieur Ibrahim e i fiori del Corano" e "Piccoli crimini coniugali".
Ve lo consiglio.
E che sia un anno sereno per tutti noi.

p.s. Per chi legge in elettronico, se vi interessa.. basta chiedere :)


Io e la mamma

Non è che sia una tradizione, però tutto sommato non vedo cosa ci sia di male nel farla diventare tale.
Da qualche anno ormai, durante le feste di Natale io e mia madre ci concediamo una passeggiata, di quelle senza meta e senza obiettivi, per Milano.
Niente shopping, niente mostre, niente musei: semplicemente camminare guardandoci in giro.
Abbiamo iniziato qualche anno fa, e la scusa era vedere l'albero in Duomo, le luci della Galleria, l'illuminazione nel Quadrilatero, l'allestimento da via Dante su verso il Castello.
Quest'anno, come l'anno scorso, la meta è stata l'area di Porta Nuova, partendo da Piazza Gae Aulenti, per poi risalire su verso corso Garibaldi fino a largo La Foppa. Una zona nella quale il connubio tra il vecchio e il nuovo raggiunge l'apoteosi, tra grattacieli in vetro e corti restaurate.
A noi questa volta si è aggregata la mia amica Juana, che non aveva ancora visto il nuovo quartiere.
Così abbiamo preso il nostro trenino, non senza aver prima assistito alla schermaglia tra mia madre e l'addetta della biglietteria che le chiedeva l'età, per emetterle il biglietto ridotto, salvo vederla poi uscire tronfia e fiera dei suoi 80 (oggi 81, auguri mamma!) anni, dal momento che la riduzione scatta a 65.
E poi a zonzo, con il naso all'insù, con l'indice teso a indicar qualcosa, con mia madre che ricordava la Milano di quando era ragazza lei.
Poi una visita alla Chiesa di Santa Maria Incoronata, all'inizio di Corso di Garibaldi, nella quale il presepe allestito ricorda una dolorosa Natività migrante, e, giusto per sano contrasto, un tuffo nel design del lusso in Corso Como 10.
In Largo La Foppa un bel dietro front! e lento pede siamo tornate alla base.
Non senza concederci un bel caffè con panna in Feltrinelli Red (Read Eat Dream), che fa tanto signore bene.

domenica 29 dicembre 2013

Philomena, ovvero spoiling librario



Complice una imperdibile offerta Amazon, il giorno di Natale ho acquistato il libro dal quale è tratto il film Philomena, scritto da Martin Sixsmith.
E visto che il consorte è un po' fuori gioco in questi giorni, mi sono rassegnata ad aspettare il cineforum per la visione del film, anticipandola con la lettura del libro.
Mea culpa, lo ammetto, non avevo idea che si trattasse di una storia vera. E per lo stesso motivo non immaginavo che si trattasse di una forma di inchiesta giornalistica, nella quale si intrecciano due storie, che gridano entrambe vendetta al cielo: da un lato quella delle Maddalene irlandesi, le ragazze madri ospitate nei conventi e costrette non solo a espiare le colpe della loro "immoralità" con duro lavoro e umiliazioni, ma soprattutto a rinunciare per sempre ai loro figli, dall'altro il colpevole silenzio di cui si macchiò l'amministrazione americana quando l'Aids cominciò a mostrarsi in tutta la sua terribile viralità.
In entrambi i casi, l'autore mette in luce le fortissime responsabilità dei Governi, quello irlandese da un lato e quello americano dall'altro, nel nascondere e nel negare ciò che era accaduto o stava accadendo.
Le adozioni concesse dietro laute prebende a facoltosi americani, la totale assenza di volontà nel sostenere e finanziare la ricerca medica e farmacologica per curare una malattia che faceva comodo classificare come punizione divina.
A fare da collante tra queste due tematiche, la drammatica ricerca dell'identità perduta del protagonista, che nel libro, credo probabilmente più che nel film, è Anthony/Michael, il figlio perduto di Philomena.
Nell'insieme un trattato di storia, se pure romanzato, che rimanda alle figure di Eamon de Valera, LBJ (Lindon B. Johnson), Carter, Reagan, Bush e a un passato davvero molto vicino.
A livello cinematografico, la lettura del libro mi ha facilmente ricordato sia Magdalene, di Peter Mullan, sia Philadelphia, per ovvi ed evidenti motivi.
In ogni caso interessante.

p.s. Una recensione interessante di Philomena si può leggere sul blog di Poison, qui. 

sabato 28 dicembre 2013

Liberamente, quanto?

Riprendo, dopo il black-out festivo (altro che le 30 ore di Cortina D'Ampezzo!), dedicato a una full immersion in affetti, cucine, tavole e giochi in famiglia.
Chiedo scusa a chi è stato così gentile da lasciare qui o altrove un pensiero per me, cercherò di farmi perdonare prima della fine dell'anno. :)




Quando l'abbiamo sentito per radio e letto sul giornale non abbiamo avuto mezzo dubbio. Per noi amiche, che i quattro libri di Agnes Browne li abbiamo divorati, ce li siamo scambiati, li abbiamo letti in contemporanea, ridendo delle stesse battute, commuovendoci agli stessi passaggi, citandoci vicendevolmente brani e situazioni, l'idea di una trasposizione teatrale del personaggio nato dalla penna di Brendan O'Carrol era ghiotta quanto un panettone la vigilia di Natale.
Così a inizio mese abbiamo prenotato. Una serata per sei. Niente mariti né figli. Un gineceo, per farla breve.
Una serata durante le vacanze di Natale, per di più. Come dire una festa nella festa.
E questa sera era LA sera fissata.
Garrule come sei Signore Fletcher, abbiamo preso il nostro trenino con sufficiente anticipo da garantirci anche un caffè sedute nel bar antistante il teatro.
E un quarto d'ora prima dell'inizio eravamo belle sedute ai nostri posti, in trepidante attesa davanti a una scena aperta che già prometteva faville.
E invece....
Che delusione.
Va bene. C'era scritto "liberamente tratto", e del resto condensare in uno spettacolo teatrale un lavoro in quattro libri non sarebbe stato possibile se non operando libere scelte sugli elementi da portate in scena, e su come correlarli in un unicum narrativo.
Va bene. C'era scritto che ad accompagnare la protagonista in scena ci sarebbe stato un gruppo musicale, ma lo pensavamo strettamente connesso alle atmosfere irlandesi che permeano la storia.
Va bene. C'era anche scritto nella sinossi che l'autrice avrebbe cercato di creare un fil-rouge tra il mondo di Agnes e un certo mondo che cinquant'anni fa popolava i mercati del pesce della Romagna. Ed è forse questo l'elemento più riuscito dello spettacolo.
Perché per il resto siamo rimaste davvero perplesse. Poca storia e male accrocchiata. Troppa musica e mal contestualizzata. Quasi un cabaret in musica, di per sé nemmeno troppo malvagio, se non fosse che nessuna di noi era convinta di aver preso i biglietti per Zelig.
Resta la bella serata tra di noi, che prima della fine dell'anno fa comunque bene.

