domenica 30 novembre 2014

Velasquez



Non è che uno certe date se le segni. Anche perché a volte le cose non succedono così da un giorno all'altro. Semplicemente, gradualmente, accadono. Così oggi non sappiamo dire con precisione quando è entrato nelle nostre vite. All'epoca, stavamo faticosamente e per la prima volta facendo i conti con un micino randagio rifugiatosi nel nostro giardino. E lui fece la sua comparsa. A dire il vero lo conoscevamo già, ne sapevamo il nome, il giardino di "appartenenza", ne intuivamo il buon carattere, ma nulla di più.
Lui, che di anni ne aveva già una decina, si prendeva cura di quel micino, così come fece con altri randagini che capitavano da queste parti: lo veniva a prendere al mattino, lo portava in giro, gli insegnava a cacciare, procurandogli insetti e uccellini, lo faceva giocare. E quando Simba entrò definitivamente in casa, lui lo seguì.
"I gatti scelgono" ci dissero i suoi padroni quando andammo a riferire loro che Velasquez si era insediato in pianta stabile da noi. E lui ci aveva scelto, evidentemente. In questi anni è stato il mio colbacco notturno d'inverno, piazzato sul mio collo durante i mesi più freddi, la mia sveglia, cinque minuti prima del suono di quella vera, il consolatore dei pianti delle ragazze, l'aiutante fedele al momento di stendere il bucato, il compagno di lunghi pomeriggi di studio e lavoro. Adorava il pollo, la crema di mascarpone, la pasta con il pesto e il ragù.
Oggi lo abbiamo accompagnato nel suo ultimo sonno. Ed è vero che la vita è così, ma ci manca di già.

martedì 25 novembre 2014

Best Before... / Preferibilmente entro...

No, non usava mettere la data di scadenza sul fondo delle confezioni all'epoca. Ed è per questo che questa scatola ha attraversato indenne traslochi e credenze. Passando da casa mia nonna a quella di mia madre. Pronta a saltar fuori questa mattina, mentre arrampicata sulla scaletta cercavo di trovare qualcosa che lei (la mamma) non ricordava più dove fosse finita.
Ora, il qualcosa che lei cercava non si è trovato. Lo zucchero a quadretti invece sì. Ovviamente ce ne siamo prese uno a testa. Giusto il tempo di richiudere la scatola e riporla, in attesa della prossima scoperta.


lunedì 24 novembre 2014

Aggiornamenti


(Carino eh il Doodle di oggi dedicato a Henri de Toulouse-Lautrec?)

Una delle cose più divertenti nelle quali mi sto cimentando in questo periodo, insieme a migliaia di colleghi in tutta Italia, è il percorso di aggiornamento obbligatorio, richiesto di fatto dalla Ue a tutti coloro che sono iscritti a un ordine professionale.
L'ordine cui appartengo io ha fatto finta di ignorare la direttiva, finché la questione non è diventata talmente cogente da dover correre ai ripari. Perché il punto è sempre lo stesso: possiamo discutere fino a domani mattina sulla necessità degli ordini professionali, e del mio in modo particolare, ma finché ci sono e finché si sceglie di rimanervi iscritti bisogna comunque adeguarsi alle norme.
Così, la scorsa primavera, timidi come margherite a primavera sono spuntati i primi corsi. Rari. Spesso a pagamento. Molto spesso a pagamento. Troppo spesso a pagamento. Il che può diventare un problema, soprattutto per i poveri freelance, che già si devono accontentare dei 5 euro a cartella e ci manca solo che debbano sborsare soldi per un aggiornamento imposto da altri.
Dopo le prime proteste, il cambio di marcia. I corsi si moltiplicano e si moltiplica l'offerta gratuita.
Peccato che per iscriversi ci si trasformi tutti in fan dei One Direction il giorno in cui si mettono in vendita i biglietti del concerto. Collegati a mezzanotte al server, per poter strappare uno degli agognati 50, 35, 70 posti disponibili nei corsi più improbabili: dalla comunicazione Vaticana a quella sportiva, dalla privacy all'economia immobiliare, dal turismo al ruolo delle agenzie stampa.
In un moto di coerenza, mi sono rifiutata di iscrivermi a corsi che non avessero attinenza non dico con quel che faccio, ma per lo meno con ciò che mi interessa.
Così sono finita al carcere di Opera per un corso sulla diffamazione, in Regione per uno sul data journalism, a Bergamo per uno sulle tecniche di impaginazione.
Già, a Bergamo.
Perché in zona orobica il corso veniva erogato su una intera mattinata e valeva 5 crediti, laddove a Milano, lo stesso corso durava 3 ore e garantiva 2 miserandi crediti.
Nimmanco dal pizzicagnolo si contratta così.
E comunque Bergamo è deliziosa. Dopo il corso, io e il collega che con me si è imbarcato in questa avventura ci siamo goduti una passeggiata per le vie del centro. E il cielo era più terso che a Milano.
Una boccata di buonumore.

