domenica 5 giugno 2011

Έτσι, δεν γνωρίζω / Scio nihil scire

ovvero, sempre a scanso di equivoci.L'ho sempre detto e lo ripeto. Io di fisica, di fisica nucleare ancor di più, non so nulla. Non capisco nulla per altro. Sarebbe più facile intavolare con me una discussione sul Barracuda del Mediterraneo che una su atomi, isotopi, isobari, variazioni radiometriche e qualcunque altra cosa. Mi limiterei ad annuire con aria stupita stupida, guardando la lavagna nera del mio cervello.
Detto questo, dunque, ammetto con assoluto candore che il mio no convinto al nucleare, ovvero il mio sì convinto al referendum, nasce dai miei dubbi e non dalle mie certezze. Certezze non ne ho. Domande, invece, tante. Partendo da quelle semplici semplici sul dove si mettono le scorie (no, professoressa Hack, lanciarle nello spazio non mi sembra, a pelle, una grande idea), a quelle un po' più complesse sul dove si intendono realizzare le centrali, passando per altri quesiti forse non così peregrini sulle sicurezze che abbiamo che malavita e malaffare non vogliano metterci le mani sopra (i rifiuti di Napoli e l'Expo di Milano mi sembrano due esempi abbastanza concreti e abbastanza vicini nel tempo). Che poi, a pensarci bene, quell'anima candida del rappresentante dei gggiovani del Pdl che ha parlato l'altra sera da Santoro l'ha evocata per primo, ce l'abbiamo già una paginona della nostra storia che spiega cosa succede quando negligenze e incuria ci si metton di mezzo: do you remember V-a-j-o.n-t? [Quindi, animuccia candida del Pdl, prima di citare il Vajont come esempio di pericolosità dell'idroelettrico, informati. Altrimenti ci rimedi solo la pessima figura di intellettualmente disonesto]
Perché rischiare con qualcosa di cui nessuno riesce a valutare ex ante la portata? E poi i costi, i tempi, i benefici reali. Tante domande e poche risposte convincenti o comunque comprensibili per me.
E in questa nebbia del dubbio, un'unica luce mi guida e di nuovo guida la mia mano verso il sì sulla scheda referendaria: la fiducia nella ricerca. Efficienza, risparmio, nuove fonti e nuovi modelli per il settore energetico. Il tutto, perché no?, anche accompagnato da una nuova etica del vivere. Perché non guidare in questa direzione i nostri prossimi dieci anni? Sempre meglio che spenderli lottando contro i not in my backyard, contro le cosche, contro gli interessi politici e contro quelli economici. Per lo meno, imho.

7 commenti:

  1. Io, forse, qualcosa di scientifico potrei aggiungerla. Ma la lista delle scemenze di Battaglia sarebbe troppo lunga. Il Vajont. Appunto, incuria e cupidigia dell'uomo. Eppoi permettimi un pensiero poco simpatico: sono morte quasi duemila persone. Una catastrofe, ma finita lì, non con uno strascico di millenni. Questa è la vera differenza. Però una scemenza che sento troppo spesso vorrei confutarla. Si dice: tanto a 250 KM da qui le centrali ci sono. Le radiazioni(solo quelle) diminuiscono d'intensità con il quadrato della distanza e quindi 250 KM sono un abisso, credimi.
    Buona isobara, Miti.

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  2. Uhm.. buona isobara non vuol dire buon pranzo, vero?
    Sto cercando di ipotizzare un calcolo da 4 a 16 a 256 km. mi mancherebbero le percentuali di diminuzione, ma poi mi resta tutto oscuro comunque :)
    Vero, la catastrofe del Vajont si è chiusa su quei duemila morti. Che però pesano come macigni sulle nostre coscienze e sulla nostra storia. Evidentemente non tutti ne sentono il peso allo stesso modo, no?
    Buona domenica, Guido

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  3. GRRRRR su Face non me lo prende. Te lo lascio qui.