domenica 22 dicembre 2013

Calendario dell'Avvento - 21 e 22

(un Calendario dell'Avvento in forma di post: ci ha pensato Ody, io ho aderito insieme. Per sapere come funziona e chi altri vi sta prendendo parte, basta seguire il link. L'adesione è libera, anche randomica, anche a calendario iniziato)

Ormai ci siamo, quasi. E' adesso che cominciano i preparativi veri e propri. Quelli un filino più pragmatici.
Ma è anche il momento di qualche rituale in più con gli amici. Come il concerto Gospel questa sera, immancabile da qualche anno ormai. Domani sera è la "nostra" serata degli auguri, e io mi pregusto almeno un paio di facce sorprese. E poi via con i momenti di tutta la famiglia riunita.

Per l'amica amante di tutto ciò che sa di oriente, un ciondolo "chiamangeli" in scatolina di legno intagliata. Per l'amica che adora cucinare, un portaspezie già addobbato con una serie di aromi insoliti, portati da mio fratello dall'Iran.

Mi sono un po' arrovellata in questi giorni, perché avendo saltato il mio viaggio londinese di dicembre, e avendo qualcun altro saltato il suo in Germania, siamo rimasti a secco sia di Christmas Pudding, sia di Stollen, che di solito allietano la nostra tavola del 26 (quella con tutta la famiglia, incluse le zie, e un gran bollito a calmare gli eccessi dei giorni precedenti).
E alla fine ho deciso di cimentarmi nei mince pies. Gli ingredienti li ho tutti. Domani preparo il ripieno e il 26 li inforno.
Sarà una bella novità.
Ieri, intanto, è iniziato l'inverno. Casomai non lo si sapesse ancora, ci ha pensato Google a celebrarlo.
Così:


venerdì 20 dicembre 2013

Calendario dell'Avvento - 20


Questo è un post ad personam. E' un post dedicato a un'amica che oggi ha ricevuto una risposta che aspettava. Anzi, LA risposta che aspettava. E che potrebbe cambiarle la vita, in meglio per fortuna.
Ma siccome la conosco, so anche che dopo la gioia di oggi arriverà la paura, arriverà l'ansia, arriverà il timore di non farcela.
Per questo, il mio 20 dicembre porta l'augurio di tutta la serenità necessaria per affrontare la sua natività.
(altrimenti mi sente!)

giovedì 19 dicembre 2013

Calendario dell'Avvento - 19

Scrivo al volo, perché mancano pochi minuti alla mezzanotte e non voglio sconfinare a domani.
Poi ci aggiungerò le foto e tutto il resto.

Oggi Babbo Natale ha fatto capolino in ufficio, complice il fatto che qualcuno domani è già in ferie e qualcuno è in solidarietà.
Ecco il pensiero della mia compagna di banco, quella che divide con me e un altro collega la nostra isola tripartita. Naturalmente tutto fatto da lei, incluso il libro che il gufo tiene sotto l'aluccia. Per altro uno dei romanzi più belli di questo 2013.

Confesso di essermi un po' commossa. Perché ci ha messo tempo e cuore. Le due cose più preziose che ci siano.
p.s. Non sono stata la sola fortunata destinataria del lavoro delle sue mani d'oro. Ecco i compagni di viaggio del mio gufo


mercoledì 18 dicembre 2013

Calendario dell'Avvento - 18


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Post breve, sul filo di lana, ma non potevo mancare. Non oggi. Non oggi che la figlia numero 1 ha superato lo scoglio dell'ultimo esame universitario ed è dunque pronta per concludere la sua prima tappa: la laurea triennale. La tesi è già pronta, manca la discussione, che per motivi di calendario accademico avverrà a febbraio. E poi lo so che manca ancora la specialistica, ma fin qui ci siamo. Ed è quel che conta.

martedì 17 dicembre 2013

Calendario dell'Avvento - 17


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Ovvero, il Natale con le amiche.
La mia fortuna è quella di avere le classiche amiche di una vita. O le amiche da una vita. Insomma, quelle. Quelle che te le ricordi quando si era poco più che adolescenti e ci si confidavano i primi amori. Quelle che c'erano quando si facevano le prime stupidate, i primi viaggi da soli, le prime serate a ballare, quelle che si andava in manifestazione insieme l'8 marzo, quando nessuno pensava di festeggiarlo con lo strip maschile, quelle che ci si facevano fare le borse di cuoio dallo stesso artigiano, quelle che ci hanno accompagnato all'altare ed erano lì quando sono arrivati i pupi.
Bene.
E' con quelle amiche lì che era nato il rito del regalodacinquemilalire, trasformato in disfida epica e coronato nella grande serata prenatalizia.
Contravvenendo a tutte le regole del Natale che si rispetti, il regalodacinquemilalire non veniva né viene tuttora aperto la mattina del 25, ma si scarta tra grida di giubilo e infinite risate in genere l'antivigilia, con mariti e figli che fingono disinteresse, ma poi si dimostrano curiosi come scimmie.
Negli anni d'oro, c'era una quinta amica, che ora non abita più qui e dunque abbiamo in qualche misura perso di vista, che aggiungeva sorprese alle sorprese. All'epoca lavorava come ricercatrice in una importante azienda cosmetica, occupandosi dello sviluppo dei trucchi e del controllo qualità su creme e affini.
Ogni fine anno, faceva le grandi pulizie del laboratorio, smaltendo tutti i campioni non più utili. E questo si traduceva in quattro grandi sacchetti sorpresa contenenti ogni ben di Dio: rossetti, mascara, ombretti, fard, creme luminose e smalti. Una gioia per gli occhi anche per chi come me non si è mai messa un filo di trucco.
La nostra antivigilia era una serata da bambine, nonostante fossimo ormai cresciute.
Ora che lei vive lontana, ognuna di noi sorprende le altre con un proprio manufatto, dai biscotti alle marmellate, dalle creme allo Stollen. E di nuovo è il piacere di sorprendere il condimento migliore del nostro stare insieme.
p.s. il 23 vi farò vedere che cosa avrò trovato nel mio pacchettino!