lunedì 17 novembre 2014

Inseguendo Alice



Sono stata volutamente criptica nell'altro post, giusto per mantenere un minimo di effetto sorpresa.
In breve, la questione sta in questi termini.
Ho voluto prendere parte a un progetto fotografico, dedicato ai libri di Lewis Carrol, Alice nel Paese delle Meraviglie e Alice attraverso lo Specchio.
Si tratta di un progetto lanciato da una startup americana, che si dedica alla creazione di oggetti ispirati al mondo della letteratura: dalle classiche magliette e borse ai tatuaggi.
In questo caso, si trattava di tatuaggi.
I libri di Alice sono stati divisi in 5258 tatuaggi non permanenti, che sono stati inviati a chi ha sottoscritto il progetto.
Una volta ricevuto il tatuaggio, gli ultimi passaggi sono stati estremamente semplici: applicarlo, fotografarlo e pubblicare la foto sul sito del progetto, oltre, naturalmente, a condividerla sui social network cui si è iscritti.
A me è capitato il frammento numero 3169, tratto da Alice attraverso lo Specchio, per la precisione dal Terzo Capitolo.
Devo dire che vedere come il mosaico di tatuaggi si vada riempiendo in questi giorni è davvero divertente.
Qui in calce, la foto del tatuaggio.


giovedì 13 novembre 2014

Di libri, di tatuaggi e di crowdfunding

Capita, a volte, di imbattersi in qualcosa di cui piacerebbe essere parte. Quel qualcosa che stuzzica la voglia di dire "c'ero anch'io", "l'ho fatto anche io".
A me è successo questa estate, quando ho letto del progetto dei Literary Tattoos e della loro sfida, lanciata su KickStarter per la realizzazione di un progetto fotografico basato sui libri di Lewis Carrol.
Un progetto di crowdfunding, per la cui realizzazione era necessario un esborso davvero risibile (1 dollaro per i residenti Usa, credo 3, se la memoria mi assiste, perché in questo momento dovrei andare a scartabellare tra i conti della carta di credito, per chi risiede fuori dagli Stati Uniti), per trasformare "Alice nel Paese delle Meraviglie" e "Alice attraverso lo Specchio" in tanti scatti fotografici.
I testi sono stati scomposti in frammenti e ciascun frammento è diventato un tatuaggio non permanente, che i partecipanti dovranno applicare, fotografare e condividere sia sul sito dell'iniziativa, sia sui social network.
Questa sera, di ritorno da Berlino, ho trovato la busta ad attendermi.
Il mio frammento è tratto da "Alice attraverso lo Specchio" e ho già trovato anche il passaggio giusto.
Domani applicherò, fotograferò e condividerò.
Naturalmente avrò vita facile, questa volta, con il Blogflorilegio di Ody!



lunedì 10 novembre 2014

Fliegen nach Berlin



In partenza di nuovo (sì, anche con questo blog, abbandonato per una serie di corcostanze che è sicuramente un po' lungo e tedioso raccontare), questa sera mi attende Berlino.
Un po' mi sento sciocca: aver spostato la partenza il più tardi possibile oggi, per ottimizzare il lavoro qui e quello che per due giorni mi terrà ancorata all'ombra (!!!) dei tigli, quando fossi stata un po' più furba avrei potuto fare in modo di arrivare ieri e godermi la ricorrenza.
Che me lo ricordo bene quell'anno, e non solo perché il primo del nostro matrimonio. Ma la primavera di Piazza Tienammen e poi il Muro che crollava sotto i colpi di piccone, sono immagini che difficilmente uno si scorda.
E leggevo ieri in rete alcune considerazioni sul fatto delle conseguenze di questa caduta, in termini di affermazione di un "certo" capitalismo e di facilitazione verso la consacrazione di un "certo" tipo di economia. Ma non mi convincono.
Perché negli anni, i tanti incontri con chi a Berlino Est viveva non hanno fatto che confermarmi nella convinzione che nessun muro è buono. Mai. E nemmeno quello lo era.
E tra le tante immagini che la rete ha riportato in queste ore, questa è quella che mi piace di più. Perché la storia va raccontata e va ricordata. Partendo dai piccoli e dalle rose infilate nella fessura in un muro che non c'è più.