venerdì 27 novembre 2009

Il rosicamento del tarlo


Questo post, ieri, lo avrei scritto diversamente. Cioè, io sono uscita trafelata dalla metropolitana e mi son precipitata in Feltrinelli per comprare subito la mia copia. La prima. La seconda, che voglio regalare a una amica, arriva domani dal libraio sotto casa. E sul tram sono partita dalla prefazione, per poi lanciarmi in un saltabecchìo a ruota libera, prima cercando i libri che mi interessavano, poi leggendo le recensioni di alcuni anobiani per i quali ho un debole. Sì, certo, ho cercato anche la mia, di recensione. È stata la prima cosa che ho fatto, a dire il vero, prima ancora di pagare il libro alla cassa. E poi l’ho fotografato, il libro. Sulla scrivania, dove l’ho poggiato appena arrivata in ufficio, rimandando le ulteriori esplorazioni alla pausa pranzo, o al ritorno a casa.

Però poi, in pausa pranzo, invece di scrivere il post che avevo in mente (con tutta la difficoltà nel tradurre in parole un sorriso largo da qui a lì), mi son messa a curiosare in giro per legger che se ne diceva.

E il sorriso mi si è spento un po’.

Perché poi le questioni son sempre le stesse, quelle cioè che fanno di noi italiani una nazione di CT, tutti capaci a far meglio del Mourinho di turno. E detto da interista ho detto tutto. E sinceramente tutti i perché così invece che pomì mi san tanto di “io avrei saputo far di meglio”. In realtà ognuno di noi avrebbe fatto diversamente, forse, perché io non son te e il mio sentire è diverso dal tuo. Che scoperta. Senza contare che un criterio nella scelta comunque ci voleva e quel criterio è dichiarato nella prefazione. Basterebbe leggerle, ogni tanto, queste benedette prefazioni. Probabilmente, se mi fosse stato chiesto, tra le mie recensioni ne avrei segnalata un’altra. Ma non sarebbe stata in linea con il criterio scelto dalla curatrice per stilare la sua raccolta dei 100 + 100. Punto.

E poi c’è stato quell’aggettivo, che ho letto su aNobii, che mi ha colpito: aberrante. Operazione aberrante ha scritto qualcuno. Ecco, questa proprio non l’ho capita. Quando a luglio ho letto per la prima volta del progetto del libro ho pensato che fosse un modo carino di far conosce aNobii a chi aNobiano non è. Perché la maggior parte di noi ci è arrivata col passaparola. Perché sono in tanti, anche tra coloro che di libri si occupano per mestiere, che non han proprio idea di cosa sia questa community. E perché sono in tanti a liquidarla come la solita socialcoseria da perditempo. E allora, vien da dire, perché no?
Il fatto che Rizzoli si sia prestata all’operazione non mi fa scandalo più di quanto me ne facciano altre simili operazioni. E il fatto che i proventi vadano a una associazione umanitaria dovrebbe comunque togliere quell’odore di lucro che qualcuno vuole a tutti costi sentire.

E se qualcuno storce il naso all’idea che Greg Sung o chi per esso cominci a considerare aNobii come possibile fonte di business, forse non si rende conto che è così che funzionano anche i socialcosi. Anche gli altri, quelli belli e blasonati. Perché non nascondiamoci dietro il dito, ma FaceBook e Twitter si stan rompendo le corna proprio alla ricerca del modello di business giusto, che consenta di sostenerne la crescita senza precipitare nel rosso più rosso che c’è. M-o-d-e-l-l-o- d-i- b-u-s-i-n-e-s-s. E in genere queste cose funzionano proprio sulla forza di quanti ti conoscono e quanti utilizzano i tuoi servizi. Un bel loop: più utenti hai, più forza contrattuale hai, più soldi hai per attivare nuovi servizi che ti portino nuovi utenti, che ti consentano di aumentare ancora un po’ la tua forza contrattuale e bla e bla e bla.

Comunque a me il libro piace, mi diverte, mi ha fatto già scoprire un paio di aNobiani che voglio andare a cercare poi sul sito, mi ha rafforzato in alcune scelte di non-lettura e mi ha instillato qualche dubbio su una paio di altre. Non male per un’andata e un ritorno dal lavoro.

Grazie, comunque, a Barbara.

4 commenti:

  1. mmmmmm non so se lo comprerò, avevo comprato già un libro tipo i 100 libri che dovresti leggere prima di morire, la metà mi facevano schifo, l'latra metà l'avevo letta ma alcuni titoli per me fondamentali non erano citati!!

    come dici tu la questione è ovviamente soggettiva, non è detto che quello che piaccia a me piaccia ad altri

    noi yabooksiani abbiamo mediato l'idea da anobii e stiamo tentando di unire l'utile al dilettevole
    (http://www.yabooks.eu/) mi pare che il sito tu lo conosca già

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  2. "Greg Sung o chi per esso cominci a considerare aNobii come possibile fonte di business"... aNobii è già fonte di business!!! I link che vedi in fondo alle schede (quelli verso Amazon e IBS) di sicuro non sono stati dati gratis da Greg!! ;)

    Io l'ho comprato ieri e appena avrò tempo lo leggerò... solo scorrere l'indice autore e vedere nomi conosciuti mi ha fatto immensamente piacere!! :)

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  3. @zefirina: i 100 (o erano 1000) libri da leggere ce l'ho anche io, ma questo è una cosa diversa visto che nasce dalla rete per arrivare poi sulla pagina stampata. Sto cercando di capire yabooks, ma confesso di averci dedicato troppo poco tempo per aver davvero capito come funziona. E credo che ti chiederò un po' di scouting sul tema. :)

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  4. @GiacomOne: Quando incontrai Greg Sung a Milano, parlammo proprio di modelli di business, per trasformare aNobii in qualcosa di davvero sostenibile. L'intesa con Ibs, annunciata allora, andava evidentemente in quella direzione. Questo è un altro step, se vuoi più "marketing oriented" come direbbero altrove. L'obiettivo, credo, è creare conoscenza e consenso intorno alla piattaforma. Ben venga.
    In ogni caso, anche per me trovare nel libro "amici" o "vicini", oltre a qualche "illustre" sconosciuto che però mi impegno a conoscere, ha fatto piacere. E questo, per un lettore, è già un ottimo risultato.

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