venerdì 19 luglio 2013

E So SoddisfaZZZioni

Alla fine, senza cadere nel semplicismo alla Delerm, la felicità è fatta di piccole cose.
Cioè, non è che uno deve andare a Houston tutte le settimane o vedersi un concerto di Lenny Kravitz ogni quindici giorni per stabilire che alla fine non è stata nemmeno troppo orribile, questa settimana.
A rendermela più che sopportabile sono stati due esami brillantemente passati dalle due universitarie di casa (che dopo tre settimane di isterismi alla non-ce-la-posso-fare è comunque una gran cosa), un piacevolissimo aperitivo con colleghi e concorrenti (di quelli in cui si spettegola a ruota libera e sai che c'è soddisfazione anche in questo) e un film "positivizzante" al cineforum, il penultimo prima della ripresa autunnale.



Il film è Il Figlio dell'altra, di Lorraine Lévy, e rivisita, in una chiave storico-politica particolare, la classica storia dello scambio in culla.
Sintesi estrema: cosa succederebbe se in una notte di combattimento, in un ospedale venissero scambiate due incubatrici, così che, cessato l'allarme, a una mamma israeliana venisse consegnato il bambino partorito da una donna palestinese, lasciando a quest'ultima un piccolo ebreo?
Lo scambio viene scoperto quando i due ragazzi stanno per compiere 18 anni e il giovane Joseph si presenta alla visita militare obbligatoria. Un gruppo sanguigno incompatibile è il fattore scatenante che porta alla sconvolgente scoperta: Joseph è Yacine e Yacine è Joseph.
Il tema è tutt'altro che leggero e l'assurdità della situazione arriva al paradosso, soprattutto tra persone da sempre abituate a considerarsi nemiche.
E mentre le madri giganteggiano (va bene, il film è di mano femminile), tutti i protagonisti maschili si dibattono nel mare di incertezza e di privazione di identità nel quale sono piombati d'un tratto.
Ora, lo so perfettamente che il film è buonista e il finale aperto non è che lo spiraglio su una purtroppo irrealistica speranza, però è un film che fa anche bene.
Intense e commoventi le due madri. Belli i due ragazzi. Combattuti i padri.


7 commenti:

  1. Sul film la penso esattamente come te. Buonista finché si vuole, ma delicato e positivo. E strepitose le madri, concordo.

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  2. devo vederlo questo film...mi piacciono le storie che alla fine si risolvono..se poi è pure delicato come afferma Poison allora è proprio il film giusto per me ^__^

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  3. Voglio solo storie buoni set: la realtà è di per sé tanto brutta, specialmente in quella parte del mondo! (Ody)

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    1. a volte ci vuole qualcosa di conciliante. E questo film lo è.

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  4. È l'incubo di tutte le madri che partoriscono. È l'angoscia che viene subito dopo aver controllato che il numero delle dita dei piedi e delle mani sia giusto! XD
    Mi segno il film, e congratulazioni alle due universitarie. Da ex universitaria, ho ancora i brividi addosso al pensiero dello stress mentale cui ero sottoposta.

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