giovedì 14 agosto 2014

Cripstak non abita più qui [..e nemmeno Petrectek]

Decidere di trascorrere le vacanze in Polonia, lo so, può sembrare strano. Soprattutto se queste sono le uniche settimane nell'anno in cui si può staccare un po' dai ritmi del quotidiano.
E probabilmente ancor più strana può sembrare l'idea di fermarsi una settimana intera a Cracovia.
Però, cercando informazioni mesi fa, ci siamo resi conto che c'è tanto da fare e vedere non solo in città, ma anche nei dintorni, cosicché abbiamo optato per un prolungamento del soggiorno.



Che dire? Cracovia è un piccolo gioiello, soprattutto in tutta la zona vecchia e centrale. Una festa, non solo per quella piazza e quella cattedrale che da sole valgono il viaggio, ma per le persone, il via vai, i rumori, i profumi, la musica.
Brulica Cracovia e davvero sembra non dormire mai.
Si gira a piedi, basta aver voglia di camminare un po', e si passa dal parco alla Vistola, dal fiume al Castello, dalla rocca al quartiere ebraico, così, quasi senza accorgersene.



E' una città tutto sommato facile: facile girare, facile mangiare, facile visitare. Il difficile è la lingua, va da sé, troppo piena di consonanti, propinate a mazzi come se non ci fosse un domani. Ma l'inglese qui è conosciuto. Altrimenti ci si intende a gesti, come nella notte dei tempi.



Lo street food qui è fatto di stinchi e spiedini, ma anche degli immancabili Pierogi, ravioli nel cui ripieno può esserci qualunque cosa: carne e spezie, spinaci, formaggio e patate, funghi, ma anche lamponi, cioccolato, fragole, pesche.



Il Castello, oltre alla più classica delle caverne dei draghi, conserva anche la Dama con l'Ermellino di Leonardo.
Un po' di coda per i biglietti, ma poi la visita è quasi privata. Quando siamo arrivati noi, di fatto eravamo gli unici visitatori nella stanza, senza alcun affanno sul tempo a disposizione.



E poi c'è la storia. Come si fa a venire qui e non andare a visitare la fabbrica di Oskar Schinder e i campi di Auschwitz e Birkenau?
Ci siamo andati anche noi e mi spiace essere scontata, ma non riesco a definire altro che "dolorosa ma doverosa" questa esperienza. Doverosa perché ritengo importante l'omaggio alle vittime di quell'orrore. Sul dolorosa credo non servano spiegazioni.



Ci sarebbe qualcosa da eccepire su alcuni connazionali che - nonostante il reiterato invito da parte delle guide a un comportamento rispettoso - passeggiavano tra le baracche trangugiando i loro tramezzini e lamentandosi del fatto che il giro, oltre che lungo, comprendesse anche una tappa alle latrine. Ma mi taccio per carità di patria. Ecco.


[e comunque continuo a domandarmi come possa un popolo che ha vissuto quell'orrore non comprendere l'enormità di ciò che sta facendo a Gaza]

4 commenti:

  1. Continuo a farmi la tua stessa domanda.
    E prima o poi dovrò decidermi a programmare un giro da quelle parti.

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  2. Cracovia bellissima e a misura, confermo. Una città di aperture etniche e tolleranze quando erano concetti lontani e ignoti ai più

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  3. Non ci sono ancora stata, ai racconti degli amici polacchi e dei tanti che l'hanno visitata ora si aggiunge la tua conferma... perciò: a presto vederci, Cracovia! :-) Fajrsemprealvolo

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  4. Bellissima Cracovia, struggente terribile il campo di sterminio di Auschwitz Birkenau, ma da vedere davvero.

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