domenica 27 febbraio 2011

Ripartire dai fondamentali

Premessa: questo post mi era rimasto lì, in elaborazione. Perché mi sembrava di ritornare a tritare la stessa ciccia stantia. Perché è chiaro che i fondamentali di cui scrivo sono sempre gli stessi fondamentali, dimenticati e direi volutamente calpestati. Mi son convinta al rispolvero dopo aver sentito l'accorata protesta di mia madre al telefono (dopo 38 anni in segnamento nella scuola pubblica) e aver letto altre indignazioni pari alla sua. Della serie, mai assuefarsi. Mai.

Che sia chiaro a tutti, anche ai più ottenebrati, che il PdC abbia un disperato bisogno di tornare nelle grazie dell'elettorato cattolico mi pare fuor di discussione. Così ci stanno le bordate contro i matrimoni gay, le adozioni ai single, le libere scelte in tema di trattamenti sanitari e di fine vita. Ci stanno, anche se non mi sembrano esattamente ai primissimi posti dell'agenda di governo di questi tempi. Posto che una agenda di governo poi esista.
Ci sarebbe stata anche l'ennesima promessa di sgravio o di finanziamento alle scuola cattoliche, a ben vedere. Tanto la platea era quella giusta. Invece no. Il PdC ha scelto altri toni e, del tutto dimentico del suo ruolo e degli impegni che istituzionalmente si sarebbe assunto con quel giuramento che fece quando si insediò, si è addirittura scagliato contro la scuola pubblica. Contro la scuola di Stato. Contro quella scuola costituzionalmente garantita. Colpevole, a suo dire, di inculcare principi contrari a quelli dei genitori. Dimentico del tutto che la scuola deve, semmai, educare all'autonomia di pensiero, non alla sua ereditarietà.
Dimentico che la differenza arricchisce. E dimentico, soprattutto, di un paio di articoli della Costituzione: i famosi fondamentali. Dai quali sarebbe bene ripartire.
Art. 33. - L'arte e la scienza sono libere e libero ne è l'insegnamento.
La Repubblica detta le norme generali sull'istruzione ed istituisce scuole statali per tutti gli ordini e gradi.
Enti e privati hanno il diritto di istituire scuole ed istituti di educazione, senza oneri per lo Stato.
La legge, nel fissare i diritti e gli obblighi delle scuole non statali che chiedono la parità, deve assicurare ad esse piena libertà e ai loro alunni un trattamento scolastico equipollente a quello degli alunni di scuole statali.
E' prescritto un esame di Stato per l'ammissione ai vari ordini e gradi di scuole o per la conclusione di essi e per l'abilitazione all'esercizio professionale. Le istituzioni di alta cultura, università ed accademie, hanno il diritto di darsi ordinamenti autonomi nei limiti stabiliti dalle leggi dello Stato.
Art. 34. La scuola è aperta a tutti. L'istruzione inferiore, impartita per almeno otto anni, è obbligatoria e gratuita. I capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi.

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