lunedì 16 dicembre 2013

Calendario dell'Avvento - 16




All'inizio era il regalo da cinquemilalire. Poi arrivò l'euro e con l'euro capimmo subito che non era cosa, e convertimmo le cinquemilalire  in cinque euro con un perfetto cambio 1 a 1. Con gli anni, quanti anni!, siamo salite a sfiorare i 10 euro. Poi, pochi giorni fa, il colpo di follia: aboliti i pensierini per i ragazzi, ormai troppo grandi per essere interessati alle nostre stupidaggini da comari, il budget è arrivato a sfiorare i 15 euro. E quasi non ci sembra vero.
Credo che all'appello al momento manchi sono uno dei quattro regali comunitari e devo dire che son davvero curiosa di scoprire se il budget più alto riesce a superare l'originalità dei nostri piccoli pensieri tra amiche.
Non ne sono così convinta.

domenica 15 dicembre 2013

Calendario dell'Avvento - 15


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Oggi ho dato una mano a mia cugina nel contattare alcuni volontari americani che hanno seguito e tuttora stanno seguendo l'istituto in Cina nel quale ha vissuto il bambino da lei adottato.
Girovagando tra i blog di famiglie adottanti e di associazioni che curano le adozioni internazionali con la Cina, ha trovato alcune foto che ritraggono il suo piccolino un annetto prima dell'affidamento alla loro famiglia e ora vorrebbe ricevere quelle foto e scoprire se ve ne sono altre per costruire un album con la storia del suo bambino proseguendo a ritroso nel tempo.
Mi ha colpito, nel constatare l'immediata risposta di questi genitori e volontari d'OltreOceano, l'attenzione che ciascuno di loro mette nel non cancellare le radici dei loro figli, per non negare ai bambini un passato che comunque c'è stato.
Ecco, il dono del ricordo, del ricordo consapevole, è quello che ho trovato sotto la casellina che segna i meno dieci giorni al Natale.

sabato 14 dicembre 2013

Calendario dell'Avvento - 14



Oggi mi e vi regalo un po' di pigrizia.
Quasi un lusso, direi.
Ma di quei lussi che ogni tanto ci si possono concedere.

venerdì 13 dicembre 2013

Calendario dell'Avvento 12 e 13


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Due post in uno. Succede. Soprattutto quando in una settimana ci si trova a fare i conti con carichi di lavoro improvvisi, cene di Natale (due bigiate, una fatta), saluto natalizio dell'associazione sportiva di una delle creature, trattori e forconi che rendono un filino più critico muoversi.

***********

Avvicinandosi il Natale si avvicina anche la fine dell'anno (lapalissiana, lo so) e a me viene voglia di calendario e di agenda.
Il primo, da tavolo, in ufficio è già arrivato. Non è gran che, devo dire, ho sempre la speranza in qualche cadeau esteticamente più gradevole, ma intanto me lo sono piazzata lì, vicino al pc, nella luccicante bellezza del suo essere intonso.
Quello per casa non l'ho ancora, né, soprattutto, ho l'agenda.
Mettiamolo in chiaro: io l'agenda non la uso, per lo meno non quella cartacea. Per comodità la mia agenda, il mio calendario, le mie rubriche stanno tutti su pc e telefono, ben sincronizzati e collegati l'uno all'altro.
Però le agende mi piacciono. Mi sembrano foriere di promesse e opportunità. Per ui, per piccina che sia, una in borsetta c'è sempre e vien sempre buona, per quella nota, quell'appunto, quel numero da segnare al volo.
Ragion per cui, passato Natale e verificato che nulla di appetibile sia arrivato in ufficio, me la cercherò personalmente. E siccome son viziata, temo che finirò per cadere di nuovo nell'immancabile Moleskine. In fondo, per me resta sempre la più bella.

mercoledì 11 dicembre 2013

Calendario dell'Avvento - 11



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Undicidicembreduemilatredici, undici-dodici-tredici. 
Agli amici che amano i numeri, agli ingegneri, ai signori delle acque, ai fisici che passano di qui e a tutti quelli che si dilettano con qualche scaramanzia leggera, regalo la data di oggi.
Secondo me porta buono.

lunedì 9 dicembre 2013

Calendario dell'Avvento - 9



In regalo, sono sincera, vorrei una borsa.
Una borsa bella. Di pelle morbida, colorata, grande abbastanza da contenere tutte le mie carabattole, pc incluso. Robusta, evidentemente. Ma leggera, che altrimenti vado in giro sciancata. Con il manico, per portarla da signora, ma anche con una tracolla discreta, che mi consenta la spalla, oppure di traverso, quando ho bisogno di tenere la mani libere. Con un po' di taschine interne, ma non troppe, che poi mi ci perdo. E soprattutto con la magica funzione trova-oggetti. Quella che quando ho bisogno delle chiavi me le infila sotto le dita, che quando ho bisogno del telefono me lo fa scivolare sul palmo di mano, che quando mi serve il fazzoletto me lo porge con garbo, che quando sono in cerca di una penna me la porge insieme al foglio bianco.
Eh, trovatemela, adesso!

domenica 8 dicembre 2013

Calendario dell'Avvento - 8


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Oggi mi sono regalata la scelta di andare a votare. Ci ho pensato. Sono stata incerta. Tanto incerta. Perché di troppe cose non sono convinta, a partire dai nomi. Poi mi son decisa. E l'ho fatto prima che ripensasse anche Prodi. Sono andata per dire al segretario in nuce (i seggi sono ancora aperti) che non è una maggioranza bulgara quella che lo accompagna all'elezione. E che c'è una parte dell'elettorato del PD che vuole che il PD stia nella sua collocazione a sinistra. Quindi ho preso il cappotto, la sciarpa, il marito sottobraccio e le figlie maggiorenni e siamo andati al seggio.
Per la cronaca, ho civotato.

