mercoledì 23 gennaio 2013

Ragazzo solo dove vai, perché tanto dolore

Da perfetta cialtrona quale sono, odio la cialtroneria altrui. E mi innervosisco.
Quindi lo scrivo qui, bello chiaro: NO, quella cosa orrenda che è la versione in italiano di Space Oddity, riscritta da Mogol e ricantata sempre dal Duca, non è stata fatta apposta per il film di Bernardo Bertolucci.
Mogol lo scempio lo aveva già fatto, nel 1969. E lo so bene. Perché io e mio fratello ci siam fatti matte risate con quella storia degli occhi bianchi nella notte, fanali bianchi nella notte. Ed eravamo piccoli. Cioè sufficientemente adolescenti da capire l'abissale differenza tra Major Tom e quello che ha perduto certamente un grande amore.
Tant'è.
Nel film ci stava bene, però. Cioè, la scena dei due fratelli che ballano in quella cantina è forse quella che mi ha fatto venire un po' di groppo in gola, visto che io son di quelle che si commuovono al cinema.
Per il resto, Io e Te di Bertolucci non è esattamente un capolavoro. Non male, scorre via. Ma scorre, ecco. Non scava dentro come forse avrebbe potuto.
Devo dire che il non indimenticabile film nasce da un altrettanto non indimenticabile libro. Perché è vero che io non ho una passione per Ammaniti, ma il suo libro lo ho classificato nei bruttini-anziché-no. Per essere generosa. 

Io e Te

3 commenti:

  1. sì, ma chi è il cialtrone? fuori il nome!

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  2. qualche pseudo-sito di pseudo-commentazia cinematografica. Se mancano i fondamentali, è inutile che si cimentino. E lo dico da cialtrona D.O.C.

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  3. La penso esattamente come te, film carino ma niente di, tratto forse dal libro di Ammaniti meno Ammanittiano di sempre.

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