    Io so solo una cosa: nel 1987 sulla scia del sentimento di riprovazione popolare relativo alla vicenda giudiziaria di Enzo Tortora fu indetto un referendum inerente la responsabilità dei magistrati, rispetto al quale la volontà popolare fu inequivocabile per l'abolizione di certi privilegi e di certe immunità dei giudici riguardo agli errori commessi nell'esercizio della propria professione. All'indomani del referendum fu emanata la Legge Vassalli che sancì la truffa legislativa nei confronti del voto democratico e diretto da parte dei cittadini.
    Oggi, per accondiscendere ai sentimenti di sgomento sucitati dalle vicende del Giappone si blocca il cammino dell'Italia verso il nucleare. Se in passato ci hanno fottuto nonostante un referendum, quanto ci metteranno a fotterci oggi ove il quesito sul nucleare non passasse al vaglio del voto referendario? Non che cambi il risultato eh..tanto noi fottuti saremo sempre e comunque, ma si sa, è buona regola, quando si intrattengono rapporti con gli sconosciuti, quella di usare delle precauzioni.

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  4. Ciao Sandali al Sole, ha ragione Redazione-blog, quando scrive che noi ad un referendum partecipammo già, ma le nostre opinioni furono ignorate, cancellate.
    Vediamo stavolta!
    Un abbraccio,
    Lara

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  5. Le "decisioni" di un referendum durano per legge cinque anni, proprio per non "impiccare" la Repubblica a queste. Ci piaccia o meno. Non fraintendetemi: io vado a votare, eccome!

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  6. ......mi pare che anche il vajont sia stata una tragedia annunciata....figlia del pressapochismo italiano dove, dopo una tragedia, le responsabilita' sono di talmente tanta gente che alla fine non sono mai di nessuno.......per anni ci hanno portato il giappone ad esempio per la sicurezza a prova di terremoti, gia'......peccato che invece la societa' che ha costruito le centrali in giappone si sia dimostrata non all'altezza di quella tanto decantata sicurezza.......e qui' in italia come pensate che andrebbe? Il problema è che ci siamo gia' impegnati con la francia, la quale ha comprato parte del nostro debito........poi mi devono dire dove prendiamo l'uranio che non abbiamo e che comunque è anche lui in esaurimento......mi devono dire dove mettiamo quelle scorie che ancora abbiamo dal vecchio nucleare italiano.....mi devono dire perchè hanno cercato di bloccare i finanziamenti al fotovoltaico......troppe cose mi devono dire, ma a domanda precisa non corrisponde mai una risposta altrettanto precisa......Ciao, sandali al sole, ti leggo sempre con grande piacere, mg

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  7. In questa estenuante attesa del voto referendario, con la messa in campo, da parte governativa, di tutti gli strumenti possibili ed immaginabili per allontanare/evitare lo stesso, man mano, a mio modo di vedere, è inaspettatamente cresciuta l'attenzione per i 2 quesiti che riguardano l'acqua, o meglio la sua distribuzione sul territorio. E' chiaro che il quesito sul nucleare farà da traino per il quorum, anche per via della recente tragedia accaduta in Giappone, ma è stato per me interessante osservare, in tempi di crisi, quanto il cittadino medio, e quindi mediamente addormentato, si sia via via preoccupato del fatto che il tema del come gli arrivi in casa la sua indispensabile quota di risorsa idrica sia di certo un tema degno di una passeggiata al seggio elettorale a cui è stato chiamato per esprimere il suo diritto/dovere al voto. Ieri sera, in proposito, ho assistito alla prima parte dell'ultima puntata di Annozero, trasmissione che, con i suoi limiti, ha consentito ancora una volta di vedere di fronte gli opposti schieramenti. Da un lato Di Pietro e Bersani, che invitavano i cittadini ad esprimersi, dall'altro Castelli e Brunetta, che non si capiva bene cosa farfugliassero in proposito. Non so che ascolti abbia fatto, ma chiunque abbia assistito alla trasmissione non può non aver notato quanto il tempo stia incidendo sulla faccia di Brunetta, veramente triste. Ciao MT!

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