sabato 7 dicembre 2013

Calendario dell'Avvento - 7



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In attesa di Violetta questa sera, Milano credo brulichi tra Artigiano in Fiera e Oh Bej Oh Bej.
Proprio agli Oh Bej Oh Bej, nella loro versione primigenia, quella che si svilgeva intorno a Sant'Ambrogio, ho conosciuto mio marito 27 anni fa. Ecco perchè oggi è un giorno speciale per me. Il regalo più bello che abbia mai trovato sotto la casellina del Calendario dell'Avvento.
(Per una volta faccio la sentimentale anche io!)

venerdì 6 dicembre 2013

Calendario dell'Avvento - 6



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Questa volta il contenuto della casellina è tutto per me.
Ora che l'acquisizione - o la cessione, a seconda di come la si vuole leggere - è stata finalmente annunciata, mi voglia fare il dono dell'ottimismo.
In ufficio c'è chi si dispera, chi si arrabbia, chi è contento, chi è fatalista.
Io ho deciso che non ho nessuna intenzione di far vincere il malumore e il pessimismo. Visto che chi ci acquista ha messo sul piatto non certo pochi spiccioli per rilevare un ramo d'azienda che alla fine conta quasi 180 teste e visto soprattutto che non di fondo si tratta, bensì di un imprenditore, voglio regalarmi il lusso di sperare che forse per lui saremo rilevanti. Funzionali a fargli fare il salto quantico. Importanti.
E voglio sperare che ci creda anche lui.

giovedì 5 dicembre 2013

Calendario dell'Avvento - 5


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Tornata a casa da poco, confesso che stavo un po' arrovellandomi sul regalo da scartare sotto la quinta casella.
Poi ho acceso il pc e ho letto della morte di Nelson Mandela. Finalmente libero dalla malattia, è scomparso un grande uomo. Un uomo di pace. E il mio desiderio è che vi siano ancora uomini di pace così. Capaci di cambiare il mondo, partendo da ciò che hanno accanto.


The Most Powerful Weapon


Education is the most powerful weapon which you can use to change the world.

L'istruzione è l'arma più potente che si possa usare per cambiare il mondo.
Nelson Mandela - RIP

mercoledì 4 dicembre 2013

Calendario dell'Avvento - 4


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Sul filo di lana, ma so di potercela fare. Questa volta il regalo lo faccio io.
E visto che ho deciso di dedicarmi alla preparazione dei pandizenzero per i miei colleghi, condivido la ricetta con voi.
Quella del Vov arriverà, ma non vi svelo sotto quale casella l'ho nascosta.
Andiamo con ordine. Pare che le ricette inizino con gli ingredienti.
Farina Bianca (io uso la Manitoba) 350 gr
Zucchero 150 gr
Burro 150 gr
Miele  o Melassa (io Miele, acacia perché mi piace di più) 150 gr
Uovo 1
zenzero in polvere 2 cucchiaini
cannella in polvere 1 cucchiaino
noce moscata grattugiata 1/2 cucchiaino
chiodi di garofano macinati 1/2 cucchiaino
(consiglio da amica: mettete tutte le spezie insieme e date una bella pestata con il mortaio, sentirete che profumo)
bicarbonato in polvere 1 cucchiaino
Sale un pizzico
Glassa colorata per decorare

Servono due ciotole. In una si mescolano farina, spezie, bicarbonato e sale.
Nell'altra si sbatte il burro con lo zucchero, si aggiungono uovo e miele.
Si aggiunge poco alla volta la farina, si forma una palla che dovrà riposare un po' in frigo.
Consiglio da amica anche qui. Preparate l'impasto la sera prima. E il giorno dopo si passa al taglio e alla cottura.
L'impasto va steso a una altezza di qualche millimetro (non sottilissimo, altrimenti i biscotti si rompono e bruciano), si procede al taglio con il tagliabiscotti delle forme che preferite (natalizie, please) e poi si infornano a 180 gradi per circa 10 minuti (questo poi dipende dal vostro forno).
Una volta freddi, si decorano con le glasse colorate (vanno bene anche le matite di glassa che si trovano nel reparto dolci del supermercato).
Happy cooking!

martedì 3 dicembre 2013

Calendario dell'Avvento - 3


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Ovvero del come ci si regola con i colleghi.
Con qualcuno lavoro da più di vent'anni, Con qualcuno da una quindicina. Con qualcuno da almeno sette. Sono poche le new entry, per lo più arrivate da qualche migrazione interna. Regali di Natale non ce li si fa, però qualche pensiero in genere hand made sì. Negli ultimi anni ho rispolverato la vecchia ricetta della nonna e ho preparato per tutti il Vov: uova, latte, zucchero, marsala e alcol. Mi sono resa conto che quel gusto un po' retrò ha inaspettati estimatori.
Quest'anno vorrei cambiare genere. Pensavo agli omini di pan di zenzero. Magari un po' grandini, decorati come si deve con la glassa che disegna occhi e bocca. Tanti sacchettini da distribuire l'ultimo giorno prima delle vacanze.
Si accettano pareri.


lunedì 2 dicembre 2013

Calendario dell'Avvento - 2


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Ovvero: voglio essere Hermione. Hermione Granger, proprio lei. E vorrei che Mrs McGrannit regalasse a me il Giratempo. Perché allo stato attuale la questione mi sembra quella della impenetrabilità dei corpi. Come far stare in una giornata di 24 ore attività che ne richiedono come minimo 36? Semplice, col Giratempo.
Altrimenti tocca lasciare indietro qualcosa, o raffazzonarne qualche altra. Il che, semplicemente, non è cosa.
Quindi, datemi un Giratempo, please!
In attesa del Giratempo, nel fine settimana ho seguito il cuore: a teatro a vedere l'ultimo spettacolo della numero due, sul divano a rivedere Educazione Siberiana io e lui senza altre creature parlanti intorno, nella bolgia dantesca accompagnando la numero uno e la numero tre all'Artigiano in Fiera. Ieri sera mi sono resa drammaticamente conto che il fine settimana era finito e che toccano cinque giorni di affanno prima del via ufficiale all'albero di Natale.

P.s. Per chi passasse di qui e non si raccapezzasse tra i riferimenti, Hermione è una delle protagoniste della saga di Harry Potter. 



