lunedì 24 maggio 2010

Varia [Dis]Umanità

Ovvero, quel che di Las Vegas mi era rimasto da dire.
Che poi aveva ragione G. quando mi diceva che comunque io Las Vegas avrei dovuto vederla, giusto per farmi un'idea. Perché se te la raccontano non è la stessa cosa che toccar da vicino quel tripudio supersize ricostruito. Rifatto. Come le donne siliconate che caracollano in branchi su tacchi vertiginosi che non san portare, inguainate in vestiti dagli improbabili colori e dagli impossibili tessuti. Ras la moule, naturalmente. Mercanzia in bella vista, per uomini distratti, che si trascinano da un locale all'altro gonfi di birra in cerca della prossima slot machine. Dove troveranno mai il tempo e il modo per incontrarsi e sposarsi in una qualsiasi delle chapels della città resta per me un mistero.
Comunque il grand tour degli alberghi l'ho fatto e confermo: al Venetian i finti gondolieri e le finte gondoliere cantano O Sole Mio. Al New York New York c'è pure Little Italy e al Bellagio, se è pur vero che di George non c'è nemmeno traccia, il soffitto resta pur sempre rivestito di fiori di vetro.
Le slot machine sono in funzione dalla mattina alla sera, ma temo che l'elettronica abbia cancellato la poesia. Non funziona come nei film, cioè. Non c'è nessuno che gira con i bicchieri stracolmi di monetine e manca il gesto mistico del tirare la leva, aspettando il tintinnio della vincita. Adesso si preme un bottone. E se si è vinto, lo si scopre dal voucher di fine serata.
All'angolo della strada, signori un po' in età promettono donne directly in your room nel giro di mezz'ora e il mobile bar in stanza offre noccioline, coca cola, superalcolici di varia gradazione, preservativi, lubrificanti e antisettici. Never seen before.
Benvenuti a Sin City, si legge qui e là. Un Sin dozzinale, fatto di gals-gals-gals, tette al vento e culo in fuori, di bevande supersize e di notti spese tra luci colorate e aria condizionata: un altro giro e via, prima o poi la fortuna arriverà. Quasi triste, dietro la crosta luccicante.

4 commenti:

  1. niente è mai come ce lo immaginiamo, forse abbiamo visto troppi film e la fantasia ci ha fatto volare in alto

    RispondiElimina
  2. mi associo a zefirina e rilancio con un gran senso di tristezza, più che altro un senso di vuoto

    RispondiElimina
  3. @zefi: in effetti io davvero pensavo ancora alle slot con la leva e il tintinnio delle monetine. Adesso sembra un pinball stonato.

    RispondiElimina