giovedì 5 gennaio 2012

Il caffè della moca

In Romagna per un paio di giorni e per non piacevolissime incombenze, l'ultima cosa che abbiamo voglia, tempo e in fondo anche risorse (credo non ci sia rimasto nemmeno il sale, figuriamoci l'olio o l'aglio per la più classica delle spaghettate estemporanee) di fare è cucinare. Così vai di trattoria. Che tanto qui ce ne sono ancora. E comunque questa è quella di sempre. Quella dove la carta non c'è. Te lo dicono loro quel che va oltre il menù tradizionale. Cioè la tagliatella o il cappelletto. Lei rigorosamente al ragù. Lui rigorosamente in brodo. E la forma, se proprio la vuoi, te la mettono loro di là in cucina. E il vino sfuso si conteggia con quel che ne lasci nella bottiglia. Tanto per capire. Comunque nessuno di noi ha voglia di andare oltre, così vai di tagliatella, che è gialla d'uova che fa festa a guardarla. Poi chiedi il caffè. Macchiato per me. Un po' lungo per lui. "Ma va che è quello della moca. Perciò te lo verso alto nella tazza, che va bene lo stesso". E mica vorrai discutere, no?

5 commenti:

  1. L'indirizzo, di codesta meraviglia? Che i posti così vanno preservati.

    RispondiElimina
  2. Giovanni Angelo Jonvalli: è un risto-trattoria a Santarcangelo di Romagna. Raccomandato.

    RispondiElimina
  3. Euridice, mangiato tagliatella senza senso di colpa. Non so se mi spiego :))))

    RispondiElimina
  4. è più buono quello della moka. sa di casa. come la trattoria, del resto... :) (P.S. io preferisco sempre quello della moka piuttosto che quello del bar :))

    RispondiElimina