La creatura a teatro, in puro stile The Ring

domenica 1 dicembre 2013

Calendario dell'Avvento - 1



Visto che da mezz'ora - su per giù - dicembre è iniziato e visto che ho deciso di aderire all'invito di Ody e fare del blog un piccolo calendario dell'Avvento, perché non iniziare subito?
E direi che il punto di partenza è proprio lui: il calendario.
Quando le bambine erano piccole lo preparavo io. Ne ho fatti di cartoncino, di stoffa, di pannolenci. Ne ho fatti con i sacchettini appesi con le mollette a un filo, come panni stesi ad asciugare.
E in ciascuno una piccola sorpresa. Moltiplicata per tre, naturalmente, perché l'unico anno che ho pensato a un calendario che prevedesse solo 8 sorpresine a testa mi sono dovuta ricredere già al primo turno.
Ero miracolosamente creativa, fors'anche stimolata dalle amiche, mamme come me, che come si ingegnavano a realizzare qualcosa di originale rispetto ai calendari da supermercato.
Poi le fanciulle sono cresciute e il calendario è stato abbandonato ormai da qualche anno.
Se non fosse che proprio ieri la più piccola mi ha squadrato severa apostrofandomi: "Tu, com'è che non ce lo hai più fatto il calendario dell'Avvento?", subito rintuzzata dalle sue sorelle, cui non par vero di rivendicar qualcosa.
Ecco dunque cosa dovrò escogitarmi già stamane.
Ma ormai son cresciute per la caramellina, no?

giovedì 28 novembre 2013

Decadentismo

L'han presa bene i suoi. Decaduto diventa deceduto, stile La Pagina della Sfinge - Cambio vocalico, ucciso politicamente dai suoi stessi nemici che dovrebbero averlo sulla coscienza.
Non illudiamoci. Non ce ne siamo liberati e toccherà alla sinistra fare finalmente qualcosa di sinistra ora che l'unico che la riconosceva come tale ha un po' meno voce in capitolo.
Detto questo è decaduto.
Era già decaduto, a dire il vero.
Decaduto e decadente.
Per lo meno etimologicamente parlando.
Di che stupirsi, allora?


martedì 19 novembre 2013

(どうもありがとう Dōmo Arigatō

Domenica a Modena, a incontrare un'amica giapponese arrivata da Tokio per cantare la Messa da Requiem di Verdi nel teatro cittadino. In un novembre insolitamente e piacevolmente tiepido, io e G. ne abbiamo approfittato per far qualcosa che troppo spesso ci manca: regalarci del tempo. Anzi, perderlo proprio il tempo, camminando, chiacchierando, gironzolando per il centro di una cittadina che poco conoscevamo, un piatto di tagliatelle (e che tagliatelle!) in trattoria, il vino, i portici. E finalmente il teatro. Un sorpresa il piccolo gioiello, un vero piacere la musica, e quasi uno straniamento pensare che un coro si costituisca (perché questa è di fatto la sua storia) con il solo scopo di venire a cantare in Italia nel bicentenario verdiano.
Altro che S.P.Q.R.! S.P.Q.J., semmai: Sono Pazzi Questi Jap!
Dopo il concerto eravamo invitati alla cena sociale del coro. Credo fossimo non più di quattro italiani in una comitiva di oltre cinquanta nipponici, quasi nessuno dei quali parlava una lingua diversa dalla loro.
Inclusa la nostra amica, che ha ormai abbandonato da così tanti anni l'Europa, che quel poco di inglese e di tedesco che le avevano regalato i tanti mesi trascorsi al seguito del marito, resident engineer in Germania, si è quasi definitamente perduto.
Se non fosse stato così tremendamente faticoso, sarebbe stato anche comico: cercare di raccontarsi anni di crescita delle figlie, i nuovi lavori dei mariti, la situazione del dopo terremoto con un vocabolario di poche centinaia di parole. Per fortuna le foto (avete mai visto un giapponese senza macchina fotografica? appunto) sono venute in aiuto là dove la parola mancava.
In compenso, eravamo al tavolo con una Hakiko, una Hamiko, una Kimiko, una Hemiko. E quando hanno chiesto il nome di G. hanno esclamato in coro "Gianni Schicchi!", intonando subito dopo "O mio babbino caro", seguite dalle amiche del tavolo a fianco.
E comunque è vero: la ritualità è cosa loro. A partire dall'ossessione maniacale con cui la responsabile del gruppo dirottava i camerieri subito al tavolo del Direttore d'orchestra, alla sequenza di discorsi di ringraziamento che si sono susseguiti per tutta la serata, in un crescendo di rango.
Noi, come i pinguini di Madagascar, abbiamo sorriso e annuito per tutto il tempo. Ci siamo inchinati tutte le volte che ci voleva e forse qualcuna in più. Ci siamo profusi in duemila Arigato e Domo Arigato. Abbiamo posato in tutte le foto in cui siamo stati richiesti e ci siamo prodotti diligentemente nel Sanbon Jime, come fossimo nativi di Osaka.
Cosa chiederci di più?


venerdì 15 novembre 2013

La Grande Bellezza

Non so chi - se dovesse passare da queste parti uno dei blogamici cinefili sappiate che questa è una richiesta di aiuto - dicesse che per fare un film di successo sia sufficiente inserirci dei bambini. O dei cani. O dei bambini e dei cani insieme.
Ora, nel film di ieri sera al cineforum, Anni Felici di Daniele Lucchetti, di cani non ce ne erano. E non ce ne potevano essere ("perché ci si affeziona e poi si soffre quando muoiono") Ma bambini sì. Due in particolare e in un ruolo non certo secondario.
Samuel Garofalo, nel ruolo di Dario, e Niccolò Calvagna, nel ruolo di Paolo vanno oltre qualsiasi stereotipo infantile nel cinema e sono così sorprendentemente in parte che si fa quasi fatica a crederlo.
Comprimari di Guido e Serena, Kim Rossi Stuart e Micaela Ramazzotti, disegnano un ritratto non agiografico di una famiglia in trasformazione in un mondo in trasformazione.
Un mondo di arte concettuale e di performance d'autore, un mondo, anzi, un momento, nel quale il divorzio è appena stato approvato, un mondo in cui c'erano le cineprese Super-8 e i collettivi femministi.
Un mondo in cui quando l'uomo tradisce non è una storia seria, ma quando lo fa lei diventa qualcosa di importante.
Un mondo in cui i figli chiamano per nome i genitori e nel quale l'assenza diventa, nel finale, presenza.
Non male, davvero, sebbene a tratti lentino.
Imbarazzantemente belli i protagonisti.


Ikea Family

Succede che, di ritorno da un appuntamento fuori sede, uno si trovi a passare davanti all'Ikea.
Succede che si ricordi che la comfort zone del gruppo di lavoro in ufficio sia da qualche giorno drammaticamente sguarnita.
Succede che oggi sia una giornata particolarmente uggiosa e che dunque quell'una persona che casualmente passa davanti all'Ikea decida di porre rimedio alla cosa.
Quindi entra e fa man bassa di biscotti e crackers in diverse forme e declinazioni.
Inclusi i biscotti a forma di lettera.
Che come ogni cosa acquistata all'Ikea richiedono un conseguente montaggio.

Come questo, che esprime tutto l'ammore che circola da queste parti


giovedì 14 novembre 2013

Di Navi, Topi e Capitani

Alle 15 convocazione per tutti in Sala Mensa (S e M maiuscole per nobilitare un luogo dove neppure il riso bollito ha più dignità) per il commiato al Magnifico Direttore (M e D maiuscole per lasciar briglia sciolta su tutti i possibili acronimi alternativi) che torna alla Casa Madre (come sopra), mentre qui pare prossima la firma dell'accordo che ci cederà a un per ora ignoto acquirente.
Discorso di circostanza, commozione di circostanza, strette di mano di circostanza, pasticcino di circostanza.
Mentre sto per tornare alla mia scrivania, una collega bofonchia: "Ma il capitano non era l'ultimo a lasciare la nave?".
"Schettino ha riscritto la storia mia cara", rispondo voltandomi.
Per fortuna MD non ha colto l'ovation. Perché standing lo eravamo già.

martedì 12 novembre 2013

1-2-3-4-5-6-7-8-9-10 e di nuovo 1-2-3......

- G.C. (Grande Capo) ti ho inviato il documento
- Quale documento?
- Quello che venerdì mi hai chiesto di avere assolutamente entro martedì
- Non ricordo
- Il progetto di ridisegno del sito
- Ah si, vero vero. Bene, dopo lo guardo

Peccato che il tono della mail inviata venerdì in copia a duemila persone fosse tutt'altro che vago [ ti chiedo di farmi avere un documento entro martedì prossimo che sintetizzi la nuova visione del prodotto e che sia il presupposto per la discussione - rapida - del nuovo progetto] e che il subject della suddetta mail citasse, tutto in maiuscolo: EXTREMELY URGENT.
Adesso l'Extremely Urgent Project è pronto e io, quando avrò finito di contare, lo inoltrerò con priorità massima a tutti i duemila destinatari da te messi in copia. E suppongo che vorranno discuterlo. Con la stessa estrema urgenza. Naturalmente con te.

venerdì 8 novembre 2013

Rivelazioni


Se avessi dato retta al mio istinto, o per essere più sincera alla mia stanchezza, io al cineforum questa sera non ci sarei andata.
Per una mera questione di pigrizia e voglia di copertina.
E se avessi dato retta al mio istinto, io adesso sarei qui a dispiacermi per aver perso quello che la critica definisce "La rivelazione dell'ultimo Festival di Cannes" o anche "Un western di mafia e d'amore". Sulla sinossi, invece, si parla di film "onirico", tanto per rendere l'idea.
Ma io al cinema questa sera ci sono stata. Perché so che se comincio a bigiare ogni giovedì ho l'alibi pronto. Perché comunque avevo voglia di vedere le mie amiche. 
E adesso, con cognizione di causa, posso dire che "Salvo", di Salvatore Grassadonia, mi ha annoiato mortalmente. E forse sono io che tutta questa autoralità non la colgo, però il western di mafia proprio non è che l'ho visto, a meno che basti la polvere arida sollevata dal vento in una brulla vallata a teletrasportare l'aspettatore nel Nevada.
"Un film su due cecità", pare sia la definizione del regista: una fisica e una morale. Si vero. Però declinato in una lentezza soporifera, più che onirica.
Con l'aggravante della colonna sonora, a cura dei Modà.
E ho detto tutto.

giovedì 7 novembre 2013

Iperboli


Sottotitolo: Spero che lo paghino tanto.
Anzi.
So che lo pagano tanto.

Perché ci vuole tanto, ma proprio tanto pelo sullo stomaco per difendere l'indifendibile. E, invece di chiudere la questione con una semplice ammissione (Sì, il paragone non regge - Si, il parallelismo è fuori luogo - Sì, è andato fuori misura), Sallusti si ritrova a perdere tempo nella ricerca di altrettante ardite analogie con Caporetto e Cristo in Croce. Magari dovendone pure spiegare il significato alle Amazzoni del capo, così che vadano a ripeterlo come un mantra in Tivvù.

Resta poi da capire perché e in ragione di cosa i suoi (suoi del capo, ça va sans dire) figli si sentano perseguitati. Ché mi sembra che né la loro incolumità fisica, né la loro libertà di movimento, tantomeno la loro libertà di azione e i loro beni siano mai stati in discussione. Se non nei limiti che la prudenza impone quando si tratta dei tanto-tanto-tanto ricchi e non necessariamente famosi per merito proprio.

mercoledì 6 novembre 2013

Ohayoo Gozaimasu - Konnichiwa

Ovvero farsi un viaggio a Monaco in giornata e tornarsene con un manuale di Giapponese. E l'invito a studiarlo.
Inutile spiegare come è successo. Del resto non l'ho ancora capito nemmeno io: forse chi me ne ha fatto gentile omaggio non voleva sentirsi solo nell'arduo compito.
Forse è stata una sottile vendetta.
Forse si è fatto gioco di me.
Il fatto è che ho provato a sfogliarlo, il manuale, e mi sono resa conto che, se pur concepito come i frasari di una volta, non fa per me.
Cioè, temo sia il giapponese a non fare per me.
Hajimemashite - inizia la lezione 1. How do you do?
Watashi wa. Miti desu - prosegue. How do you do. I'm Miti.
Non ce la farò mai. Nemmeno se mi ci dovessi mettere sul serio, temo.




lunedì 4 novembre 2013

Laziness


Un fine settimana con - di fatto - due sabati e una domenica è qualcosa da non lasciarsi sfuggire, soprattutto se stai a Milano e il calendario ti spiega che Santambrogio e l'Immacolata ce li giochiamo in un week end.
Così, pur restando a casa, mi sono crogiolata un una infinità di programmini, che passavano dalla cena con gli amici, al riordino di un certo armadio, a un paio di giri shopping, per approdare anche allo smaltimento di qualche arretrato lavorativo, giusto per non sentirmi in colpa.
Il consuntivo, a parte la cena con amici, alla fine si ferma a quota zero.
Nulla.
Non ho combinato nulla.
Oggi pomeriggio mi sono pure rivista La Storia Infinita, con l'orrenda canzone di Limahl a far da colonna sonora, pur di non schiodarmi da casa e dal divano.
Una pigrizia cosmica.
E sensi di colpa pari a zero.
Del resto la cena a base di polenta e baccalà credo mi abbia fatto guadagnare qualche bonus riposo. Credo eh.


venerdì 1 novembre 2013

C'era una volta la Formula 1

Dio benedica il cineforum, soprattutto quando il cineforum significa, come questa sera, Rush, il film di Ron Howard che racconta la storia di due uomini, James Hunt e Niki Lauda e attraverso la loro storia racconta anche quella di un mondo che sembra lontano anni luce da noi. Quello della Formula 1 degli Anni Settanta.


Bello, guascone, donnaiolo inveterato James Hunt, è il contraltare - ma in fondo anche il complemento - ideale del freddo, rigoroso, tecnicissimo e in fondo anche un po' stronzo Lauda.
E c'è tanta umanità in un film che racconta un mondo dominato dalle macchine, che uno non se l'aspetta. Come, del resto, non mi aspettavo di essere catapultata indietro nel tempo, a ricordare le morti tragiche di Villeneuve, di Ayrton Senna, l'incidente del Nürburgring, ma anche quelle domeniche di settembre sul prato a Monza.
Sono anni che alle gare non ci vado più, in fondo non son mai riuscita ad appassionarmi davvero, però mi è capitato spesso di andare alle prove, assistendo dal paddock e dai box.
E mi son resa conto di come sia cambiato questo mondo, di quanto la tecnologia abbia portato in termini di sicurezza, forse togliendo spazio all'umanità e alla personalità del pilota.
Nel film Lauda ripete due volte che il 20 per cento è il tasso massimo di rischio mortale che il pilota può portare in gara. Credo che si sia notevolmente ridotto in questi anni, e per fortuna. '
Anche se adesso sono sonde e computer che mantengono le gomme alla giusta temperatura e non c'è nessuno che sotto il sole del Brasile le raffredda con badilate di ghiaccio.
Spettacolari le riprese, intelligente la regia, meravigliosi sia Daniel Brühl nel ruolo di Niki Lauda, sia Chris Hemsworth nella parte di Hunt, bello e dannato come una rockstar dalla breve parabola. E infatti...
Va bene. C'è anche Pierfrancesco Favino, che interpreta Clay Regazzoni. Ma lui a me piace.


martedì 29 ottobre 2013

Lettera 22

Io ci ho provato, sia ieri sia oggi. Ho dato la colpa a me, al cambio dell'ora (ché i fusi orari li reggo bene, non altrettanto le due cadenze annuali del solare/legale), al lavoro, ai pensieri. Poi mi sono arresa. La colpa è loro. Degli autori, del regista e financo degli attori. Perché la fiction su Adriano Olivetti alla fine è un feuilletton, malgrado Zingaretti e malgrado lui, Adriano, che di questi tempi non sarebbe male riflettere su alcune figure di industriali che hanno fatto la storia di questo Paese. Invece via, uno scivolar affrettato tra eventi e lotte di potere, come se non ci fosse più tempo. Più tempo per affinare, per meditare, per raccontare.
Davvero un peccato.

Che poi quando nella prima puntata è comparsa la moglie Paola, mi è venuto in mente Lessico Famigliare, quando la Ginzburg (Levi prima del matrimonio con Leone) racconta proprio della sorella Paola e del fidanzato di lei Adriano. E mi è venuto voglia di rileggerlo ancora quel libro. Perché racconta ciò che siamo stati, E fa rimpiangere ciò che non siamo più capaci di essere.


domenica 27 ottobre 2013

There's no perfect day [do die]



Intrepida[mente]

L'inizio del cineforum, ritardato per ennemila motivi che è lungo star qui a spiegare, segna comunque l'inizio ufficiale dell'autunno-inverno.
Stessa sala, stesse amiche, cambio giorno per motivi organizzativi nostri, con quest'ansia crescente da passaggio al digitale che mi rendo conto disturba non poco chi deve farlo funzionare, il cineforum.
L'esordio è autorale, con L'Intrepido di Gianni Amelio con Antonio Albanese, un titolo che di primo acchito mi ha fatto pensare ai fumetti [da me poco praticati, con un padre e un fratello rigorosamente ancorati a Tex].
Non ne sono uscita convintissima, anche se Albanese è perfetto nel ruolo, anche se Gabriele Rendina è una scoperta, anche se tutta quella Milano raccontata nel film la conosco, la vivo, la ritrovo. Inclusa quella faccenda del Bosco Verticale che mi lascia perplessa, che più perplessa non si può.
Comunque il film alterna momenti struggenti (il primo dialogo tra padre e figlio, quello in cui il figlio regala i calzini al padre) a momenti più stanchi. Una sorta di pencolamento precario, che poi è il tema stesso del film, posto che il precariato di cui si parla non è semplicemente o linearmente quello lavorativo, ma molto più interiormente un precariato di vita.
Forse un po' troppo buonista, soprattutto in certi passaggi chiave, che rischia di perdere di credibilità. Però il finale è un po' come quello delle favole. E alla fine uno esce dalla sala dicendosi che in fondo va bene così.


mercoledì 16 ottobre 2013

Un mercoledì da leoni [+ o -]

Non c'è paragone tra la corrente di amore che in questi giorni sta accompagnando dentro e fuori la Rete (quella con la R maiuscola) il saluto terreno a un uomo che sapeva davvero sorridere con il cuore e tutto quanto si sta invece muovendo dopo la morte di chi si è sempre sottratto alle sue responsabilità, negandole, e oggi nessuno vuole.
E nella mia ingenuità, mi piace pensare che entrambi riescano a capire cosa sta succedendo qui, e sorrida, l'uno, del bene che ha lasciato e che oggi abbraccia la sua famiglia, e l'altro senta il disprezzo di chi non può, né vuole, dimenticare. 


Sfogo concluso, giuro.
Anche se domani mi tocca il passaggio più difficile, lavorativamente parlando, di questa settimana, per lo meno lo so che partirò col piglio giusto.
In primo luogo perché oggi ho firmato il contratto, assicurandomi (compatibilmente con i chiari di luna attuali) altri 365 giorni di continuità lavorativa. Non che fossi in ansia, ecco, però adesso sono più tranquilla. E comunque ha premiato proprio il don't panic che mi sono imposta. Ho accuratamente evitato di pensare, di ricordarmi, di appuntarmi la scadenza imminente, scegliendo di fidarmi di chi stava seguendo la cosa. E ha funzionato. Per fortuna.
E poi, ed è questo il secondo motivo di ottimismo, settimana prossima ricomincia il cineforum. Che io lo so che tra passaggio al digitale, e difficoltà nel lavorare con il Comune la questione non è stata semplice. Però mi mancava. E in fondo sì, qui l'ansia l'avevo che potesse non andare in porto o che potesse passare in mano a qualcun altro diverso da chi ha lavorato negli ultimi anni.
E invece ala fine si parte.
Il programma pare sia ancora top secret, ma qui si compra a scatola chiusa.
Da quel poco che son riuscita a intuire si parte con Albanese, per poi passare a Rush. Gloria e Bling Ring sono in cartellone, questo lo so. Quando, chissà.

Quindi domani ce la posso fare.
Ho detto.

lunedì 14 ottobre 2013

Ciao FunkyProf

Ci sono notizie che uno non vorrebbe mai ricevere. 


FunkyProf, è stato un privilegio conoscerti e lavorare con te.

giovedì 10 ottobre 2013

Le quote rosa che piacciono a me

Lo ammetto, sul Bosone i brividi erano scarsini. Giusto quel poco che basta a mascherare il fatto che, particella di Dio o meno, di fisica non ho mai capito nulla.
Ma per la Letteratura mi ero messa in attesa e puntavo, come l'anno scorso e come quello prima e come l'anno prima ancora, su Murakami, cavallo sempre dato per vincente e mai piazzato in una gara, se gara è poi corretto chiamarla, in cui vince solo uno e una volta all'anno.
Così quando mancavano 1 minuto e 35 secondi mi sono collegata al sito e ho atteso pazientemente l'apertura della porta e la proclamazione.
Beh, Alice Munro non mi spiace. Non so se l'ho mai percepita con una levatura da Nobel, però l'ho sempre letta con piacere.
E poi è donna. E canadese.
E comunque un'Accademia che riesce ad assegnare alle donne 4 premi in nove anni, dai, non è male.


A mezzanotte sai...

Beh, avrebbero potuto darlo anche un paio di ore fa...
Ma passi anche la mezzanotte...
Vajont





martedì 8 ottobre 2013

Non [r]esiste saggezza

Nel frattempo, dall'ultima volta che ho scritto cioè, sono passata anche da Berlino, e di cose ne avrei da dire su quanto è riuscita a cambiare la città in due anni dall'ultima volta che l'ho vista.
Però adesso dovrei trasformarmi in un essere almeno parzialmente stanziale, cosa di cui avrei anche bisogno.



Solo che lo stanziare in ufficio, me ne rendo conto, mi provoca delle botte di inacidimento preoccupanti. Infastidita, ecco. Mi infastidisco in fretta.
Per quelle col tacco 12 che caracollano pesantemente lungo il corridoio - figlia mia, se non lo sai portare, il tacco, evita. le alternative ci sono, giuro -, per quelli/e che vanno e vengono dal bagno telefonando - ma l'interlocutore all'altro capo non se ne accorge? - per quelli che stazionano alla macchinetta del caffè, poco strategicamente posta a meno di tre metri dalla mia postazione, per delle mezzore - davvero non avete niente da fare? - per quelli da panico da "che ne sarà di noi". Per quelli, soprattutto.
Ebbene sì, siamo in vendita.
Bella novità. Sono mesi che se ne parla.
Non capisco perché adesso che la cosa è ufficiale la questione sembri più grave di prima, che tutti comunque sapevano.
Certo, il nome dell'acquirente non è noto. Ancora.
In fondo potrebbe anche essere meglio.
Tra essere la periferia dell'impero o il centro di qualcuno che ha voglia di spendere soldi in questo settore, tutto sommato forse preferisco la seconda opzione.
In ogni caso, non mi metto a togliere il tappo dal fondo della barca, prima ancora di sapere se davvero sta affondando, o se semplicemente punta a un altro porto. Cosa che in fondo io credo. E spero.

sabato 28 settembre 2013

If you are going to San Francisco...

... Be sure to wear some flowers in your hair
Questa volta me la gioco facile facile la faccenda delle tre cose belle della settimana.
Perché quando la settimana uno la trascorre a San Francisco, fa davvero in fretta a dimenticarsi i ritmi di lavoro che certi eventi comportano, il jet lag, il volo in economy non proprio confortevole e anche qualche eccesso di junk food, molto junk e poco food.
Quindi, la prima cosa bella della settimana è la settimana in sé. Tout court.
La seconda cosa bella è quella che io e la mia collega (si, oltre al tignosino c'era anche la mia collega-concorrente-amica, rassicurante certezza dei miei viaggi OltreOceano) normalmente definiamo "una-cosa-che-quando-ci-ricapita". Ovvero un invito ad assistere da un deck proiettato sulla boa di arrivo alle regate della Coppa America. Anche per una come me, che di vela ne capisce poco e di regate ancora meno, è stato semplicemente appassionante. Soprattutto l'atmosfera, il tifo, i supporter: cose difficili da immaginare quando l'unica cosa che dell'evento si conosce è qualche servizio del telegiornale.




E poi la piccola follia di ieri mattina, poche ore prima del volo che ci riportava in Italia. Sveglia all'alba, bagagli fatti, check out, un paio di autobus in mezzo alle persone che andavano a scuola e al lavoro, per arrivare a farci una passeggiata sul Golden Gate prima dell'arrivo dei turisti, dei pullman, dei gruppi. E mentre anche la caffetteria del ponte era ancora chiusa, a goderci lo spettacolo eravamo in quattro: io e lei e due motociclisti tedeschi a bordo di due Harley a noleggio. Della serie Europa chiama America.


E l'America rispose con un mattino limpido, senza tracce di nebbia, e con una mezza luna a far capolino tra i tiranti di uno dei Gate più belli del mondo.